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Il missionario: “Il pericolo è quello di un’esplosione atomica. Stiamo giocando con la vita”

E’ partita stamani alle ore 9 la Marcia Perugia-Assisi dai Giardini del Frontone.
La marcia Perugia-Assisi che solitamente si svolge a ottobre è stata organizzata in forma straordinaria per dire no alla guerra in Ucraina. Centinaia di associazioni, parrocchie, scuole, Comuni hanno risposto all’invito lanciato dagli organizzatori. Circa 10 mila le persone di ogni età sono scese in piazza. Si tratta di una manifestazione che non vuole essere divisiva: “Siamo solidali con gli ucraini e con tutte le vittime di tutte le guerre dimenticate che continuano a insanguinare il mondo. Con i russi che si oppongono alla guerra, con chi è costretto a farla e con le vittime della persecuzione anti-russa. Con tutti i bambini e le bambine, le donne e gli uomini di ogni età che pagheranno le dure conseguenze della guerra, in Italia e nel resto del mondo. Chi ama la pace, come recita la Costituzione Italiana, ‘ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali’”, sottolinea chi ha promosso la manifestazione.
Per la prima volta, dunque, il corteo non raggiunge la Rocca Maggiore di Assisi ma si conclude davanti alla Basilica di san Francesco. “Di fronte alla tragedia epocale che stiamo vivendo”, ha detto Flavio Lotti, coordinatore del Comitato Promotore, in riferimento alla guerra in Ucraina, "vogliamo unire la nostra voce a quella di Papa Francesco per dire ‘Fermatevi! La guerra è una follia’”. Per fermare "l'escalation selvaggia delle bombe, per spezzare il circolo mortale della guerra che infuria in Ucraina e in tante altre parti del mondo, per salvare la vita degli ucraini e di tutte le persone mandate al massacro sul fronte dobbiamo fare come Papa Francesco e lavorare senza sosta per fermare la guerra, per ottenere l'immediato cessate il fuoco. Dobbiamo evitare il peggio che deve ancora venire. Noi cittadini facciamo quello che possiamo. A questo serve la Marcia della pace. Per fermare la Marcia della guerra. E se non bastera' una Marcia ne faremo tante altre in ogni dove".


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Padre Alex Zanontelli © Davide de Bari


Le parole di Padre Zanotelli
Al corteo sono tanti gli intellettuali e gli attivisti che stanno sfilando. Come Vauro, Michele Santoro e padre Alex Zanotelli. Il missionario camboniano, intervistato da Il Fatto Quotidiano, rispondendo a chi ha tacciato i pacifisti di filoputinismo ha risposto che “la marcia Perugia-Assisi non può essere accusata di filoputinismo”. Si tratta di “parole oscene”. “Quello che noi chiediamo è una sola cosa: fermatevi! La pace non è che stavolta divide e altre volte abbia unito. I popoli hanno tutti il desiderio di pace. Il problema è che oggi non si ragiona abbastanza di questo conflitto. Siamo davanti a due potenze nucleari: Russia e Nato che si affrontano in questa guerra”, ha spiegato. “Il pericolo è quello di un’esplosione atomica. Stiamo giocando con la vita. Come dice papa Francesco in Fratelli tutti oggi con le armi nucleari e chimiche non ci può essere una guerra giusta”. Secondo Zanotelli, ha quindi ribadito il suo appello al mondo della Chiesa globale e d’Europa: “La chiesa abbia il coraggio di don Tonino Bello. Ho fatto appello affinché i presidenti delle Conferenze episcopali andassero a Kiev anche sotto le bombe, entrassero nella chiesa di Santa Sofia restando lì finché Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky non si fossero incontrati allo stesso tavolo per trovare una soluzione”. Infine, riguardo alle polemiche sull’Anpi e sul manifesto che hanno preparato per celebrare il 25 aprile, ha affermato: “Mi meraviglio molto di questo atteggiamento. L’Anpi segue quello che il Papa ha continuato a dire: fermatevi. Con la guerra non si ottiene nulla. Inviando armi in Ucraina non si fa altro che rischiare un’escalation fino ad arrivare ad un’esplosione atomica. Gli americani e gli inglesi purtroppo hanno investito parecchio in armi: questo conflitto andrà avanti, ce la ritroveremo in Europa per lungo tempo. Rischiamo di arrivare di nuovo alla cortina di ferro e alla vittoria dei produttori d’armi”.

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