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Il 2021 avrebbe dovuto essere l'anno della ripresa, dopo mesi di pandemia da Covid-19 e sospensioni, e invece è segnato da un generale peggioramento dei diritti fondamentali. E' quanto emerge dal Rapporto 2021-2022 di Amnesty International su 'La situazione dei diritti umani nel mondo', pubblicato da Infinito edizioni. Un lavoro di 570 pagine che mette in evidenza che nel post pandemia non solo i governi hanno disatteso la promessa di "ricostruire meglio e affrontare le diseguaglianze", ma anche acuito il restringimento ai diritti a partire dalle nuove norme introdotte per ridurre la libertà di stampa e manifestazione pacifica adottate da 67 Stati su 154 esaminati. 

Asia 
Tra i fatti esaminati il colpo di stato dei militari in Myanmar, il ritorno dei talebani in Afghanistan, la guerra civile nel nord dell'Etiopia e la repressione delle proteste in Bielorussia. Questi alcuni dei peggiori eventi che hanno segnato il 2021 e i primi tre mesi del 2022 stando al portavoce di Amnesty international Riccardo Noury, che ha presentato a Roma il rapporto annuale 'La situazione dei diritti umani nel mondo'. "In Myanmar almeno 1.700 manifestanti contrari alla giunta dei militari sono stati uccisi, e a questo si aggiungono le condanne alla leader Aung San Suu Kyi e la persecuzione sistematica della società civile" ha sottolineato Noury. In Afghanistan, ha continuato, "i talebani hanno replicato l'agenda retrograda e misogina del 1996, e per tante donne 'si è spenta la luce'". Sempre in Asia, "la Cina preoccupa per le persecuzioni e il sistema di internamenti di massa della minoranza musulmana nello Xinjiang" mentre la nuova legge sulla sicurezza ha determinato a Hong Kong "il deserto per i diritti, con arresti e tante organizzazioni costrette a chiudere tra cui anche la nostra". Nel nord dell'Etiopia "ritroviamo l'orribile arma dello stupro di gruppo da parte dei tigrini sulla minoranza etnica degli amhara", che come ha evidenziato Noury, "è legata al carattere fortemente interetnico di questo conflitto". 

America Latina
In America Latina creano allarme i 252 difensori dei diritti assassinati. "Tra queste uccisioni - ha riferito Noury - 128 si sono avute in Colombia, mentre il Messico si conferma il luogo peggiore per donne e giornalisti: i femminicidi confermati sono un migliaio mentre sono 17 i giornalisti uccisi tra il 2021 e i primi 3 mesi del 2022". Anche molte persone transgender sono state uccise per la propria identità: "375 persone nel mondo, di cui 136 nelle Americhe e 125 solo in Brasile". Infine a Cuba "c'è stata una repressione che non si vedeva da decenni, con circa 700 arresti legati alle proteste di luglio".

Europa
Passando in rassegna l'Europa, Noury cita i nove anni di carcere scattati per l'oppositore russo Aleksey Navalny e poi le tante persone torturate e arrestate in Bielorussia per aver manifestato contro la rielezione del presidente Aleksander Lukashenko. "Ma non ci si è limitati a questo" ha avvertito il portavoce: "Va aggiunto che il governo ha compiuto atti da vera e proprio 'impresa criminale': il dirottamento aereo di un volo Rynair per arrestare un giornalista, il tentato sequestro di un'atleta alle Olimpiadi di Tokyo e, non ultimo, il traffico di esseri umani. Mi riferisco alle migliaia di persone che Minsk ha incoraggiato con l'inganno a venire da Iraq, Siria o Afghanistan, attirandole con la promessa di poter entrare facilmente in Europa, e poi spinte al confine con la Polonia, determinando un 'ping pong' di respingimenti senza possibilità di richiedere asilo che rappresenta una macchia grave per l'Ue".

Medio Oriente
Infine, il Medio Oriente e il Nord Africa: "Israele ha continuato a violare i diritti dei palestinesi con gli insediamenti illegali nei Territori occupati e le violenze", fatti che Amnesty "ha documentato nel recente report sui crimini di apartheid compiuti da Israele". In Iran "proseguono le persecuzioni di persone con doppio passaporto". Bene il rilascio di due prigionieri irano-britannici, ma "resta a rischio di venire giustiziato da un momento all'altro il medico irano-svedese Ahmadreza Djalali, di cui l'Italia dovrebbe occuparsi dal momento che questo scienziato ha lavorato all'università di Padova". C'è poi l'Arabia Saudita dei record per persone giustiziate: "108", ha calcolato Amnesty, "solo in questi primi tre mesi". 

Focus Italia
Nel rapporto si parla anche di Italia e delle "occasioni mancate per i diritti". Nel nostro Paese ad essere ancora oggetto di restrizioni "sono i migranti, le donne, gli esponenti della comunità Lgbt e le persone private della libertà". A partire dagli oltre 1.500 morti nel Mar Mediterraneo nel 2021, un terzo in più rispetto al 2020. "Italia e Ue- ha detto la responsabile campagne Ilaria Masinara - continuano a ignorare i canali di protezione legali, mentre sono state oltre 32mila le persone riportate dai guardiacoste libici in Libia, dove abbiamo prove documentate che questa gente poi subisce torture e segregazione". Luoghi di sospensione dei diritti esisterebbero anche sul suolo italiano: "Penso ai centri per il rimpatrio o alle navi quarantena, ma anche a quei migranti senza un riconoscimento legale che li obbliga a vivere ai margini, in centri informali. Persino con la pandemia non si è accelerato il processo per l'accesso alla salute". Masinara ha anche citato le cause giudiziarie a carico di persone o organizzazioni che salvano le vite in mare, e che "spesso si estendo indefinitamente: solo a maggio si terrà in Sicilia l'udienza preliminare per gli equipaggi di Iuventa, Medici senza frontiere e Save the Children in relazione alle operazioni di soccorso condotte nel 2016 e 2017".
Infine, per quanto riguarda gruppi vulnerabili come detenuti, anziani e comunità Lgbt, la responsabile Amnesty ha ricordato "la morte registrata nel carcere di Santa Maria Capo Avetere, con denunce di torture e maltrattamenti", il naufragio della Legge Zan che "avrebbe tutelato dai crimini d'odio la comunità Lgbt e le donne", "le limitazioni al diritto all'aborto" e infine "l'isolamento prolungato degli anziani chiusi nelle case di riposo".

Foto: it.depositphotos.com

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