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Croce Rossa Internazionale: “Una minaccia di morte per i bambini, 40% delle bombe a grappolo già rilasciate sono inesplose”

E' stata una decisione molto difficile, ma necessaria. L'Ucraina è a corto di munizioni e ne ha bisogno.” Con queste parole, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nonostante l’imbarazzo di alcuni alleati come Francia e Germania, la contrarietà dell’Onu e gli appelli degli attivisti per i diritti civili, ha ufficializzato la scelta di inviare a Kiev le temute bombe a grappolo. Si tratta di armi nefaste e distruttive che, dopo essere state sganciate da aerei oppure elicotteri, prima di toccare il suolo vengono rilasciate da una sorta di involucro. Queste sub-munizioni o bombette possono coprire un'area di interesse la cui vastità dipende da fattori che vengono valutati in fase di lancio, circostanza che le rende ancora più pericolose rispetto all'esplosione della singola bomba, il cui raggio d’azione può essere molto più ristretto. Inoltre, anche se sono progettate per esplodere all’impatto con il suolo, molte di queste restano inesplose, diventando per questo motivo un ulteriore pericolo che si protrae nel tempo. Secondo il Comitato Internazionale della Croce Rossa - ha ricordato AGI - il 40% delle bombe a grappolo rilasciate in alcuni recenti conflitti non sono esplose, per questo motivo sono diventate una minaccia seria e concreta capace di mutilare e uccidere nei decenni a venire, soprattutto i bambini. L’Afghanistan rappresenta sicuramente un esempio lampante e tragico. Infatti, non si è ancora conclusa la bonifica delle bombe a grappolo russe che sono cadute, nonostante l'invasione sovietica sia terminata nel lontano 1989. Stessa storia per Iraq, Kosovo, Nagorno-Karabakh e nel Sud-est asiatico con Laos e Vietnam. Per questo motivo è stata realizzata nel 2008 la Convenzione sulle munizioni a grappolo che ne vieta l'uso, la produzione, il trasferimento e lo stoccaggio. I Paesi firmatari della convenzione sono 123, purtroppo, tra questi non sono presenti USA, Ucraina e Russia.


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Le reazioni
Mentre il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, tramite Twitter ha ringraziato gli Stati Uniti per il “tempestivo, ampio e più che necessario pacchetto di aiuti”, davanti alla decisione americana di inviare bombe a grappolo in Ucraina, gli alleati hanno reagito con dovuta cautela, evitando di criticare la scelta belligerante di Washington. Per il momento - ha reso noto Ansa - solo Parigi e Berlino hanno spiegato che non seguiranno la decisione di Biden, e lo hanno fatto ricordando la convenzione che hanno sottoscritto. Boris Pistorius, ministro della difesa tedesco, ha detto: “La Germania ha firmato la convenzione, per noi non è un'opzione”. Il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, sornione, ha ribadito: “L'Alleanza non ha una posizione sulle munizioni a grappolo, molti alleati hanno firmato la convenzione che le vieta, altri no. Sono i singoli alleati a decidere che armi inviare: la Russia usa le munizioni a grappolo per invadere l'Ucraina, Kiev per difendersi”. Human Rights Watch ha esortato gli Stati Uniti ad astenersi dall’inviare questo tipo di armi a Kiev; nel contempo, l’organizzazione che si occupa della difesa dei diritti umani, a differenza di Stoltenberg, ha chiesto alla Russia e all'Ucraina di “smettere immediatamente” di continuare a usarle. Purtroppo, il nefasto proponimento di zio Sam, al momento, sembra essere inviolabile a qualsivoglia forma di ripensamento. Infatti, il presidente americano ha dovuto aggirare una legge statunitense che proibisce la produzione, l'uso o il trasferimento di munizioni a grappolo con un tasso di fallimento superiore all'1%. Il portavoce del Pentagono, il generale Patrick Ryder, ha rassicurato: “Gli Stati Uniti selezioneranno attentamente le munizioni a grappolo” prima di inviarle a Kiev. Secondo Ryder, infatti, le bombe a grappolo inviate in Ucraina avranno un tasso di errore del 2,35% o inferiore, una circostanza che dovrebbe ridurre il numero di sub-munizioni che potrebbero restare inesplose.


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Ma, ad affiancare le rassicurazioni del generale Ryder, sono arrivate anche le parole del consigliere per la Sicurezza nazionale, Jake Sullivan, il quale ha riconosciuto i rischi per i civili rappresentati dall’impiego di questo tipo di arma. Tuttavia, Sullivan ne ha giustificato l’utilizzo dal momento che “anche i russi le usano e gli ucraini hanno dato garanzie scritte che minimizzeranno i pericoli per i civili”. Sempre dagli Stati Uniti, è arrivata anche la notizia che annuncia la distruzione di tutte le scorte americane di armi chimiche: un adempimento che arriva con qualche anno di ritardo, visto che l’impegno previsto dalla Convenzione sulle armi chimiche è entrato in vigore nel 1997. “Oggi - ha dichiarato con grande soddisfazione il presidente Biden - sono orgoglioso di annunciare che gli Stati Uniti hanno distrutto in modo sicuro l'ultima munizione presente in quella scorta, avvicinandoci di un passo a un mondo libero dagli orrori delle armi chimiche”. Nel frattempo, Ansa ha reso noto che la Casa Bianca sta prendendo in considerazione la possibilità di poter approvare l'impiego  del sistema missilistico tattico a lungo raggio Atacms, utile con la sua gittata di circa 300 km per colpire gli obiettivi russi che si trovano dietro le linee del fronte. L’Unione Europea, invece, sta valutando un'accelerazione che prevederebbe un accordo da 500 milioni di euro per rafforzare ulteriormente la produzione di missili e munizioni da inviare in Ucraina. Dulcis in fundo, tornando al segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che di dolce potrebbe avere ben poco, ha appena annunciato un piano che prevede l’impiego di 300mila soldati per la difesa dell’Alleanza. “Faremo altri grandi passi per rafforzare la nostra difesa e la deterrenza, con tre nuovi piani regionali di difesa, per contrastare le due maggiori minacce alla nostra Alleanza, la Russia e il terrorismo. Avremo - ha sottolineato Stoltenberg - un piano per il Nord, l'Atlantico e l'Artico, un piano per il Centro, che coprirà l'Europa Centrale e il Baltico, e un altro per il Mediterraneo e il Mar Nero. Per eseguire questi piani metteremo 300mila soldati in uno stato maggiore di prontezza, incluse sostanziose forze da combattimento aeree e navali”.

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