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Pronto altro pacchetto da 270 milioni di dollari. Ieri firmato l’atteso accordo sul grano, ma rischia di sfumare per un attacco ad Odessa

Si annunciano nuovi aiuti militari all’Ucraina. Venerdì l’amministrazione statunitense ha annunciato il trasferimento di un altro lotto di armi e munizioni dal valore di 270 milioni di dollari.
"Questo ci porta a 8,2 miliardi di dollari in assistenza alla sicurezza in Ucraina dall'inizio dell'amministrazione (Joe) Biden, e non intendiamo fermarci qui", ha affermato un alto funzionario del Pentagono citato da Ria Novosti.
Il nuovo pacchetto includerebbe quattro sistemi HIMARS a lancio multiplo, 580 droni suicidi Phoenix Ghost, 36.000 proiettili per pezzi di artiglieria da 105 millimetri forniti dal Regno Unito, quattro veicoli di comando, armi anticarro, pezzi di ricambio per equipaggiamento militare.
Sarebbe inoltre confermata l’intenzione di Washington di non fornire razzi dalla gittata di 300 km, come gli MGM-140 ATACMS.
Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden non è pronto a dare all'Ucraina lanciarazzi multipli con una portata di 300 chilometri all'Ucraina mentre cerca di evitare una terza guerra mondiale”, ha affermato il suo consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan.
Dichiarazioni che secondo la senatrice Olga Kovitidi, dovrebbero “calmare alcune teste calde” in Ucraina. “Gli alleati europei degli Stati Uniti, ha continuato, “sono già molto preoccupati per ciò che sta accadendo nel centro dell'Europa e affermano apertamente che, armando l'Ucraina, gli Stati Uniti stanno piazzando un ordigno minato sotto i propri alleati europei”.


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Aiuti militari insufficienti per ribaltare le sorti del conflitto
È evidente come l’equipaggiamento militare fornito dall’occidente non sia assolutamente in grado di ribaltare le sorti di un conflitto che dal punto di vista militare sta vedendo una progressiva avanzata russa su tutti i fronti. Ad inizio luglio l’esercito del Cremlino, con la presa di Lisichansk, ha conquistato l’intero territorio della Repubblica popolare di Lugansk; Seversk è prossima ad essere occupata, mentre l’offensiva delle truppe russe continua a spingersi verso Verkhnokamyansky, nell’ottica di avanzare verso le strategiche Sloviansk e Kramatorsk.
Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha affermato che occorrerebbero almeno 50 sistemi HIMARS per fermare l'avanzata delle truppe russe e più di 100 per una controffensiva. Cifre molto lontane dalle 12 unità fin ora fornite dagli alleati di Kiev.
Se a questo aggiungiamo che, secondo il ministero della Difesa russo, in quindici giorni, 4 unità di questi sistemi sono già stati distrutti da attacchi missilistici, il quadro si fa ancora più drammaticamente sfavorevole ai propositi trionfalistici di una propaganda che paventa la vittoria finale contro la Russia.
Una follia anche per l’ex ufficiale dell'Agenzia di intelligence per la difesa degli Stati Uniti, Rebecca Koffler:
"Non esiste una tale quantità di denaro o armi che sarebbe sufficiente per la vittoria dell'Ucraina, <...> perché l'esercito russo è incommensurabilmente più potente di quello ucraino", ha scritto l’ex spia in un articolo su Fox News.
Secondo la Koffler, il presidente ucraino Zelensky sta ponendo a sé stesso a ai suoi alleati l’obiettivo irrealistico di riprendere il controllo dei vasti territori liberati dalla Russia. Joe Biden in sostanza ha sbagliato i calcoli fornendo assistenza militare inesauribile a Kiev, senza esortare la leadership ucraina a stabilire obiettivi raggiungibili. La cifra stanziata ammonta già a 54 miliardi di dollari, senza che ciò abbia portato alcun risultato significativo in termini militari.
Abbiamo comunque già evidenziato come questo apparentemente immotivato cospicuo flusso di armamenti, dal valore strategico irrilevante per le sorti del conflitto, sia una manna dal cielo per l’industria degli armamenti; unica vera vincitrice della guerra.





300 militari ucraini annientati in un attacco missilistico
Il ministero della Difesa russo, citato da Ria Novosti, ha riferito nella giornata di ieri che almeno 300 soldati sono rimasti uccisi a seguito di un bombardamento nella città di Kramatorsk.
"A seguito di un attacco con armi di precisione a terra, il punto di schieramento temporaneo della formazione nazionalista Black Hundred, schierato nell'edificio della scuola n. 23 nella città di Kramatorsk, Repubblica popolare di Donetsk, è stato distrutto. Fino a 300 nazionalisti e oltre 40 unità di equipaggiamento speciale sono stati eliminati", ha affermato il dipartimento della difesa in un commento.

