Tutti i paesi con coste sul Mar Baltico, ad eccezione della Russia, sono ora parte dell'alleanza di difesa occidentale
A seguito della firma, apportata qualche giorno fa dal presidente ungherese, Tamás Sulyok, sulla legge che ratifica l'ingresso della Svezia nella Nato, oggi Stoccolma è effettivamente entrata nell’Alleanza.
Il ministro degli esteri lettone, Krišjānis Kariņš, ha subito salutato l’evento come una vittoria strategica della Nato a scapito di Mosca:
“L’alleanza di difesa occidentale ha quasi circondato l’intero Mar Baltico, una significativa rotta di commercio di petrolio per la Russia e sede di una delle sue flotte. “Il Mar Baltico diventa un lago Nato”, ha affermato Kariņš, citato dal Financial Times.
L’ex primo ministro svedese Carl Bildt ha aggiunto che il suo paese unendosi all’Alleanza “aumenta in modo sostanziale il botto per la difesa e la deterrenza nel nord Europa… Per molti anni siamo stati divisi. Ora, dobbiamo pensare in termini più unificati”, ha aggiunto Bildt.
L’espansione della Nato ha destabilizzato il vecchio continente
Ora il confine tra Nato e Russia si allarga di altri 1340 chilometri. Si realizza dunque l’ennesimo spostamento ad est delle pedine alleate che, invocando garanzie di sicurezza per l’Europa, di fatto creano le condizioni necessarie e sufficienti affinché le minacce all’Europa si amplifichino.
In tempi non sospetti, quando ebbe inizio l’avvio dell’ampliamento dell’Alleanza, fu proprio il celebre ex diplomatico ed ambasciatore statunitense George Kennan, a dichiarare che la mossa avrebbe avvicinato gli Stai Uniti ad una guerra con la Russia.
È il paradosso espresso nel celebre dilemma della sicurezza che John Herz aveva esposto in un articolo del 1950:
“Gli Stati, temendosi a vicenda, cercano di accrescere il proprio potere. Nel far ciò, rendono insicuri gli altri Stati, i quali reagiscono impiegando la stessa strategia offensiva. Accade così che uno Stato, nel tentativo di dissuadere i governi da eventuali attacchi, materializzi quegli stessi pericoli da cui vorrebbe preservarsi”.
L’espansione della Nato e delle infrastrutture militari statunitensi ai confini russi, nell’illusoria ambizione di ampliare la sicurezza degli Stati membri di fatto amplificano la minaccia di un conflitto, è data dall’insicurezza percepita dallo Stato confinante. Un processo che, di fatto, è un’aperta violazione del principio di “sicurezza indivisibile”, stabilita dalla “Carta della Nuova Europa”, firmata a Parigi nel 1990, secondo cui la sicurezza di ogni Stato partecipante è inseparabilmente legata a quella di tutti gli altri.
“Ci impegniamo pertanto a cooperare per rafforzare la fiducia e la sicurezza tra di noi e per promuovere il controllo degli armamenti e il disarmo”, afferma il documento.
È stato proprio l’allargamento della Nato ad est ad aver dato origine alla guerra in Ucraina, come ammesso dallo stesso segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltemberg: “(Putin, ndr) voleva che rimuovessimo le infrastrutture militari in tutti i Paesi entrati dal 1997, il che voleva dire che avremmo dovuto rimuovere la Nato dall’Europa Centrale e Orientale, introducendo una membership di seconda classe. Lo abbiamo rifiutato e lui è andato alla guerra, per evitare di avere confini più vicini alla Nato”, aveva affermato alla commissione affari esteri del Parlamento europeo.
Nordic Response
Nel frattempo, Stoccolma sta già prendendo parte alle esercitazioni Nordic Response 2024, avviate lunedì, a cui partecipano oltre 20.000 soldati provenienti da 13 nazioni, di cui oltre 4.000 finlandesi. Attraverso le manovre si simulerà un grande attacco da est e fino al 15 marzo vi saranno impegnate anche le forze di Belgio, Gran Bretagna, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Spagna, e Stati Uniti.
La questione di Kaliningrad
L’exclave russa di Kaliningrad, incagliata tra Polonia e Lituania, ospita la flotta baltica russa e i missili balistici Iskander con capacità nucleari. In caso di conflitto, l'Estonia, la Lettonia e la Lituania fino ad ora si sarebbero affidate quasi esclusivamente alla messa di rinforzi e forniture attraverso il Gap di Suwaki, una striscia stretta e vulnerabile di 100 km che separa i Paesi Baltici dalla Polonia. Unendo la NATO, la Svezia offre nuove possibilità attraverso il mare, poiché Gotland si trova a meno di 200 km dalla costa lettone.
“Se la Russia osa sfidare la NATO, allora Kaliningrad “verrà neutralizzata”, ha affermato qualche giorno fa l’ambasciatore lituano in Svezia ed ex ministro degli Esteri Linas Linkevičius, aggiungendo che le passate dichiarazioni della Russia secondo cui è circondata dalla NATO “stanno ora diventando realtà”.
La reazione di Mosca
La risposta russa al nuovo assetto militare ai suoi confini non si è fatta attendere. Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato l’intenzione di riorganizzare le forze militari e di rafforzamento della Russia nella regione per “neutralizzare le minacce”.
Già qualche giorno fa un decreto del leader del Cremlino ha scisso la divisione del distretto militare occidentale russo assegnandola alle regioni di Leningrado e Mosca. Il distretto di Leningrado, di fatto, sarà proprio responsabile della direzione scandinava, dove, oltre alla Norvegia e alle “estensioni baltiche”.
La divisione in sé, ovviamente, non si limita ad una semplice formalità burocratica. Per due distretti, è richiesto anche un altro insieme di unità distrettuali, tra cui aviazione, missilistica, difesa aerea, e quartier generali adeguatamente dotati di personale.
Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto la scorsa settimana che “tutti i lunghi decenni di buon vicinato sono andati in polvere” perché l’esercito americano “ha il diritto di fare quello che vogliono in Svezia – visitare qualsiasi sito e creare uno dei propri”. Il diplomatico ha chiarito che la risposta della Russia includerebbe “sistemi aggiuntivi che saranno appropriati alle minacce che potrebbero apparire sul territorio della Finlandia e della Svezia”, ha affermato.
Un nuovo capitolo per la crescente destabilizzazione europea è pronto ad incombere sul nostro futuro.
In foto: Jens Stoltenberg e Ulf Kristersson © Imagoeconomica
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