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Accade in Portogallo, si tratta di Mario Rui Valente Machado, ex leader del Frente Nacional e Nova Ordem Social

L’intera popolazione mondiale è in un clima di apprensione massiva verso il tragico conflitto che da oramai un mese si sta svolgendo alle porte dell’Europa. Dalle numerose manifestazioni civili è emerso come l’opinione pubblica sia contraria all’invio di armi e uomini sul fronte ucraino: l’ultima cosa che serve è alimentare un conflitto che ha già provocato troppe vittime innocenti.
Ma se già desta non poca indignazione l’invio di contingenti verso l’Ucraina, di certo, il fatto che fra questi ci possa essere qualche estremista dichiaratamente neonazista è un elemento non da poco. Quello di cui stiamo parlando è quanto in un primo momento stava accadendo in Portogallo, Paese nel quale si è verificato qualcosa ai limiti del surreale.
Il protagonista di questa storia è il quarantacinquenne Mario Rui Valente Machado. Nato in Portogallo, Mario fin da giovane è stato un assiduo frequentatore della destra più estrema, circolo con il quale ha accumulato diverse condanne per crimini di odio razziale, possesso illegale di armi, traffico di droga, aggressione e qualche arresto. Il primo, in particolare, avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 giugno a Lisbona, dove Machado con un gruppo di amici dopo essere usciti da una festa aggrediscono e uccidono Alcindo Monteiro, un ragazzo di origini capo verdiane che si trovava lì per caso. Pur non essendo ritenuto direttamente implicato nell’omicidio, i giudici lo condannarono a quattro anni di prigione. Oltre ad essere uno dei fondatori ed ex leader del Frente Nacional e Nova Ordem Social è stato accostato a diversi gruppi come Portugues Hammerskin, Ordem Lusa e Irmandade Ariana.
È dunque questo il profilo di uno dei militanti neonazisti più influenti del Portogallo, il quale attraverso la decisione di un tribunale, ovvero: “Dispensare l’obbligo di firma quindicinale” (rimediata lo scorso novembre per possesso illegale di un’arma da fuoco), ha dato il permesso a Machado di recarsi in Ucraina per dare un contributo alla lotta per i diritti umani nella guerra contro l’invasione Russa. Fortunatamente gli ucraini non gli hanno permesso di entrare nella Legione, perché, spiega il colonnello Sergii Malyk, addetto militare all’ambasciata Ucraina in Francia, non si possono accettare persone che abbiano la fedina penale sporca.
Dovremo comunque chiederci con preoccupazione quali affinità elettive hanno spinto questi personaggi ad intraprendere azioni di arruolamento nelle file dell’esercito di Kiev. Oltre ad alimentare un conflitto che acutizzerà ancor di più le sofferenze della popolazione, dovremo soffermarci su cosa si nasconde dietro alcune milizie che oggi noi definiamo difensori della democrazia.
Tra queste c’è il battaglione Azov, fondato nel 2014 da Andriy Biletsky, noto come il “Führer bianco”, in quanto sostenitore della “purezza razziale della nazione ucraina”, che impone di impedire che i suoi geni si “mischino con quelli di razze inferiori”.
“Slava Ukraïni! Herojam slava! Gloria all’Ucraina! Gloria agli eroi!”.
È il motto di questi gruppi militari che si ispirano, senza nasconderlo, a nientemeno che a Stepan Bandera, nazista ucraino collaborazionista dei nazisti tedeschi, che durante la seconda guerra mondiale fece uccidere polacchi ed ebrei a decine di migliaia. Nel 2015 il regime “democratico” di Kiev aveva abolito la festa del 9 maggio che celebrava la sconfitta del nazismo come ricorrenza patriottica nazionale, sostituendola con il compleanno di Bandera.
Per il battaglione Azov, Biletsky ha reclutato militanti neonazisti già sotto il suo comando quale capo delle operazioni speciali di Pravy Sektor (“Settore Destro”, organizzazione politico-militare ucraina di ispirazione neonazista). L’Azov si è distinto subito per la sua ferocia negli attacchi alle popolazioni russe di Ucraina, in particolare a Mariupol, riconosciuti da agenzie internazionali come Amnesty international.
Nell’ottobre 2014 il battaglione è stato inquadrato nella Guardia Nazionale, dipendente dal Ministero degli Interni, e Biletsky è stato promosso a colonnello e insignito dell’Ordine per il coraggio. L’Azov è stato trasformato in reggimento di forze speciali, dotato dei carri armati e dell’artiglieria della 30a Brigata meccanizzata. Ciò che ha conservato in tale trasformazione è l’emblema, ricalcato da quello delle SS Das Reich, e la formazione ideologica delle reclute acquisita da quella nazista. Quale unità della Guardia Nazionale, il reggimento Azov è stato addestrato da istruttori USA e da altri della NATO.
Ha gettato scandalo il recente rapporto “Far-Right Group Made Its Home in Ukraine’s Major Western Military Training Hub”, pubblicato dall'Istituto per gli studi europei, russi ed eurasiatici della George Washington University, in cui veniva evidenziato l’addestramento di membri del battaglione Azov da parte di truppe canadesi all'interno dell'Accademia nazionale dell'esercito ucraino (NAA).
È evidente come in questo conflitto che sta gettando già un drammatico bilancio di vittime e profughi nel cuore dell’Europa, stiamo anteponendo alla ricerca del dialogo, una guerra ancora più devastante che si serve senza rimorso delle più abiette ideologie appartenenti a un passato oscuro e da condannare.

Foto: it.depositphotos.com

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