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A Teheran vertice tra i tre leader. Sul piatto la guerra in Ucraina e la Siria. Intanto gli ucraini respingono un assalto russo a Donetsk

Vladimir Putin, Recep-Tayyip Erdogan ed Ebrahim Raisi, rispettivamente presidenti di Russia, Turchia e Iran si incontreranno a Teheran il 19 luglio. I tre parteciperanno, come ha detto il portavoce del Cremlino Dmitrij Peskov, a "un vertice dei capi di Stato garanti del processo di pace in Siria". È il ritorno del cosiddetto "formato di Astana" lanciato nel 2017 in Kazakhstan per risolvere il conflitto che devasta la Siria dal 2011 ma, "oltre a questo incontro tripartito, ci sarà anche un incontro" tra Putin ed Erdogan, ha proseguito Peskov. Il portavoce di Putin non ha fornito dettagli, ma è ovvio che sarà l'"operazione militare speciale" in Ucraina a tenere banco nel bilaterale e in particolare la trattativa sull'esportazione del grano ucraino.
L’importanza di questo bilaterale lo dimostra il fatto che si tratterà del secondo viaggio all'estero di Putin dal lancio della sua offensiva in Ucraina il 24 febbraio dopo quello in Tajikistan e Turkmenistan alla fine del mese scorso, il primo fuori dall'area post-sovietica, e che cadrà a una settimana dal tour del presidente statunitense Joe Biden in Israele e Arabia Saudita, i due principali rivali regionali dell'Iran, nonché due storici alleati degli Usa che però non hanno promosso sanzioni contro Mosca. L'obiettivo del Cremlino è chiaro: riprendere l'iniziativa in Medio Oriente per contrastare il suo isolamento internazionale e gli sforzi statunitensi promuovendo un nuovo ordine mondiale multipolare.
I temi in agenda saranno molti. La Siria innanzitutto. L'annuncio del vertice del 19 luglio arriva all'indomani dell'approvazione di una risoluzione Onu che estende di soli sei mesi gli aiuti umanitari al Nord-Ovest del Paese, ultima roccaforte dei ribelli. Una vittoria di Mosca che aveva opposto il veto contro la proroga di un anno. D'altro canto Erdogan minaccia da settimane di lanciare una nuova operazione militare contro i combattenti curdi nel Nord. La visita di Putin, fanno sapere da Teheran, servirà anche a promuovere i rapporti tra "i due Paesi più colpiti dalle sanzioni economiche".
Al meeting si parlerà anche del nucleare dell’Iran, tanto temuto da Israele al punto da essere stato inserito nei primi punti di tutte le agende politiche di Tel Aviv degli ultimi anni. Lunedì il consigliere per la Sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan ha avvertito, non a caso, che Teheran si sta preparando a inviare a Mosca "diverse centinaia" di droni, compresi quelli in grado di trasportare armi, e ad addestrare le truppe russe a usarli già questo mese. Il ministero degli Esteri iraniano non ha smentito: "La cooperazione dell'Iran con la Russia in alcune tecnologie sofisticate risale a prima" del 24 febbraio. L’incontro tra Erdogan e Putin dovrebbe incentrarsi sulla guerra in Ucraina. Del resto era stata la Turchia, con Erdogan in persona, a proporsi da mediatore tra la delegazione ucraina e quella russa con un incontro a Istanbul. Poi, però, c’è stata la strage di Bucha, che di fatto ha mandato in fumo gli sforzi diplomatici a fine marzo.
La Turchia, membro Nato, ora si sforza di mantenere buone relazioni sia con Kiev (che rifornisce di droni TB2 Bayraktar) che con Mosca. Ma finora ha ricevuto tiepidi riscontri da Mosca e Kiev. Nondimeno oggi le delegazioni militari di Turchia, Russia e Ucraina s'incontreranno a Istanbul insieme a rappresentanti Onu per discutere della ripresa della consegna sicura ai mercati internazionali del grano ucraino. Nulla, però, che riguardi la fine delle ostilità.
Sullo sfondo c'è lo scontro con Washington. Lo dimostrano anche le parole di Maria Zakharova, la portavoce del ministero degli Esteri russo, che ieri ha accusato Usa e alleati di un "confronto ibrido" con la Russia "che si avvicina pericolosamente a uno scontro militare aperto con il nostro Paese" che comporterebbe "un conflitto armato tra potenze nucleari". Parole che hanno riecheggiato quelle del leader bielorusso Aleksandr Lukashenko che sostiene di aver discusso lunedì con Putin i piani occidentali di "un attacco alla Russia" che avvicinano "il mondo all'abisso di una grande guerra che non può avere vincitori".

Bollettino di guerra
Nel frattempo l’esercito ucraino ha riferito di avere respinto un assalto russo contro gli insediamenti di Dovhenke e Dolyna, in direzione di Sloviansk, nella regione di Donetsk. Proseguono intanto gli attacchi russi con missili sulle città: bombardate le città di Kharkiv (dove un civile è morto e altri 5 sono rimasti feriti) e Bakhmut, oltre a numerosi insediamenti nell'Est del Paese. Colpito per 60 volte in 24 ore l'Oblast nord-orientale ucraino di Sumy. Nella notte il corpo di un'altra vittima è stato recuperato dai soccorritori tra le macerie a Chasiv Yar, nel Donetsk, dove un attacco russo ha colpito un edificio residenziale di 5 piani la notte tra il 9 e il 10 luglio uccidendo 46 persone. Il bilancio delle vittime sale così a 47. La Procura generale ucraina ha aggiornato anche il bilancio dei minorenni ucraini uccisi o feriti dall'inizio dell’invasione russa: sono 349 i bambini morti 652 quelli feriti. Si tratta di cifre non sono definitive, poiché sono in corso i lavori dei soccorritori nelle aree delle ostilità. Il maggior numero di vittime è stato registrato nelle regioni di Donetsk, Kharkiv  e Kiev. Ieri nella città di Siversk, nella regione di Donetsk, due minorenni di 2 e 17 anni sono stati feriti a causa dei bombardamenti.

Fonte: La Repubblica

Foto © Imagoeconomica

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