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Per il portavoce del consiglio di sicurezza USA “sono sconosciuti gli autori”. Maria Zakharova: “Approccio suicida dell’Occidente che guida Kiev”

Ancora gravissime provocazioni investono la centrale nucleare più grande d’Europa. Nella giornata di oggi un bombardamento delle truppe ucraine ha colpito il tetto dell’edificio speciale n. 1 dell’impianto di Zaporizhzhia (ZNPP), perforandolo. Un atto sconsiderato se teniamo conto che "questo edificio”- come riportato dal rappresentante dell'amministrazione regionale di Zaporizhzhia - “immagazzina carburante fresco per i reattori ZNPP". È sempre l’autorità regionale a denunciare il fatto che per l’attacco sono stati utilizzati obici americani M777 da 155 mm, posizionati a Nikopol, nella riva opposta del Dnepr. Washington alza le mani e per bocca del coordinatore delle comunicazioni strategiche presso il Consiglio di sicurezza nazionale, John Kirby, sostiene chegli Stati Uniti non hanno modo di monitorare da dove provengono i proiettili della centrale nucleare di Zaporizhzhia”, pur osservando che “il controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia da parte delle forze armate russe rende l'Ucraina un "ostaggio" in termini di capacità energetica della centrale”.

Si tratta dell’ultimo bombardamento di una lunga serie di pericolose sortite, pronte a far precipitare la regione in una catastrofe nucleare paragonabile a quella di Chernobyl. Solo ieri, come segnalato dalle autorità della città di Energodar, un drone kamikaze era stato abbattuto dalle forze armate ucraine nei pressi della centrale, mentre nell’ultima settimana, secondo il membro del consiglio principale della nuova amministrazione militare-civile della regione di Zaporizhzhia, Vladimir Rogov, l’intensità dei bombardamenti della ZNPP è aumentata del 70%, passando da 23 registrati dal 15 al 21 agosto, ai 38 del periodo 22-28 agosto. “La Russia ritiene che tutti i paesi dovrebbero esercitare pressioni sull'Ucraina in modo che non spari alla centrale nucleare di Zaporizhzhia e non minacci la sicurezza di tutta l'Europa”, ha affermato il segretario stampa presidenziale russo Dmitry Peskov.

Sul recente accaduto si è espressa anche la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che, parlando al canale televisivo Rossiya 24, ha invitato i paesi occidentali che controllano il regime di Kiev a non comportarsi in modo suicida.

Stiamo facendo di tutto per invitare la comunità occidentale, che guida il regime di Kiev, lo guida e lo incoraggia nella sua incoscienza, a mostrare, se non un approccio responsabile, non un comportamento suicida, visto che si tratta di una struttura nucleare. E tutto ciò che riguarda tali scenari catastrofici colpisce sempre il mondo intero", ha affermato la portavoce. Motivo di tanto accanimento su un obiettivo tanto sensibile è presto detto: il Wall Street Journal ha confermato che la missione di monitoraggio dell’AIEA presso la centrale nucleare si terrà dal 31 agosto al 3 settembre e secondo le autorità di Energodar, l'obiettivo principale di questi atti terroristici è di interrompere ed impedire l'instaurazione di interazioni tra la Russia, la leadership della regione di Zaporizhzhia e l'agenzia internazionale per l'energia nucleare. Come ricordato da Rogov, infatti, le autorità regionali trasferiranno alla missione dell'AIEA tutti i dati sugli attacchi di artiglieria delle forze armate ucraine. "Forniremo tutte le informazioni sui bombardamenti della centrale nucleare da parte dell'Ucraina. L'intera base di prove è stata raccolta in abbondanza", ha affermato Rogov, auspicando che la missione adempia ai suoi compiti professionali e contribuisca a garantire la sicurezza della centrale nucleare, diventando un garante della cessazione dei bombardamenti da parte delle truppe di Kiev.

Fallita offensiva di Kiev a Kherson
Trionfalistici proclami lanciati sui principali media occidentali hanno celebrato oggi l’inizio di quella che avrebbe dovuto rappresentare la controffensiva decisiva contro l’esercito russo. La portavoce del comando meridionale dell'Ucraina, Natalia Humeniuk, citata dall'emittente pubblica ucraina Suspilne, ha annunciato l’inizio di azioni militari in varie direzioni, anche nella regione di Kherson, dando forza alle dichiarazioni che giornali ucraini questa mattina avevano evocato un contrattacco decisivo sulla riva destra del fiume Dnipro, nell'oblast di Kherson. Un’euforia subito stemperata dal consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak che citato da Unian ha subito preferito prendere le distanze da clamorosi equivoci: "Capisco i nostri desideri e i sogni.

Tuttavia, suggerisco di procedere con commenti prudenti riguardo a qualsiasi nostra azione militare. Pertanto, vorrei ricordare ancora una volta a tutti i politici, esperti e leader dell'opinione pubblica l'importanza di non manipolare e non speculare sulle informazioni relative all'andamento delle operazioni militari prima delle dichiarazioni ufficiali dei rappresentanti delle forze armate o del ministero della Difesa dell'Ucraina” ha affermato Podolyak. Effettivamente, stando alle ultime dichiarazioni del Ministero della Difesa russo, quella che doveva essere la controffensiva della vittoria finale si è trasformata in una clamorosa disfatta: le truppe ucraine avrebbero subito pesanti perdite in un tentativo di offensiva fallito nelle regioni di Mykolaiv e Kherson in tre direzioni:

"Durante i combattimenti, 26 carri armati ucraini, 23 veicoli da combattimento di fanteria, altri nove veicoli corazzati da combattimento furono distrutti, due aerei d'attacco Su-25 sono stati abbattuti. <...> Le perdite di manodopera del nemico ammontarono a oltre 560 militari, "ha affermato il dipartimento militare. Secondo il capo della Crimea, Sergei Aksyonov, le formazioni ucraine "soffrono le perdite più gravi" in tutte le direzioni, tuttavia, secondo, Kiev "ha bisogno di dimostrare attività ai padroni occidentali".

Aiuti militari non funzionali a costruire un’offensiva
Nei giorni scorsi il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato, trionfale, l’approvazione della più grande tranche di assistenza militare all’Ucraina mai elaborata fin ora: circa 2,98 miliardi, che comprende 245.000 proiettili di artiglieria da 155 mm, 65.000 colpi di mortaio da 120 mm, radar anti-artiglieria U24, un sistema di soppressione dei veicoli aerei senza pilota (UAS), attrezzature di supporto, contromisure UAV Vampire, sistemi missilistici a guida laser e fondi per l'addestramento e il supporto dei militari.

Tuttavia, come osservato anche da Bloomberg, questo pacchetto non fornirà alle forze armate l'opportunità di una rapida offensiva in quanto non include i missili a lungo raggio HIMARS. Kiev ne aveva chiesti almeno 50 per bloccare l’avanzata russa e 100 per una controffensiva; Washington a luglio per bocca del presidente del Comitato per i servizi armati del Congresso USA, Adam Smith, ne ha promessi solo 30. Questione economiche? Difficile immaginarlo, dato che a fronte dei 3 miliardi stanziati, 100 HIMARS costerebbero agli Stati Uniti circa 400 milioni di dollari. Forse più l’esigenza di Washington di mantenere una guerra a bassa intensità per finanziare l’industria bellica e trasformare il paese in un grande poligono militare, fino all’ultimo ucraino.

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