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Pubblicato il rapporto dell’Agenzia: “Pericolo rilascio illimitato di materiali radioattivi”. Prosegue la carneficina ucraina nella controffensiva di Kherson

Dopo giorni di attesa e fibrillazione per l’esito della missione dell’AIEA alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, è finalmente stato pubblicato il rapporto finale delle ispezioni, avvenute sotto l’incalzare di bombardamenti giornalieri, che avrebbero potuto generare una catastrofe da un momento all’altro.
Il documento non utilizza mezzi termini: “È urgente adottare misure provvisorie per prevenire un incidente nucleare derivante da danni fisici causati da mezzi militari. Ciò può essere ottenuto con l'istituzione immediata di una zona di sicurezza nucleare e di protezione della sicurezza”.
L'agenzia delle Nazioni Unite ha dunque sollecitato che i bombardamenti sul sito e nelle sue vicinanze "dovrebbero essere immediatamente sospesi per evitare ulteriori danni all'impianto e alle strutture associate". Secondo il rapporto, i continui attacchi alle strutture sensibili della centrale potrebbero “danneggiare altri sistemi e apparecchiature critiche della stazione e portare a conseguenze più gravi, compreso il rilascio illimitato di materiali radioattivi nell'ambiente”.
Il recente bombardamento di Kiev a Energodar, secondo il capo dell'amministrazione locale Oleksandr Volga, ha portato alla fuoriuscita di olio combustibile nel canale per la fornitura di acqua della centrale: "Il serbatoio dell'olio combustibile era rotto, al momento l'olio combustibile è fuoriuscito nel canale che fornisce l'acqua per il funzionamento della centrale nucleare stessa", ha affermato Volga al canale televisivo Rossiya 24.
Nelle ultime 24 ore, secondo il Ministero della Difesa Russo, sono stati registrati 15 attacchi di artiglieria contro la città di Energodar e la centrale elettrica di Zaporozhye. “L'artiglieria ucraina ha lanciato un totale di 20 proiettili, di cui 3 contro la centrale nucleare. Uno dei proiettili ha colpito il tetto dell'edificio speciale numero 1, il secondo ha colpito l'area tra l'edificio speciale numero 1 e il secondo generatore di energia, il terzo è esploso vicino alle cisterne progettate per lo stoccaggio di acqua distillata vicino alla centrale numero 2. Il fuoco d’artiglieria sarebbe stato condotto dalle posizioni ucraine schierate nei pressi di Marganets (regione di Dnepropetrovsk)”, ha affermato il dipartimento militare.
Precedentemente, il canale ufficiale dello stato maggiore delle forze armate ucraine aveva ammesso di aver bombardato proprio a Energodar, in prossimità della centrale nucleare: "Nelle aree degli insediamenti di Kherson ed Energodar, colpi puntuali delle nostre truppe hanno distrutto tre sistemi di artiglieria nemici, oltre a un deposito di munizioni e una compagnia di personale", si leggeva nel comunicato datato 2 settembre.
L'AIEA ha chiesto pertanto l'istituzione di una "zona di sicurezza e protezione" intorno alla centrale nucleare (ora sotto occupazione militare di Mosca), definendo la situazione attuale "insostenibile", con un personale ucraino che gestisce l'impianto costantemente sottoposto a forte stress e pressione. “Ciò non è sostenibile e potrebbe portare a un aumento dell'errore umano con implicazioni per la sicurezza nucleare”.
Una soluzione salutata positivamente dal capo della commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato e leader del Partito liberaldemocratico, Leonid Slutsky, che ha tuttavia puntualizzato come tutte le richieste di cessate il fuoco dovrebbero essere rivolte rigorosamente a Kiev.

Prosegue la carneficina ucraina nella controffensiva di Kherson
Mentre il Pentagono nella giornata di ieri ha annunciato che le forze ucraine hanno riconquistato alcuni villaggi vicino a Kherson, e le truppe continuano " a fare qualche movimento in avanti", nei fatti, la controffensiva, almeno finora, è stata un totale fallimento secondo Mosca. Fonti del Ministero della Difesa russo parlavano oltre 1700 morti in due giorni, tra le truppe di Kiev; persino i soldati in prima linea, intervistati dal The Guardian tradivano la feroce propaganda occidentale della “vittoria finale sulla Russia” e parlavano di una controffensiva che non ci sarebbe stata e se fosse stata attuata, sarebbe stata “un’imitazione”, in quanto per ogni missile lanciato dagli ucraini, i russi “ne lanciano 50, 40, 30”. Anche Oleksiy Arestovych, consigliere presidenziale di Zelensky, ha dovuto ammettere che l’azione militare ucraina non ha il fine di liberare i territori occupati, bensì di indebolire le postazioni russe.
"La controffensiva ucraina oltre il Dnepr è chiaramente svanita", ha osservato l'esperto militare Vladislav Shurygin, intervistato dal quotidiano Izvestia. “A causa delle perdite di equipaggiamento e aerei subite durante la settimana - ha continuato Shurygin - le riserve portate in battaglia sono gravemente esaurite e necessitano di un serio raggruppamento. Ma è improbabile che il regime di Kiev abbandoni semplicemente l'operazione pubblicizzata a gran voce, che doveva essere un rapporto per gli alleati sui fondi spesi per il riarmo e l'addestramento. Ci si può aspettare che dopo una breve pausa cercheranno di nuovo di colpire nella stessa direzione con nuovi rinforzi. Sognano di ottenere almeno un certo successo prima del disgelo autunnale, quindi è troppo presto per rilassarsi”.
I tentativi di sfondamento da parte delle forze di Kiev sembra si stiano spostando verso altre linee del fronte. Aumentano infatti, in queste ore le segnalazioni di intensi scontri a sud di Kharkov, dove i militari ucraini avrebbero provato a sfondare le linee russe nei pressi di Balakleya.
Un’impresa che, stando ai rapporti dell’unità del secondo corpo della Milizia popolare della Repubblica popolare di Lugansk (LPR), sarebbe già stata arrestata dalle milizie filo-russe.
Lo stesso giorno, il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa, Igor Konashenkov, ha affermato che un tentativo di sfondamento da parte delle forze armate ucraine nella direzione Nikolaev-Kryvyi Rih e ha portato al sacrificio di più di 150 militari in un giorno. In precedenza, il 2 settembre, è stato riferito che le perdite per un’iniziativa analoga ammontavano a più di 330 unità.
Come espresso da Alessandro Orsini su Il Fatto Quotidiano, la propaganda occidentale preferisce mostrare la conquista di un villaggio da parte di Zelensky come un decisivo trionfo militare.  “Questa massiccia manipolazione dell’informazione è necessaria all’Unione europea per convincere i cittadini che alimentare la guerra è meglio che cercare un accordo”. “I cittadini - dunque - non devono capire che la Russia sta devastando l’Ucraina e non devono nemmeno sapere che la Russia sta combattendo con un braccio dietro la schiena, come lascia intendere il generale Zorn. Devono credere che l’Ucraina trionferà a breve conquistando il Donbass e pure la Crimea. Infine, devono credere che lo Stato russo andrà incontro alla dissoluzione”.

Foto: it.depositphotos.com

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