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La guerra in Ucraina non è ancora finita ma già qualcuno sta pensando di prendersi i 750 miliardi di dollari della ricostruzione e della privatizzazione del settore pubblico ucraino.
I due (veri) vincitori della guerra potrebbero essere i due colossi della finanza BlackRock (la più grande società di investimenti al mondo) e JP Morgan (la più grande banca al mondo con una capitalizzazione di mercato di oltre 420 miliardi di dollari).
Non a caso nei mesi scorsi Volodymyr Zelensky aveva annunciato un accordo con BlackRock per “creare opportunità per gli investitori sia pubblici che privati di partecipare alla ricostruzione e al ringiovanimento dell’economia di mercato in Ucraina, offrendo rendimenti equi e giusti agli investitori”.


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Più recente invece è la notizia di un memorandum di intesa tra JP Morgan e Kiev: la multinazionale aiuterà Zelensky a ricostruire e sviluppare un Paese al momento devastato dalla guerra.
BlackRock e JP Morgan, però, non sarebbero interessate solo ai 750 miliardi di dollari per la ricostruzione ma anche a mettere le mani sul ricco settore pubblico ucraino che appare destinato a essere privatizzato.
Come già successo al settore agricolo ucraino finito in buona parte nelle mani dei colossi Monsanto, Cargill e Du Pont, già da prima dell’inizio della guerra.


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I piani per la ricostruzione
A luglio, in occasione dell’Ukraine Recovery Conference 2022m, il primo ministro ucraino Denys Shmyhal aveva presentato una mappa della divisione del territorio da ricostruire tra i vari Paesi occidentali: l’Italia insieme alla Polonia si dovrebbe occupare di far rinascere il Donetsk, oggi in buona parte in mano alla Russia, Usa e Turchia di Kharkiv, il Regno Unito di Kiev, la Francia di Odessa, il Canada di Sumy, la Grecia di Mariupol, la Germania di Chernihiv e così via.
Il Fatto Quotidiano ai tempi aveva fatto notare come queste assegnazioni non sarebbero state casuali, con Kiev che “avrebbe riservato il meglio ai partner più generosi in termini di sostegno politico, di armi inviate e di aiuti erogati”.

Fonte: money.it

Foto © Imagoeconomica

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