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E nel frattempo si paventa l'invasione russa

Sarebbero circa 175.000, i soldati russi posizionati lungo i 2.220 chilometri di frontiera con l’Ucraina, pronti ad avviare un’operazione militare su larga scala entro gennaio.
Queste sono le indiscrezioni rilasciate da fonti di intelligence statunitensi citate dalla Cnn e dal Washington Post che hanno destato enorme preoccupazione alle cancellerie occidentali.
Non sono inoltre mancate le reazioni che hanno paventato scenari di aperto conflitto atomico con Mosca:
“Non escluderei un'azione militare” ha affermato il senatore repubblicano del Mississippi Roger Wicker, che intervistato su Fox News ha precisato non escluderebbe “truppe americane sul campo” e una potenziale “azione nucleare” contro la Russia.

I falchi più violenti hanno evidentemente perso la ragione e si stanno scatenando senza più ritegno le più folli e apocalittiche proiezioni di una catastrofe imminente che rischia di colpire il centro dell’Europa.
È stato quello della potenziale invasione, il tema principale dell’incontro avvenuto martedì tra i presidenti di Russia e Stati Uniti, Vladimir Putin e Joe Biden, i cui dettagli probabilmente non saranno mai resi pubblici.
Secondo l’agenzia di stampa russa TASS, Putin ha evidenziato la mancata attuazione degli accordi di Minsk del 2015 sul “cessate il fuoco”, chiedendo di non trasferire alla Russia la responsabilità dell’escalation della situazione Ucraina. I presidenti hanno convenuto di incaricare i propri rappresentanti di avviare consultazioni dettagliate su questi temi "sensibili".

Secondo l'amministrazione statunitense, Biden ha espresso "profonde preoccupazioni" circa l'accumulo di forze russe vicino al confine con l'Ucraina, chiarendo che gli Stati Uniti e i loro alleati avrebbero risposto con "forti misure economiche e di altro tipo".
Ammonimenti che sono stati esplicitati nei commenti a margine dell’incontro rilasciati dal consigliere della sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan che ha precisato, a seguito della telefonata di Biden a Mario Draghi e ai leader di Germania, Francia e Regno Unito, come le misure di ritorsione a eventuali azioni di Mosca potrebbero escludere il Paese dal circuito Swift per i pagamenti su scala internazionale; bloccare la convertibilità del rublo; chiudere i canali di finanziamento per le società petrolifere, a cominciare da Gazprom. Potrebbero essere colpite anche le banche di Stato, come la Vtb e la Gazprombank. "Cose che non abbiamo fatto nel 2014, siamo pronti a farle ora", ha detto Biden a Putin, stando alle parole di Sullivan.

Non traspare dunque alcun tentennamento da parte delle forze occidentali a perseguire nelle azioni ostili contro la Russia e mentre ci si strappa le vesti puntando il dito alle truppe Russe all’interno dei suoi confini, nemmeno una parola, viene spesa per denunciare l’escalation militare da parte Ucraina, ai confini delle autoproclamate repubbliche russofobe del Donbass.
Stando ai rapporti dell’OCSE, a partire dal 22 luglio 2020, quando il Gruppo di contatto trilaterale (Ucraina, Russia, OSCE) aveva raggiunto un accordo su un cessate il fuoco sulla linea di contatto, si sono registrate almeno 89.796 violazioni dello stesso nelle regioni di Donetsk e Lugansk.
Dal resoconto quotidiano della missione OCSE, datato 7 dicembre, risulta inoltre che solo la DPR (Repubblica Popolare di Donetsk) è stata colpita in media 442 volte al giorno e la maggior parte delle violazioni si è verificata nelle aree a nord-ovest di N. il villaggio di Gorlovka, a sud-est di Pivdennoe.

