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"Lì si nasconde la verità sulla morte del leader...."

Due storie unite da un filo rosso. Da un lato, il sequestro del comandante dell’esercito colombiano Pedro Enrique Perez (in foto) e dall’altra la notizia della morte di Pablito, principale cabecilla dell’ELN. Il militare sarebbe stato in possesso di informazioni esclusive sulla presunta scomparsa del leader della guerriglia colombiana, una ragione che avrebbe spinto la disidencia delle Farc a rapirlo.
Chi parla è Ramiro, nome in codice di un ex agente del Direccion Nacional de Inteligencia (DNI), il servizio segreto colombiano. È uscito dall’agenzia nel 2017, dopo la firma dell’accordo di pace tra il Governo di Juan Manuel Santos e le Farc, poiché spiega “non poteva continuare a servire un Paese che faceva affari con dei terroristi”. Nella sua lunga carriera al DNI ha spesso indagato sull’Ejercito de Liberacion Nacional (ELN), la principale organizzazione guerrigliera ancora attiva in Colombia, i cui interessi economici spaziano dal traffico di droga all’estrazione clandestina di oro e coltan nella frontiera venezuelana.
Oggi, Ramiro si trincera dietro ad un alias per paura di ritorsioni da parte dell’ELN perché, come afferma all’inizio dell’incontro, “i guerriglieri hanno occhi e orecchie in ogni istituzione dello Stato”.
Forse proprio per questo ha preferito essere intervistato in un ristorante poco frequentato sulla superstrada che da Buga porta a Calì.
La domanda è scontata ed è stata al centro dell’attenzione della Policia Nacional per diversi mesi: il comandante dell’ELN Gustavo Anibal Giraldo (conosciuto anche come Carlos Emilio Marin) detto Pablito è veramente scomparso per una complicazione a seguito di un intervento chirurgico a dicembre 2020?
La notizia era rimbalzata sui principali giornali colombiani e venezuelani verso la metà di aprile di quest’anno ma l’ELN aveva subito smentito i rumor sulla sua morte. Il 19 giugno, l’Intelligence colombiana ha chiuso la vicenda pubblicando nuove esclusive immagini di Pablito, da poco diventato membro del Comando Central (COCE) dell’ELN, il suo organo direttivo. Cosa c’entra però la presunta scomparsa del guerrigliero con Pedro Enrique Perez? Il colonnello dell’esercito sequestrato a Saravena (nello Stato Arauca della Colombia), il 18 aprile del 2021, quindi solo tre giorni dopo la pubblicazione delle prime speculazioni sulla morte di Pablito.
“Mi è stato riferito da ambienti militari che Perez sarebbe stato intenzionato a scrivere un comunicato molto importante sulla morte di Pablito” - afferma Ramiro. Su come questo militare fosse entrato in possesso di informazioni così riservate, l’ex uomo dei servizi segreti non ha dubbi: “Guardi, Perez era il comandante del Batallón Especial, Energético y Vial N° 18 che presta servizio a Cubarà (Stato Boyacà) a protezione dell’oleodotto di Caño Limón Coveñas, il quale negli ultimi anni è stato il principale oggetto di attentati da parte dell’ELN. È la loro strategia: ricattare le compagnie straniere che gestiscono questi impianti in cambio di decine di migliaia di dollari, in questo modo continuano a finanziare la guerriglia”. Il sospetto è che Perez, grazie alle sue fonti nella zona di frontiera, avesse ascoltato qualcosa di compromettente su Pablito, il guerrigliero che più di tutti rappresenta l’ala dell’ELN contraria a riprendere i dialoghi di pace intavolati con il governo di Bogotà, ma favorevole a proseguire nella strategia di attacco frontale alle istituzioni dello Stato colombiano.
