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Rete Pace e Disarmo: “Finora il costo di armamenti è stato di 800 milioni, inaccettabile l’assenza di trasparenza sulle concessioni

Ad un anno e un giorno dall'invasione russa dell'Ucraina, crescono le preoccupazioni dell'opinione pubblica per il prolungarsi del conflitto. Il 68% degli italiani teme il rischio di un'escalation nucleare e di un pieno coinvolgimento dell'Europa in quello che si sta rivelando lo scenario geopolitico più inquietante degli ultimi 70 anni. Meno preoccupato si dichiara, invece, appena un quarto dei cittadini. È quanto emerge dal sondaggio realizzato dall'Istituto Demopolis. In un contesto di insofferenza economica dovuto alla pesante inflazione, l'opinione pubblica si divide sull'imminente, ulteriore invio a Kiev di armi da parte dell'Italia. Prevale la contrarietà: il 48% ritiene inopportuno l'invio di armi e sistemi missilistici di difesa a Kiev. Ad esserne a favore, invece, oggi è il 43% dei cittadini. Prescindendo dalle decisioni parlamentari, a dividersi trasversalmente sono anche gli elettorati di quasi tutti i partiti. Secondo l'analisi dell'Istituto Demopolis, ad approvare maggiormente la scelta del nuovo invio di armi è il 57% degli elettori di Azione e il 56% di chi sceglie il Pd. Favorevole si dichiara anche il 54% degli elettori di Fratelli d'Italia. Le perplessità crescono negli altri elettorati: convinto del nuovo invio di armi si dichiara il 40% di chi vota il partito di Berlusconi ed appena un quarto degli elettori della Lega di Salvini. Contrarietà assoluta a Sinistra e nel Movimento 5 Stelle. Netta, secondo la rilevazione, è la posizione degli italiani rispetto ad un eventuale coinvolgimento sul campo della Nato e, conseguentemente, del nostro Paese: appena 1 intervistato su 10 condivide l'opzione di un intervento con mezzi e truppe nella convinzione che serva a portare l'Ucraina ad una vittoria sulla Russia di Putin. L'86% ritiene che un intervento della Nato porterebbe al pieno coinvolgimento dell'Europa in una terza guerra mondiale. La maggioranza relativa degli italiani non condivide l'invio di armi, quasi 9 su 10 non accetterebbero un intervento diretto del nostro Paese in guerra.

Armi all’Ucraina, la denuncia di Rete Pace e Disarmo
Sempre restando in tema dei rifornimenti di armi all’Ucraina, Rete Pace e Disarmo denuncia l’impossibilità di quantificare e qualificare il contenuto dei pacchetti di armamenti inviati a Kiev dal governo Draghi, prima e dal governo Meloni, poi. “Non è facile capire quale sia stato il sostegno italiano militare all’Ucraina perché l’Italia è l’unico tra i paesi più grandi a non dare dettagli sull’invio dei sistemi d’armi”, ha detto all’Ansa Francesco Vignarca della Rete Pace e Disarmo, sottolineando che si tratta di una “mancanza di trasparenza”, utile anche “a continuare a inviare armi senza gli opportuni ragionamenti”. Ad oggi, ha spiegato, “non si può valutare l’impatto monetario” dell’invio di armi, proprio “per la mancanza di dettagli”. La stima dell’Istituto Kiel “parla di oltre 50 miliardi di dollari in aiuti da parte dell’Europa, di cui però solo 15-20 miliardi sono aiuti militari”. “Con l’Osservatorio Milex valutiamo non solo il valore di magazzino ma il costo - ha aggiunto - E, se fino alla fine dell’anno scorso si poteva valutare in 400 milioni di euro il costo per l’Italia dell’intera operazione, con le ultime dichiarazioni del ministro Tajani e Crosetto, si può ipotizzare che l’Italia al momento abbia sostenuto o debba sostenere un costo di 800 milioni di euro per l’invio degli armamenti in Ucraina”. “Un anno di guerra - continua ancora - dimostra come l’invio di armi non possa portare alla pace”. Vignarca ha dichiarato ancora che “ogni governo si muove in maniera autonoma, quindi ogni governo decide le proprie modalità. E quello che è stato deciso da Draghi, cioè di secretare il dettaglio dell’invio degli armamenti, è stato deciso anche dal governo Meloni. Questo, per me, non ha una motivazione militare o di cercare di celare alla Russia quello che mandiamo, ma per una motivazione prettamente interna”. E ha concluso: “Gli altri Paesi, soprattutto europei, sono molto più trasparenti. Questo fa ancora più risaltare la mancanza di trasparenza italiana, noi sappiamo quello che hanno mandato Francia, Germania e Stati Uniti. Mentre dobbiamo solo fare speculazioni o usare rumors per sapere quello che ha mandato l’Italia, questo è inaccettabile“.

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