Liberati altri due quartieri a Bakhmut. Il capo della Wagner: a Kiev restano solo 2,64 chilometri quadrati di territorio
Si alza il livello delle accuse di Mosca nei confronti dei mandanti dell’incursione al Cremlino avvenuta la scorsa notte attraverso due droni d’attacco.
Secondo il portavoce del capo di Stato russo Dmitry Peskov dietro l'attacco ci sono gli Stati Uniti: "I tentativi di negarlo sia a Kiev che a Washington sono, ovviamente, assolutamente ridicoli. Sappiamo benissimo che le decisioni su tali azioni e tali attacchi terroristici non vengono prese a Kiev, ma a Washington. E Kiev sta già facendo quello che dicono lui di fare", ha affermato Peskov, precisando che Mosca sa che spesso gli obiettivi stessi non sono determinati da Kiev, ma dagli Stati Uniti che successivamente indicano all'esercito ucraino un oggetto da colpire, chiedendo che le forze armate completino il compito.
Secondo Peskov, i servizi segreti russi hanno ricevuto informazioni sulla partecipazione degli Stati Uniti all'attacco al Cremlino, ma non sono state ancora divulgate.
“Washington dovrebbe capire chiaramente che Mosca ne è consapevole e comprendere quanto sia pericolosa una tale partecipazione diretta al conflitto", ha aggiunto il portavoce presidenziale.
Parlando delle possibili risposte, Peskov non è entrato nei dettagli, osservando che potrebbero essere "molto diverse", ma ponderate ed in linea con gli interessi della Russia.
L'Ambasciatore russo all'Onu, Anatoly Antonov, nel merito non ha lasciato dubbi sulla gravità dell’azione.
"Cosa farebbero gli americani se un drone colpisse la Casa Bianca, il Campidoglio o il Pentagono? La risposta è ovvia per chiunque: la punizione sarebbe dura e inevitabile. La Russia risponderà a questo atto di terrorismo sconsiderato e arrogante. Risponderà quando lo riterrà necessario. Risponderà in base alle valutazioni della minaccia che Kiev ha creato per la leadership del nostro Paese", ha affermato, citato dalla TASS.
Il vicepresidente del consiglio di sicurezza russa Dmitri Medvedev ha invece evocato l’assassinio di Zelensky come risposta simmetrica all’attacco. “Dopo l’attacco terroristico di oggi, non ci sono altre opzioni se non l’eliminazione fisica di Zelensky. Non è nemmeno necessario firmare l’atto di resa incondizionata. Anche Hitler, come sapete, non l’ha firmato”, ha minacciato Medvedev su Telegram.
Il portavoce del capo di Stato russo, Dmitry Peskov © Imagoeconomica
Parlando del possibile impatto del bombardamento al Cremlino sulla celebrazione del Giorno della Vittoria il 9 maggio, Peskov ha osservato che non ci sarebbero stati cambiamenti. Ha spiegato che è in preparazione una "parata regolare" e parlerà il Presidente.
"Certo, tutto sarà rafforzato. E quindi tutto è già rafforzato nel contesto dei preparativi per la parata, e in generale la residenza presidenziale è sorvegliata. Per un'analisi approfondita i nostri specialisti, faranno il loro lavoro", ha precisato il portavoce presidenziale.
Nel mentre le autorità ucraine insistono sul fatto che non hanno nulla a che fare con quanto accaduto ed il consigliere del capo dell'ufficio di Zelensky, Mikhail Podolyak, ha definito l'attacco dei droni al Cremlino una messa in scena perpetrata da Mosca per giustificare il proseguo delle ostilità.
Documenti top secret del Pentagono: Kiev voleva attaccare Mosca il 24 febbraio
Nonostante le numerose smentite, non sono di poco conto gli indizi che porrebbero Kiev sul banco degli imputati. Dai documenti top secret del Pentagono recentemente trapelati era emerso che l’Ucraina aveva pianificato di colpire Mosca e Novorossiysk nell'anniversario dell'inizio di un'operazione militare speciale.
Kirill Budanov, il capo del dipartimento di intelligence militare del paese, (...) ha incaricato uno dei suoi ufficiali di "prepararsi a lanciare attacchi di massa il 24 febbraio (...) con tutto ciò che ha la direzione principale dell'intelligence", scriveva il Washington Post, citando un rapporto della US National Security Agency del 13 febbraio. Data in cui il Dipartimento di Stato aveva invitato gli americani a lasciare la Russia.
Secondo l’intelligence americana, era prevista anche un'azione a Novorossiysk, che sarebbe stata colpita dal mare usando il tritolo. Tuttavia, un rapporto della Cia del 22 febbraio comunicava che la direzione principale dell'intelligence ucraina aveva accettato, “su richiesta di Washington, di rinviare gli attacchi".
Chi sia intervenuto esattamente e come sia stato possibile convincere la leadership dell'intelligence militare ucraina non è specificato nei documenti.
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