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Zelensky: “Se arriveranno armamenti adeguati, il Donbass può tornare nelle nostre mani

Cedere territorio in cambio di tempo”, questa è la strategia che in queste ore sta seguendo l’esercito ucraino per rallentare l’avanzata russa. A parlarne è Andriy, un soldato delle Forze speciali dell’esercito di Kiev, intervistato da Repubblica.

Mentre i russi seguirebbero la strategia del “doppio calderone”, che consiste nell’accerchiare i nemici in una porzione di territorio e poi neutralizzarli tutti, gli ucraini attuerebbero il mantra “due passi indietro e mezzo in avanti”. Si tratta in sostanza cedere territorio in cambio di tempo per far arrivare le armi degli alleati.

Mentre dunque l’esercito di Mosca sarebbe in procinto di creare una sacca attorno alle città di Kramatorsk, Sloviansk e un’altra che prenda tutto il Donbass fino a Mariupol, le armi occidentali stanno raggiungendo il fronte proprio in queste ore: nella giornata di ieri sarebbero arrivati i settantadue cannoni americani, il giorno prima, i carri slovacchi T-72 M1; presto dovrebbero arrivare gli obici francesi che colpiscono a settanta chilometri di distanza.

Se arriveranno armamenti adeguati, il Donbass può tornare nelle nostre mani”, ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che solo poche ore prima affermava di voler "vedere Putin per una soluzione diplomatica".

È evidente che l’invio di armamenti creerà presupposti tutt’altro che compatibili con la tanto agognata pace o con la salvezza del popolo ucraino. Che lo scontro si stia progressivamente convertendo in un confronto diretto tra Russia e Nato, sembra se ne vogliano accorgere ben pochi capi di stato. Solo la Germania sembra aver realizzato pienamente il pericolo che in questi mesi incombe sull’Europa e l’umanità intera.

Farò di tutto per impedire una terza guerra mondiale. Non deve esserci una guerra nucleare” ha affermato senza mezzi termini il cancelliere Olaf Scholz, in una lunga intervista allo Spiegel, dove ha espresso il suo fermo dissenso sull’invio di armi pesanti all’Ucraina: “Non ritengo giustificato che la Germania e la Nato partecipino attivamente al conflitto” ha affermato, sottolineando che la Germania non ha intenzione di mandare soldati della Bundeswehr per addestrare militari ucraini.

Non si tratta di paura, bensì di responsabilità politica”, ha aggiunto Scholz, forse alludendo velatamente alle indiscrezioni del Times sull’addestramento a Obolon di militari ucraini da parte del leggendario corpo di élite britannico Sas (Special Air Service). Secondo recenti indagini del Comitato Investigativo del Cremlino, addirittura almeno due gruppi di specialisti in sabotaggio e guerriglia del British Special Air Service sarebbero stati inviati nella regione di Leopoli. Fonti della Cia russa sostengono che gli agenti in Ucraina siano “specialisti in attività di sabotaggio e partigiane, reclutando e addestrando agenti per lavorare in territorio ostile”. Indagini presumibilmente ricevute dalle truppe ucraine catturate.

Intanto l’Italia, che ha visto ieri approdare a Trieste la portaerei USS Truman con 4000 militari, studia nuovi aiuti militari più potenti per l’Ucraina: si starebbe valutando l’invio di cannoni semoventi M109 di questo calibro, accantonati alla fine della Guerra Fredda; di autoblindo da battaglia Centauro; di vecchi cingolati per trasporto truppe M113; di fuoristrada Iveco Lince, che con la loro blindatura sono stati studiati per essere a prova di mine.

L’esame dei tecnici militari su questi armamenti dovrebbe avvenire entro la prossima settimana e sarà trasmesso al ministero della Difesa, ma la decisione finale spetterà al governo che trarrà le conclusioni sulla quantità e la qualità del sostegno. Sembra proprio che l’articolo 11 della Costituzione, all’alba della Festa della liberazione, dovrà essere ancora una volta immolato per adempiere agli obblighi che l’occupazione della Nato impone sul nostro territorio.

Foto: it.depositphotos.com

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