“Possiamo anche rovesciare il ragionamento: può avere avuto anche lui una linea diretta con l’ELN. Le immagini riprese dalle telecamere di sicurezza dell’hotel (dove Perez aveva appena pagato la prenotazione, ndr) mostrano che il colonnello, poco minuti prima di scomparire, aveva parlato per diversi minuti con una ragazza non identificata. Perché era senza scorta pur essendo in un territorio così pericoloso? Perché i suoi superiori non erano stati informati della sua posizione? Queste sono le domande che dobbiamo porci.” Sulle possibili informazioni di cui Perez sarebbe entrato in possesso, Ramiro ipotizza: “Vi è di sicuro un legame con le notizie di stampa sulla morte di Pablito. L’ELN programma sempre in anticipo le sue mosse, prendendo in considerazione tutte le possibili conseguenze di una sua azione. È possibile che l’organizzazione avesse bisogno di diminuire la pressione delle autorità per qualche settimana facendo credere a tutti che il più integralista dei suoi guerriglieri fosse deceduto. Se Perez avesse avuto la conferma del contrario, in molti nell’ELN avrebbero avuto interesse a silenziarlo oppure, in particolare le Farc o la Polizia colombiana, a capire cosa sapeva su Pablito”.
Il 30 aprile 2021, la Fiscalia Nacional ha catturato sette presunti membri del comando che dodici giorni prima aveva rapito il colonnello Perez, smentendo così ogni possibile legame con le notizie della morte del leader del ELN. I sospettati sarebbero tutti integranti del 10° Fronte delle Farc, un particolare battaglione che - dopo gli accordi di pace dell’Avana nel 2016 - ha continuato ad operare a cavallo tra lo Stato Arauca della Colombia e Apure del Venezuela. Ramiro, però, non sembra convinto di questa ricostruzione: “Le riprese delle telecamere di sicurezza dell’hotel fanno pensare che Perez sia voluto andare via di sua spontanea volontà e non perché costretto da qualcuno. Se uno guarda le immagini non può non pensare subito ‘lui è uno di loro’”. Insomma, taglia corto l’ex uomo dei servizi, “se il ‘rapimento’ del colonnello è stato portato a termine dall’ELN significa che qualche equilibrio interno al gruppo è effettivamente saltato”.
Difatti, pochi giorni dopo la smentita della morte di Pablito da parte dei servizi segreti colombiani, il leader maximo dell’ELN Nicolás Rodríguez Bautista alias Gabino ha rinunciato per motivi di salute alla guida dell’organizzazione. In questo modo, Pablito è diventato il numero due del gruppo oltre ad essere l’unico membro dell’ELN a godere di un rapporto privilegiato con il Venezuela.
Ed è proprio il regime di Nicolas Maduro ad aver offerto una sorta di ‘asilo politico’ al Fronte Domingo Lain dell’ELN, l’ala integralista che risponde solo a Pablito: “L’ELN è ormai diventato una costola del Governo venezuelano – prosegue Ramiroda un lato per proteggere la rivoluzione bolivariana e dall’altro per fare pressione sul governo di Bogotà.”
Sia le Farc che l’ELN sono state supportate finanziariamente dal Venezuela, ma tra le due organizzazioni guerrigliere non è mai corso buon sangue. “Non dimentichiamo – conclude l’uomo dei servizi segreti – che già negli anni duemila, il Fronte Domingo Lain era in guerra aperta con il Fronte 10° delle Farc per il controllo delle rotte della cocaina nello Stato Arauca. Oggi questa lotta è portata avanti dalla disidencia delle Farc”. Proprio quei guerriglieri che la Fiscalia accusa di avere ordito il sequestro del colonnello Perez, di cui a distanza di oltre due mesi non vi è ancora traccia. Secondo Radio Caracol, il militare sarebbe stato condotto in un accampamento vicino al paese di La Victoria in Venezuela, ad un tiro di schioppo dalla città colombiana di Arauquita.
Una zona ancora controllata dal Fronte Domingo Lain di Pablito.

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