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Continuano le proteste. Parenti degli ostaggi fanno irruzione nella Knesset: “Non state facendo abbastanza”

Continuano i bombardamenti lungo la Striscia di Gaza. Questa mattina Israele ha bombardato la città di Khan Younis, nel sud dell’enclave, uccidendo almeno 40 palestinesi. Lo ha riferito l'agenzia di stampa palestinese "Wafa", secondo cui le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno colpito cinque centri di accoglienza che ospitavano quasi 30 mila sfollati.  Già dall’alba di oggi le l’Idf ha effettuato una serie di attacchi aerei e di artiglieria su diverse parti della Striscia di Gaza. Secondo "Wafa", gli aerei da guerra israeliani hanno bombardato il campo di Al Bereij, radendo al suolo diverse abitazioni e causando "numerosi feriti tra i civili". La stampa palestinese ha riferito anche di una serie di attacchi aerei sulle parti occidentali di Gaza. Gli intensi bombardamenti su Khan Yunis sarebbero “i più pesanti dall'inizio del conflitto". Intanto è salito a 25.295 il bilancio dei morti nella Striscia di Gaza dall'inizio del conflitto tra Israele e Hamas, lo scorso 7 ottobre. Lo ha annunciato oggi il ministero della Sanità dell’enclave palestinese. I feriti, invece, sono circa 63 mila.

Il direttore del reparto chirurgia dell'ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza, ha detto ad Al Jazeera che l'ospedale ha ricevuto nelle ultime 24 ore 50 corpi senza vita e oltre 100 feriti per gli attacchi messi a segno dall'esercito israeliano nella città. Molti dei feriti, ha aggiunto, sono in condizioni critiche a causa dei ritardi nel trasferimento in ospedale, e il reparto di terapia intensiva, composto da quattro posti, è al completo e non può accogliere altri pazienti. In precedenza, la Mezzaluna rossa palestinese aveva riferito su X che "le ambulanze non riescono a raggiungere i feriti a Khan Yunis" e che "le forze di occupazione israeliane stanno assediando il centro ambulanze della Mezzaluna rossa e prendendo di mira chiunque tenti di spostarsi nella zona".

Nel frattempo, si intensificano le proteste contro il governo israeliano che con l’assedio continua a compromettere le trattative per rilasciare gli ostaggi in mano a Hamas. Questa mattina i familiari degli ostaggi israeliani hanno fatto irruzione alla Knesset (il parlamento monocamerale di Israele) per invocare un'azione del governo più incisiva per liberarli. "Non ve ne starete seduti qui mentre i nostri figli muoiono", hanno urlato. Alcuni parenti dei circa 130 ostaggi rimasti prigionieri nella Striscia di Gaza stanno protestando contro il governo e chiedendo le dimissioni del primo ministro Benjamin Netanyahu, accusato di non aver fatto abbastanza per riportare a casa i prigionieri. Il gruppo dei manifestanti è stato poi allontanato dalla commissione che tuttavia ha sospeso i suoi lavori.


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"Ci lavoro 24 ore su 24 ma sia chiaro: rifiuto apertamente le condizioni di resa di quei mostri di Hamas”, ha detto Netanyahu affermando che non accetterà la proposta di Hamas di porre fine alla guerra. I commenti di Netanyahu arrivano nel contesto di quanto riferito dal Wall Street Journal secondo cui Stati Uniti, Egitto e Qatar vogliono che Israele si unisca a una nuova fase di colloqui con Hamas che inizierebbe con il rilascio degli ostaggi e porterebbe al ritiro delle forze israeliane da Gaza. Secondo il primo ministro, Hamas aveva chiesto la fine delle ostilità, il rilascio dei prigionieri palestinesi e il ritiro delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza. In cambio, si impegnerebbe a rilasciare gli ostaggi israeliani presi il 7 ottobre. "Se accettassimo questo, i nostri soldati sarebbero caduti per niente e non saremmo in grado di garantire la sicurezza dei nostri cittadini", ha continuato Netanyahu. Quest’ultimo ha detto di aver comunicato questi punti al presidente degli Stati Uniti Joe Biden durante il fine settimana e ha ribadito i commenti fatti la settimana scorsa, in merito al controllo di Israele su tutto il territorio a ovest della Giordania.

Forti critiche ad Israele continuano ad arrivare anche dalla comunità internazionale. Tra questi l’Alto Rappresentante per la Politica estera dell'Ue Josep Borrell il quale parlando con la stampa a Bruxelles a margine della riunione del Consiglio Affari esteri, ha dichiarato inammissibile il rifiuto da parte di Israele di accettare la soluzione dei due Stati. Se il governo israeliano non è d'accordo con la creazione di uno stato di Palestina come "soluzione complessiva" per la pace e la sicurezza allora deve spiegare quali sono le altre soluzioni che ha in mente, perché pace e sicurezza non potranno certo essere assicurate con i mezzi militari e con il modo in cui sono impiegati a Gaza, dove al contrario si sta "seminando odio per generazioni”, ha detto Borrell. All’incontro erano presenti anche i ministri degli Esteri di Israele, e quelli di Arabia Saudita, Egitto, Giordania, e Autorità Palestinese. "Per questo siamo qui - ha continuato l’Alto Rappresentante -. Dobbiamo discutere, anche se loro (gli israeliani, ndr) non sono d'accordo, anche se hanno in mente un'altra soluzione. Devono venire qui e discutere con noi. Quali altre soluzioni hanno in mente? Fare andar via tutti i palestinesi, ucciderli tutti? Ci sono già stati 25.000 morti a Gaza, di cui il 70% donne e bambini". "Certamente - ha continuato - quello che stanno facendo non è il modo migliore di cercare di distruggere Hamas, perché così stanno seminando odio per generazioni". "Noi sappiamo che cosa è Hamas, ciò che ha fatto, e certamente lo condanniamo. Ma la pace è la stabilità - ha sottolineato Borrell - non possono essere costruite solo con mezzi militari, e certo non con questo particolare modo di usare i mezzi militari. Lo dico - ha concluso - con pieno rispetto per le vittime degli attacchi terroristici di Hamas".

"Se tutto il mondo afferma che l'unica strada è la soluzione a due Stati e il governo israeliano dice no alla soluzione a due Stati, sta sfidando l'intera comunità internazionale e credo sia il momento che il mondo prenda posizione dalla parte della pace, dalla parte del diritto della regione perché questa viva in pace, dignità e sicurezza, e adotti misure contro la parte che sta negando al popolo della regione il diritto di vivere in pace e in sicurezza": ha detto alla stampa il ministro degli Esteri della Giordania, Ayman Safadi, al suo arrivo a Bruxelles per partecipare al Consiglio Affari esteri dell'Ue. Safadi ha descritto l'Ue come "uno stretto partner della regione, che ha un enorme ruolo da svolgere", sottolineando la necessità di "muoverci insieme per far avanzare la soluzione dei due Stati". "Ci aspettiamo dai nostri colleghi europei una posizione forte a favore della pace, del diritto internazionale, della giustizia, una richiesta di cessate il fuoco, che consenta l'ingresso di aiuti umanitari sufficienti a Gaza, e che lavorino con noi su un piano che porti alla pace che tutti nella regione meritano - ha aggiunto Sayedi - e l'unica strada per la pace è l'attuazione del diritto palestinese alla libertà e a uno Stato. Uno Stato palestinese che possa vivere in pace e in sicurezza con Israele". "Israele non può avere sicurezza fino a quando verranno negati i diritti dei palestinesi. Vogliamo sicurezza per tutti, il cammino è chiaro", ha concluso.

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