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Impugnata l’archiviazione delle indagini sulla responsabilità di export di armi italiane potenzialmente collegate a un raid mortale

E’ una strage dimenticata, quella in corso da ormai 7 anni in Yemen. Solo a Mar’Ib, in un anno ci sono state oltre 18.000 vittime tra morti e feriti, come riporta Paolo Pezzati, policy advisor per le emergenze umanitarie della filiale italiana dell’ong Oxfam, che ha precisato come nelle ultime settimane siano rimasti anche uccisi bambini che badavano agli animali o raccoglievano la legna.
Nel mese di gennaio 8 civili sono rimasti vittime di mine antiuomo illegali, disseminate ovunque nei terreni agricoli, lungo le strade o i binari percorsi dagli sfollati che si spostano di continuo attraverso il paese.
Una guerra dimenticata, scomoda, che vede dal 25 marzo 2015 una coalizione a guida Saudita sostenuta da Stati Uniti e Regno Unito lanciare attacchi aerei contro il gruppo armato Huthi.
Un conflitto in cui pesano precise responsabilità italiane legate agli interessi dell’industria degli armamenti specie se si pensa che dall’inizio della guerra varie Ong internazionali e yemenite hanno documentato ripetute violazioni del diritto umanitario.
Ieri Mwatana for Human Rights (Yemen), la Rete Italiana Pace e Disarmo e il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani Ecchr (Berlino), hanno impugnato la decisione della Procura di Roma di archiviazione delle indagini sulla responsabilità penale dei dirigenti dell’azienda Rwm Italia, responsabili dell’esportazione di armi potenzialmente collegate a un attacco aereo mortale sul villaggio Deir Al-Ḩajrī in Yemen dell’8 ottobre 2016. Nonostante nel febbraio 2021 il Tribunale di Roma abbia ordinato la prosecuzione dell’indagine penale, il Pubblico ministero ha deciso di non procedere ulteriormente.
Secondo la Rete Pace e Disarmo tra il 2015 e il 2019, l’Italia ha autorizzato l’export di armamenti verso l’Arabia Saudita per un valore complessivo di 845 milioni di euro. Sei commesse per 105 milioni di euro erano state autorizzate nel secondo semestre 2019 mentre per i primi sei mesi del 2020 erano state accertate spedizioni per 5,3 milioni di euro.
L’affare di punta è rappresentato dal caccia Typhoon prodotto da Leonardo che nel 2007 ha firmato un contratto di vendita di 72 velivoli per il valore complessivo di 6,5 miliardi di euro, la cui consegna è stata completata nel 2017. “Velivolo da combattimento multiruolo bimotore, supersonico, il Typhoon è un autentico concentrato di tecnologie fortemente innovative; grazie ai sensori di bordo i piloti hanno una superiore consapevolezza della situazione, oltre ad una capacità operativa net-centrica”, decantano i manager Leonardo.
Mezzi militari che oggi possono festeggiare “risultati operativi“ significativi: secondo le stime delle Nazioni Unite l’85% delle famiglie sfollate nello Yemen non riesce a far fronte alle spese quotidiane o pagarsi una casa, trovare un lavoro è pressoché impossibile. In molti anzi vivono con la costante paura di essere sfrattati dai terreni privati. Le Nazioni Unite hanno di recente ribadito alle parti in conflitto l’obbligo di rispettare il diritto internazionale che proibisce gli attacchi sproporzionati. Tuttavia ad ottobre è stato sciolto il gruppo Onu che monitorava le violazioni dei diritti umani in questa regione dimenticata del Medio Oriente.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

Foto © Felton Davis

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