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La ministra degli Esteri australiana avrebbe sollevato la questione con colleghi inglesi e statunitensi

Dopo le rivelazioni del complotto della Cia (Central Intelligence Agency) per rapire ed assassinare il giornalista Julian Assange, crescono le pressioni sul governo australiano affinché venga chiesto il rilascio del fondatore di Wikileaks, che è cittadino australiano, accusato di spionaggio dagli Usa, ed attualmente in prigione nel Regno Unito in attesa della decisione finale sull'estradizione. Le rivelazioni, fatte nei giorni scorsi da Yahoo News, sui piani della Cia guidata da Mike Pompeo nel 2017 - per rispondere con blitz armato ad un ipotetico tentativo di fuga di Assange dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove è stato rifugiato per anni fino all'arresto nel 2019 - hanno infatti rilanciato le richieste del gruppo parlamentare "Bring Julian Assange Home", riportiamo a casa Julian Assange. La senatrice verde Janet Rice ha detto che questa notizia prova che il governo americano "non è mai stato interessato ad un giusto processo" per il fondatore di Wikileaks: "E' ormai oltre ogni ombra di dubbio che Assange non ha ricevuto né riceverà un trattamento equo e l'Australia non può ignorarlo". 
Rispondendo alle domande del Guardian, un portavoce del ministero degli Esteri australiano ha reso noto che la ministra degli Esteri, Marise Payne, ha "sollevato la questione di Assange con i colleghi britannici ed americani, anche nel colloquio avuto con il segretario di Stato, Antony Blinken il 15 settembre". In questi colloqui è stata ribadita l'aspettativa che ad Assange sia garantito "un giusto processo, un trattamento umano e giusto, accesso medico e allo staff legale", conclude il portavoce del governo australiano che ha recentemente rilanciato e rinsaldato l'alleanza con Regno Unito e Stati Uniti con l'annuncio del Patto Aukus. Nei mesi scorsi, Payne aveva rifiutato l'idea che l'Australia possa chiedere di far cadere le accuse contro Assange perché "non ci intromettiamo con il processo legale di altri Paesi". I procuratori americani hanno incriminato il fondatore di Wikileaks sulla base dello Espionage Act per aver aiutato l'ex analista militare Chelsea Manning a rubare le centinaia di migliaia di documenti top segret sulle guerre in Afghanistan ed Iraq poi pubblicati dal sito nel 2010. Assange è al momento in prigione a Belmarsh dopo che il governo americano ha presentato appello contro la prima decisione dei magistrati britannici che hanno negato l’estradizione.

Foto © acidpolly is licensed under CC BY-NC-SA 2.0

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