Anche nella LPR (Repubblica popolare di Lugansk) in data 6 dicembre sono state rilevate 178 violazioni del regime di cessate il fuoco, verificatesi nelle aree a sud-ovest e nord-ovest dell'area di Zolotoe. L'SMM (Special Monitoring Mission to Ukraine) ha anche confermato le segnalazioni di due vittime civili tra la popolazione.
Secondo l’agenzia di stampa indipendente Regnum, Le forze di Kiev, in violazione degli accordi di Minsk, continuano ad ammassare forze sul territorio e ad utilizzare cannoni di grosso calibro:
la milizia popolare della DPR il 7 dicembre ha denunciato la presenza due carri BTR-70 collocati in una zona residenziale di confine, e 30 T-64 nei pressi della stazione ferroviaria di Krasnoarmeisk.

È anche noto che i militanti ucraini continuano a minare le zone di contatto utilizzando mine antiuomo vietate dalla Convenzione di Ginevra, che rappresentano una minaccia per la vita e la salute della popolazione civile. Ammontano a ben 10 miliardi di euro, gli stanziamenti per il settore della difesa e della sicurezza dell’Ucraina per l’anno 2022.
A questo scenario va aggiunto il pericoloso sostegno militare dato dai paesi Nato che non possono far altro che incrementare ulteriormente i propositi bellici di Kiev:
le autorità britanniche, come dichiarato il vice ministro degli Esteri Victoria Ford al parlamento il 7 dicembre hanno assicurato maggiore assistenza alla difesa dell’Ucraina; fonti citate dal quotidiano The Mirror, parlano addirittura di 400 e 600 truppe sono pronte ad entrare nella regione.

L’incrollabile sostegno Inglese al governo di Kiev era già apparso chiaro lo scorso mese, quando Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace, assieme all’omologo Volodymyr Zelenskiy aveva stipulato un accordo che permetteva di utilizzare i finanziamenti britannici al fine di migliorare le capacità navali dell'Ucraina.
Un pacchetto che prevede un prestito di 1,7 miliardi di sterline, pari a poco meno di 2 miliardi di euro, grazie al quale l'Ucraina ha ora iniziato la fase pratica della costruzione di due basi navali a Berdyansk e Ochakov.
Il paese ha inoltre ricevuto missili anticarro Javelin dagli Stati Uniti nel 2018 e sofisticati droni droni Bayraktar TB2, dalla società turca Baykar Makina, mentre il 6 dicembre, il presidente Zelenskyy ha annunciato l'inizio della costruzione di un impianto ucraino per la produzione di altrettanti moderni droni militari che certamente andranno ad alimentare un conflitto tanto celato, quanto drammaticamente pericoloso.

In definitiva, secondo la portavoce del ministero degli esteri Russo Maria Zakharova, il numero delle forze armate di Kiev nella zona di conflitto ha già raggiunto i 125 mila elementi, pari alla metà dell'intera composizione dell'esercito ucraino. Una situazione militare già preoccupante a cui si devono aggiungere le recenti escalation di tensioni nel mar Nero, che stando alle parole del ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, sono tali da riproporre “lo scenario da incubo di uno scontro militare dove l'architettura della stabilità strategica si sta rapidamente crollando”.
Solo pochi giorni fa la sesta flotta degli Stati Uniti ha annunciato i che il cacciatorpediniere missilistico di classe Arleigh Burke USS (DDG-51) è entrato nel Mar Nero "con una pattuglia di routine", mentre poche settimane fa, bombardieri strategici dei Paesi membri della Nato, si sono spinti a volare fino a 20 chilometri dai confini della Federazione Russa, attraversando, secondo Vladimir Putin “delle linee rosse" del cui pericolo l’occidente non tiene minimamente conto.
Evidentemente non basteranno questi dettagli a fermare il grande gioco geopolitico che accuserà l’aggressore russo dell’imminente invasione mentre, prepara la trappola militare minacciando i suoi confini. È l’ipocrisia che ha sancito ogni guerra e oggi ci siamo pericolosamente immersi, senza più ragionare o protestare, diretti verso la catastrofe.

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