Arrestato alto ufficiale ucraino che ha coordinato le azioni di sabotaggio, ma restano le ombre sulla regia statunitense dell’operazione
L’atto finale della rottura permanente delle relazioni tra Russia ed Europa, concretizzata negli attacchi diretti contro i gasdotti North Stream 1 e 2, ha finalmente ha finalmente trovato degli esecutori materiali.
Un’inchiesta del Washington Post ha rivelato che, secondo funzionari ucraini ed europei, un alto ufficiale militare di Kiev, con profondi legami con i servizi di intelligence del Paese, ha svolto un ruolo centrale nell’azione.
Si chiama Roman Chervinsky ed è un colonnello decorato di 48 anni che ha prestato servizio nelle forze per le operazioni speciali dell'Ucraina. È lui il coordinatore dell'operazione “Nord Stream”, assieme ad un gruppo di 6 persone, portata a termine utilizzando una barca a vela sotto falsa identità e adoperando attrezzature per immersioni subacquee al fine di piazzare cariche esplosive sui gasdotti.
“Chervinsky non ha agito da solo, secondo fonti che conoscono il suo ruolo: l'ufficiale ha preso ordini da alti funzionari ucraini, che alla fine hanno riferito al generale Valery Zaluzhny, l'ufficiale militare di grado più alto dell'Ucraina”, afferma la pubblicazione, citando persone che avevano familiarità con come è stata eseguita l'operazione.
Il colonnello è ora detenuto in un carcere di Kiev con l'accusa di aver abusato del suo potere derivante da un complotto per attirare un pilota russo a disertare in Ucraina nel luglio 2022. Le autorità sostengono che Chervinsky, arrestato ad aprile, abbia agito senza permesso e che l'operazione ha rivelato le coordinate di un aeroporto ucraino, provocando un attacco missilistico russo che ha ucciso un soldato e ferito altri 17.
Di questo sabotaggio Kiev e Mosca si sono sempre accusate a vicenda, ma negli ultimi mesi i media americani hanno fatto filtrare sempre più i sospetti di una responsabilità degli ucraini. Difficile per altro pensare che i servizi segreti occidentali fossero del tutto ignari delle operazioni o che non fossero coinvolti.
In precedenza un’altra inchiesta del Washington Post aveva rivelato come, tre mesi prima che i sabotatori bombardassero il gasdotto, l’amministrazione Biden aveva appreso da uno stretto alleato che l’esercito ucraino aveva pianificato un attacco segreto alla rete sottomarina, utilizzando una piccola squadra di sommozzatori che riferivano direttamente al comandante in capo del gasdotto. I dettagli del piano erano stati raccolti da un servizio di intelligence europeo e condivisi con la CIA nel giugno 2022.
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Il 7 febbraio 2022, inoltre, nei pochi giorni che precedettero la guerra in Ucraina, il presidente degli Stati uniti, Joe Biden, in una conferenza stampa alla Casa Bianca, aveva sostenuto che poteva fermare il Nord Stream. “Se la Russia invade, non ci sarà più un Nord Stream 2, porremo fine a tutto ciò”, aveva assicurato al cancelliere tedesco Olaf Scholz.
In precedenza il giornalista premio Pulitzer Seymour Hersh aveva pubblicato un’inchiesta che concludeva come l’esplosione dei gasdotti era da attribuirsi ad una operazione tra la Casa Bianca e la Cia con la collaborazione della Norvegia. Nel rapporto scritto da Hersh sulla piattaforma Substack, si affermava che l’intera operazione era stata effettuata “sotto la copertura di un’esercitazione NATO “BALTOPS 22”, condotta proprio nella costa di mare tedesca vicino ai gasdotti.
Citando una fonte anonima a conoscenza dell’operazione, il giornalista affermava che i sommozzatori del Diving and Salvage Center della US Navy di Panama City, in Florida, avrebbero piazzato esplosivo plastico C4 lungo le tubature sottomarine, avviando la detonazione attraverso una boa sonar sganciata da un aereo. Secondo Hersh l’aereo che ha effettuato lo sgancio della boa era un P8 Poseidon della marina norvegese che ha sorvolato quell’area il 26 settembre in un “volo apparentemente di routine”.
Degno di nota il report della Rand Corporation, (uno dei più prestigiosi istituti di ricerca americani, finanziato anche dal Pentagono) che nel 2019 descriveva una strategia in grado di portare la Russia a un “punto critico”, obbligandola a spendere una quantità smisurata di risorse per difendersi dagli attacchi americani.
Il documento metteva in evidenza la necessità di un blocco delle esportazioni di petrolio e gas dalla Russia verso l’Europa, ivi incluso il blocco del gasdotto North Stream 2, nell’ ipotesi molto consistente che questo blocco potrebbe procurare il maggior danno economico alla Russia.
Le ripercussioni delle azioni di sabotaggio hanno infine colpito maggiormente l’intera Europa, ma in modo particolare la Germania, che aveva beneficiato dei bassi costi dell’energia per rendere competitive le sue esportazioni.
Secondo le stime della società di consulenza FGE, i prezzi elevati hanno fatto scendere la domanda di energia in Germania ai minimi da 50 anni, mentre il Paese si prepara ad un anno di recessione, con l’economia che si contrarrà dello 0,4% quest’anno. D’altro canto la Banca europea per la Ricostruzione prevede una crescita per la Russia dell’1,5% nel 2023.
A fine settembre, come riportato dal Bild, i rappresentanti dell'industria chimica tedesca avevano riferito a Scholz che la loro industria era già sull'orlo del collasso, con una produzione contratta del 16,5% rispetto all’anno precedente.
Del resto, la distruzione dei gasdotti ha certamente rafforzato la dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti.
Come osserva il Berliner Zeitung, "le aziende statunitensi hanno aumentato i profitti grazie all'allontanamento dell'economia tedesca dal gas e dal petrolio russo". Secondo il giornale, In precedenza il gas da fracking non aveva alcuna possibilità di competere con il gas da gasdotto proveniente dalla Russia in termini di prezzo, mentre ora la Germania ne è criticamente dipendente.
"La Germania paga prezzi significativamente più alti per il GNL dagli Stati Uniti rispetto a quelli che pagava per il gas russo", e quindi "c'è finalmente una base solida nella previsione dei ricavi", conclude la pubblicazione.
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