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Mentre aumentano le forniture militari occidentali per la guerra contro il Donbass

L’esercito canadese starebbe addestrando truppe di formazioni neonaziste in Ucraina e la Russia avrebbe chiesto al Canada chiarimenti in merito.
Ad affermalo è l’ambasciatore russo ad Ottawa Oleg Stepanov che sul quotidiano Ria Novosti ha precisato come, stando alle informazioni trapelate dai media, nell'ambito dell'operazione Unifier (missione canadese di addestramento militare in Ucraina, avviata nel 2015), “dozzine, se non centinaia di combattenti di gruppi neonazisti di destra, come il settore destro e Azov, erano stati segretamente addestrati”.
Le indiscrezioni fanno riferimento ad un rapporto intitolato “Far-Right Group Made Its Home in Ukraine’s Major Western Military Training Hub”, pubblicato dall'Istituto per gli studi europei, russi ed eurasiatici della George Washington University, che descrive in dettaglio come all'interno dell'Accademia nazionale dell'esercito ucraino (NAA), noto come l’Ordine Militare Centuria', sia guidato da personaggi aventi legami con il battaglione Azov: gruppo neonazista fondato nel maggio 2014 da Andriy Biletsky, noto come il “Führer bianco”, in quanto sostenitore della “purezza razziale della nazione ucraina”.
L’Azov si è distinto in passato per la sua ferocia negli attacchi contro le popolazioni russe di Ucraina, in particolare a Mariupol. Per i suoi “meriti” di guerra nell’ottobre 2014 il battaglione fu inquadrato nella Guardia nazionale, dipendente dal Ministero degli interni, e Biletsky fu promosso a colonnello e insignito dell’«Ordine per il coraggio».
Un rapporto del 2016 pubblicato dall'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani ha descritto nel dettaglio i crimini del "Battaglione Azov" che includono, torture, stupri e violenze contro le popolazioni russe dell’est.
Oggi quelle stesse “persone che indossano la svastica improvvisamente affermano sui loro social network di essere state addestrate dai canadesi come parte dell'operazione Unifier”, ha affermato Biletsky, precisando che i combattenti addestrati dagli istruttori canadesi certamente non si dissolvono poi nell'aria, ma vengono collocati nel Donbass per uccidere altri ucraini di etnia russa. Un fattore che desta non poca preoccupazione al Cremlino.
Secondo il diplomatico, il ministero della Difesa canadese è riluttante a rispondere alle pubblicazioni di stampa su questo argomento, affermando che sta conducendo una propria indagine interna.
Sono rivelazioni che si inseriscono nel quadro delle recenti tensioni tra Washington e Mosca: mentre gli Stati Uniti accusano la Russia di ammassare truppe ai confini con l’Ucraina in realtà sembra che nei piani operativi dell’occidente vi sia la volontà di scatenare una grossa provocazione contro la popolazione russa del Donbass per spingere la Russia all’intervento militare, al fine di trovare il pretesto per imporre pesanti sanzioni economiche che pieghino l’attuale leadership del Cremlino.
Lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha recentemente criticato l’eccessiva enfasi con cui la stampa ha trattato il presunto accumulo di forze armate russe vicino alla frontiera del paese.
“Oggi non stiamo assistendo a un'escalation più grande di prima. Sì, il numero dei militari è aumentato, ma ne ho parlato all'inizio del 2021 quando hanno parlato delle esercitazioni militari della Federazione Russa", ha affermato Zelensky.
Intanto però nel Donbass la situazione militare degenera di giorno in giorno: venerdì 28 gennaio, secondo l'ufficio di rappresentanza della Repubblica popolare di Donetsk (DPR)  le forze armate ucraine hanno sparato con armi leggere contro un condominio nel villaggio di Yasnoye vicino alla città di Dokuchaevsk; il 27 gennaio, secondo l'ex viceministro della difesa e portavoce della difesa della repubblica DPR Eduard Basurin, le forze di sicurezza ucraine hanno schierato a Krasnopolye e Adamovka una divisione di artiglieria con sistemi di lancio multiplo Smerch e Hurricane, caricate con razzi a grappolo. Armi dotati dotate di una gittata di 120km, capaci di distruggere intere aree residenziali, che secondo gli accordi di Minsk, dovrebbero essere posizionate a 140km dalla linea di contatto, mentre invece si troverebbero a 70 km dal confine!
Secondo il comandante supremo delle forze armate della RPD e capo della Repubblica popolare di Donetsk Denis Pushilin, sarebbero 120.000 i soldati ucraini concentrati sulla linea di contatto nel Donbass. Una concentrazione tale che prefigura “azioni offensive” secondo il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.
Nel mentre, il lavoro degli osservatori OSCE è quasi completamente bloccato: nell'ultimo mese sono stati registrati 57 casi di soppressione elettronica dei droni della missione di monitoraggio sulla linea di contatto.
Continua inoltre il flusso di armi dai paesi della NATO: nei giorni scorsi il Regno Unito ha inviato a Kiev 460 tonnellate di armi su nove aerei, di cui 2,5mila missili guidati anticarro NLAW; Il 28 gennaio è arrivato in Ucraina un altro aereo carico di munizioni proveniente dagli Stati Uniti con bordo della nave 81 tonnellate di proiettili di vario calibro.
“La fornitura di armi all'Ucraina da parte degli Stati Uniti sta spingendo le autorità di Kiev a ricorrere ad avventure militari contro gli abitanti del Donbass” ha dichiarato il 29 gennaio l'ambasciata russa negli Stati Uniti. Appelli che molto difficilmente riceveranno risposta, così come eventuali chiarimenti sul sostegno occidentale a truppe neonaziste: la sceneggiatura della guerra inevitabile sembra già stata scritta e predisposta, ma la vera domanda è quando quel precario equilibrio, che ancora tiene in piedi qualche apertura diplomatica, cadrà definitivamente. Il tempo certamente non è molto.

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