Continuano gli attacchi contro i civili
Questa mattina, come affermato dall’ufficio di rappresentanza della Repubblica popolare di Donetsk(DPR) per il controllo e il coordinamento del cessate il fuoco (JCCC), le truppe ucraine hanno bombardato la regione, sparando cinque proiettili del calibro "NATO" da 155 millimetri.
"Il fuoco è stato registrato dalle VFU (formazioni armate dell'Ucraina - ndr) nella direzione: 09.25 - insediamento Pervomayskoye - Donetsk (distretto di Kiev): sono stati sparati 5 proiettili di calibro 155 mm", ha affermato il canale Telegram dell'ufficio di rappresentanza.
Nel rapporto di ieri il dipartimento aveva riportato che truppe ucraine avevano bombardato la DPR 96 volte in un giorno, sparando 660 munizioni, uccidendo una persona e lasciandone ferite altre sette.
Nelle ultime 24 ore, come riportato dal governatore Andriy Raikovych, tredici missili russi hanno colpito un aeroporto militare e un'infrastruttura ferroviaria nella regione centrale di Kirohovrad, uccidendo tre persone.


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A rischio l’accordo sul grano a seguito di attacco al porto di Odessa
Nel frattempo, ieri ad Istanbul, è stato firmato quella che diventa il primo vero accordo sui corridoi del Mar Nero per l’esportazione di cereali dai porti dell’Ucraina. L’intesa è stata firmata dal ministro della Difesa russo Seregi Shoigu, dal suo omologo turco Akar e dal ministro delle Infrastrutture ucraino Oleksandr Kubrakov. L’accordo dovrebbe restare in vigore per tre anni, ha detto il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov. Sembrava potesse essere anche la prima intesa ufficiale tra Mosca e Kiev dall’inizio della guerra, ma non è così tecnicamente. L’Ucraina ha firmato la sua parte dell’accordo sul grano con la Turchia e le Nazioni Unite. Quindi, di fatto, non c’è un accordo diretto tra le due potenze in guerra. Accordo che, comunque, rischia di evaporare. Nelle ultime ore, infatti, l’Ucraina ha accusato la Russia di aver lanciato quattro missili su Odessa, colpendo anche il porto commerciale, un punto cardine per il recente accordo sul grano firmato ieri a Instanbul.
Secondo i media ucraini sono stati utilizzati due missili da crociera Kalibr che hanno colpito le strutture infrastrutturali del porto provocando diverse vittime e investendo anche un carico di grano che sarebbe dovuto partire domani o dopodomani.
Due missili sono stati abbattuti dalle forze di difesa antiaeree, due hanno colpito le strutture infrastrutturali del porto”, si legge nel messaggio dei responsabili locali.
Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha condannato l’attacco su Odessa, come riportato in una dichiarazione diffusa dal suo ufficio: “Ieri tutte le parti hanno preso chiari impegni sulla scena globale per garantire il movimento sicuro del grano ucraino e dei prodotti correlati verso i mercati globali. Questi prodotti sono assolutamente necessari per affrontare la crisi alimentare globale e alleviare le sofferenze di milioni di persone bisognose in tutto il mondo. La piena attuazione da parte della Federazione Russa, dell’Ucraina e della Turchia è imperativa”.
L’accordo firmato venerdì da funzionari governativi di Kiev e Mosca con la Turchia e le Nazioni Unite potrebbe sbloccare circa 10 miliardi di dollari di grano disponibili per l’esportazione. Subito dopo la siglatura, secondo Blomberg, i futures benchmark sul grano a Chicago sono stati scambiati fino al 5,9% in meno e i prezzi a Parigi sono scesi del 6,8%.
In base all'accordo, la Russia si impegnerebbe a consentire l'esportazione senza ostacoli di cibo e olio di girasole dai porti ucraini, mentre un centro di coordinamento congiunto monitorerebbe i carichi e consentito il trasporto sicuro delle navi mercantili.
L’inizio del conflitto ha determinato un vertiginoso aumento dei prezzi alimentari e secondo il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite ciò sta spingendo più persone verso la carestia in quei paesi in via di sviluppo dove la fame era già in aumento prima della guerra.
Paesi come Egitto, Turchia, Bangladesh e Iran che acquistano più del 60 per cento del proprio grano da Russia e Ucraina, ma anche Libano, Tunisia Yemen, e Libia e Pakistan sono fortemente dipendenti dalle forniture dei due Paesi. A causa del conflitto in corso grandi carichi di questa preziosa materia prima sono bloccati nei porti: basti pensare che a giugno esportazioni di grano sono state di appena 1,4 milioni di tonnellate contro le circa 5 milioni di tonnellate mensili ordinarie.
Ora questo attacco rischia di mettere nuovamente a rischio un corridoio fondamentale per l’approvvigionamento alimentare di nazioni che vivono già una pesante sofferenza alimentare.

Foto d'archivio © Imagoeconomica

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