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Il vice ministro degli Esteri russo: “Sbricioleremo” tutte le armi e i mezzi che i Paesi occidentali forniranno all’Ucraina. Mosca invia rinforzi a Kherson

Dopo giorni di indecisioni e pressing incessante da parte degli Stati Uniti, la Germania ha dato il via libera all’invio dei carri armati Leopard all’Ucraina, annunciando che Berlino è disposta ad autorizzare la Polonia a fornire i tank tedeschi tanto desiderati dalle forze armate di Kiev. A esporsi per l’ennesima volta non è stato il cancelliere Olaf Scholz, che sugli aiuti militari non si è voluto sbilanciare, ma la ministra degli Esteri Annalena Baerbock. Alla televisione francese Lci ha dichiarato che “se ci verrà posta la richiesta, allora non ci opporremo“: frase pronunciata poco dopo il vertice proprio tra il cancelliere Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron a Parigi. E’ chiaro che a Berlino c’è stato un tira e molla all’interno del governo tra chi era favorevole alla concessione dei tank e chi era più prudente. Ma le sollecitazioni d’oltreoceano sembrano aver avuto la meglio nelle trattative.
Intanto da Mosca è arrivata la risposta del vice ministro degli Esteri Serghei Ryabkov: le forze russe “sbricioleranno” tutte le armi e i mezzi militari che i Paesi occidentali forniranno all’Ucraina. “Gli avversari della Russia - ha affermato Ryabkov - continuano ad alzare la posta, ma, come abbiamo detto fermamente o fiduciosamente in numerose occasioni, gli obiettivi dell’operazione militare speciale saranno raggiunti”. Mentre dal ministro degli esteri, Serghej Lavrov, arriva un avvertimento al blocco occidentale: la guerra tra Russia e occidente, ha detto, “non è più ibrida” ma “quasi reale”.
Il pressing incessante di Washington ha portato a un primo risultato, proprio nelle 48 ore successive al vertice di Ramstein, dove sulla questione nella fornitura di carri armati ci sarebbe stato un duro scontro tra il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, e il più stretto consigliere di Scholz, Wolfgang Schmidt. A raccontare il retroscena è la Süddeutsche Zeitung in un articolo antecedente alle parole di Baerbock di domenica sera. Tutto nasce dalla presa di posizione di Berlino, rivelata dal Wall Street Journal giovedì scorso, quindi alla vigilia dell’incontro tra gli alleati occidentali nella base tedesca: Berlino, spiegava il quotidiano, non ha intenzione di autorizzare l’esportazione in Ucraina degli oltre 2mila Leopard di fabbricazione tedesca in dotazione alla Nato, fino a quando non saranno gli Stati Uniti a fornire i loro carri armati Abrams. “Gli alleati Nato della Germania hanno reagito con aperta incomprensione o rabbia malcelata alla decisione del cancelliere Scholz di non promettere di fornire all’Ucraina carri armati Leopard. Il tono nel governo degli Stati Uniti è stato particolarmente tagliente”, si legge nell’articolo della Süddeutsche Zeitung. Secondo il quotidiano bavarese, a Ramstein il segretario Austin avrebbe manifestato aperto disaccordo con il più stretto collaboratore di Scholz e l’incontro tra i funzionari sarebbe stato “teso”. Inoltre, sempre secondo il giornale, il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente degli Stati Uniti Jake Sullivan avrebbe criticato aspramente le azioni della Germania in una conversazione telefonica con il consigliere del cancelliere tedesco Jens Pletner.


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Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz © Imagoeconomica


Polemiche che, stando alle parole della ministra Baerbock che ha invece aperto all’invio dei Leopard tedeschi a Kiev da parte di Paesi terzi, in questo caso la Polonia, hanno avuto il loro effetto. “Per il momento la domanda non è stata posta” da Varsavia, tenuta a fare richiesta ufficiale a Berlino, ha comunque evidenziato Baerbock. “Sappiamo quanto siano importanti questi carri armati ed è per questo che ne stiamo discutendo ora con i nostri partner”, ha aggiunto. L’apertura di Berlino arriva dopo giorni di stallo sulla questione dei carri armati tanto richiesti dalle forze ucraine per ottenere un chiaro vantaggio offensivo sui russi. E giunge a conclusione di una giornata in cui, dopo aver promesso “tutto il sostegno necessario” a Kiev, da Parigi il cancelliere tedesco Scholz ha difeso la cautela sulla fornitura dei tank, sottolineando che “il modo in cui noi abbiamo agito in passato è stato sempre in stretto coordinamento con i nostri amici ed alleati, e continueremo ad agire in funzione della situazione concreta”. E anche il presidente francese vuole dare il proprio contributo in tema armi pesanti, “non escludendo” la fornitura di blindati Leclerc a Kiev: “Ho chiesto al ministro della Difesa di lavorarci su”, ma in ogni caso “è qualcosa che si valuta tutti insieme”, ha precisato.

Mosca invia rinforzi nella regione di Kherson
Nel frattempo, sul campo, la Russia sta inviando rinforzi nelle zone occupate della regione di Kherson. Lo ha riferito lo stato maggiore delle forze armate ucraine nel suo briefing mattutino. Lo riporta il Kiev Independent. Secondo lo stato maggiore, le truppe sono arrivate negli insediamenti di Vynohradove e Brylivka tra il 18 e il 21 gennaio. Di rinforzi russi ha parlato anche l'intelligence ucraina secondo la quale nonostante i piani annunciati per la mobilitazione parziale di 300.000 militari, la Federazione Russa ne avrebbe già arruolati 315.000. Vadym Skibitskyi, vice capo del Ministero degli affari interni e delle comunicazioni, ne ha parlato in un'intervista a Ukrinform, affermando che "secondo nostre stime, non sono stati arruolati 300 mila, ma 315 mila. Ora stanno portando avanti un'altra mobilitazione nei territori temporaneamente occupati delle regioni di Luhansk e Donetsk. Di questo passo, semplicemente non ci sarà alcuna popolazione maschile in grado di lavorare in quei territori". Skibitskyi ha aggiunto che la Russia non ha armi sufficienti per le unità che si stanno formando ora, non producendo tanto quanto stanno perdendo. "Mosca ha iniziato a prendere attrezzature e armi dai depositi, dagli arsenali, anche di 30 anni fa e che necessitano di riparazioni e manutenzione".
Intanto è di 459 morti e 914 feriti il bilancio aggiornato del numero di bambini vittime dei bombardamenti russi dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina il 24 febbraio scorso, secondo l'ufficio del procuratore generale di Kiev. La stessa fonte - citata dai media ucraini - parla di 13.961 bambini deportati illegalmente dalle forze russe, di cui solo 126 sono stati rimpatriati in Ucraina. Dall'inizio della guerra - sempre secondo la procura generale - sono state danneggiate 3.126 strutture educative nel paese, di cui 337 completamente distrutte.

Foto di copertina: it.depositphotos.com

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