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Il senatore Graham minaccia di abbattere aerei russi. L'ambasciatore Antonov: sarebbe dichiarazione di guerra contro la più grande potenza nucleare

Dagli abissi delle acque antistanti la Crimea, un drone americano rischia di innescare uno tsunami diplomatico dagli esiti potenzialmente catastrofici.
Dopo lo schianto dell'MQ-9 Reaper nel Mar Nero, avvenuto il 14 marzo, sono partite reciproche accuse tra Russia e stati Uniti sulle cause e le possibili conseguenze dell'incidente. Gli Stati Uniti affermano che un jet da combattimento russo si è scontrato con l'elica del drone, provocandone lo schianto, mentre la parte russa insiste sul fatto che l'aereo non ha colpito il mezzo e afferma che il drone si è schiantato dopo aver effettuato una brusca manovra.
Nel mentre, suonano inquietanti le minacce del senatore americano Lindsey Graham (della Carolina del Sud) che ha paventato la possibilità di abbattere aerei russi che si avvicinano agli apparati statunitensi nello spazio aereo internazionale. Dichiarazioni a cui ha fatto seguito un'immediata replica dell'ambasciatore russo negli Stati Uniti Anatoly Antonov che ha parlato di guerra mondiale nel caso si realizzi una tale eventualità:
"Per quanto riguarda il suddetto senatore, questo non è affatto il primo tentativo del famigerato legislatore di provocare una pericolosa escalation nelle relazioni USA-Russia. Un anno fa ha esortato i nostri cittadini a tentare di assassinare il presidente della Russia. Il senatore Graham crede davvero che uno scontro militare diretto con la Russia sia nell'interesse degli elettori che gli hanno affidato la vita e il sostentamento?" ha osservato l'ambasciatore russo.
"Un attacco deliberato a un aereo russo in uno spazio aereo neutrale non è solo un crimine ai sensi del diritto internazionale, ma un'aperta dichiarazione di guerra contro la più grande potenza nucleare. Un conflitto armato tra Russia e Stati Uniti sarebbe radicalmente diverso dalla guerra per procura. Gli americani stanno combattendo a distanza contro di noi in Ucraina", ha avvertito Antonov.
Alla conferenza stampa di ieri, il segretario alla Difesa Lloyd Austin e il generale Mark Milley hanno attribuito l'incidente al comportamento "aggressivo" della Russia nel Mar Nero. “Sappiamo che l'intercettazione era intenzionale. Sappiamo che il comportamento aggressivo era intenzionale", ha affermato Milley, precisando tuttavia ai giornalisti che gli Stati Uniti non erano sicuri che l'aereo russo intendesse scontrarsi con il drone.


pentagono da pixabay


Intanto un video dell'incidente rilasciato dal Pentagono poche ore fa mostrerebbe il caccia effettuare diverse intercettazioni azzardate nei confronti dell'UAV americano. Secondo la ricostruzione del Dipartimento della Difesa Usa fornita da Agi, il jet ha “deliberatamente” e “numerose volte” scaricato carburante sulla rotta del drone, finendo per danneggiare l’elica posteriore del velivolo. A quel punto gli Stati Uniti, pilotandolo in remoto, hanno deciso di abbatterlo, f†acendolo precipitare in acque internazionali.
Come riportato dal ministero della Difesa russo, martedì i sistemi di controllo dello spazio aereo russo hanno rilevato un veicolo aereo senza pilota americano MQ-9 che volava vicino alla penisola di Crimea. Il drone avrebbe volato con i suoi transponder spenti, violando un confine temporaneo stabilito per l'operazione militare speciale, comunicato a tutti gli utenti dello spazio aereo internazionale e pubblicato secondo gli standard internazionali.
Per il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, Washington non tiene conto del fatto che dopo l'inizio dell'operazione speciale in Ucraina, ci sono restrizioni sui voli nelle regioni costiere del Mar Nero e tali azioni statunitensi sembrano una provocazione volta ad aumentare le tensioni.
Uno scenario drammatico che pone al centro del mirino anche l’Italia: I droni MQ9 sono infatti ospitati a Sigonella e sono utilizzati per la sorveglianza strategica ad alta quota.
Con cadenza quasi quotidiana decollano dalla base per sorvegliare il Mar nero, raccogliendo dati di Intelligence, che possono essere utilizzati dall’esercito di Kiev per colpire obiettivi anche all’interno del territorio russo. A questo proposito, lo scorso mese, funzionari ucraini hanno dichiarato al Washington Post (WP) che non effettuano quasi mai attacchi missilistici senza coordinate dettagliate fornite dal personale militare statunitense di stanza in Europa. Il quotidiano citava tre alti funzionari ucraini anonimi e un alto funzionario statunitense che sosteneva come Washington stesse fornendo assistenza a Kiev al fine di “garantire la precisione e conservare scorte limitate di munizioni".
Il nostro paese potrebbe dunque essere anche direttamente corresponsabile all’esecuzione di un attacco contro la Russia, potenzialmente in grado di scatenare una risposta con armi atomiche, stando a quanto riportato dalla dottrina nucleare di Mosca!
"Reaper", entrato nell'esercito a metà degli anni 2000, è uno dei droni da ricognizione e d'attacco più utilizzati. Con un costo che raggiunge i 56,5 milioni di dollari, questo UAV, può raggiungere velocità fino a 275 miglia all'ora e volare a un'altitudine di 50.000 piedi. È progettato per lunghe missioni, essendo in grado di volare fino a 34 ore, secondo il suo produttore, General Atomics Aeronautical Systems, Inc. con sede in California.
Sebbene il drone possa sganciare bombe e lanciare missili, la sua bassa velocità e la mancanza di armi difensive lo rendono relativamente facile da abbattere.
L'evento di più alto profilo in cui è stato utilizzato questo velivolo riguarda l’attacco all'aeroporto internazionale di Baghdad nel gennaio 2020, che ha portato all’uccisione del comandante di un'unità delle forze speciali del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche, Qasem Soleimani.

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