Il quinto anniversario della dipartita di Berta Cáceres, tra il clamore ancestrale e una giustizia in debito
Il colpo di stato contro Manuel Zelaya del 28 giugno 2009 ha aperto un periodo nefasto per l'Honduras. Si è inaugurata infatti un'epoca di concessioni massive per lo sfruttamento idroelettrico e di altre risorse. Molte di queste aziende sono state ubicate in territori indigeni senza che queste comunità siano mai state interpellate. A partire da quel momento la vita di Berta e di molti dirigenti sociali hanno iniziato ad avere i giorni contati. All'alba del 3 marzo del 2016 i suoi passi l’hanno condotta verso l'immortalità.
"L'impunità non è eterna, i popoli sanno farsi giustizia", queste le parole pubblicate il 1 marzo nei social dal Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari ed Indigene dell'Honduras (COPINH) per annunciare la decisione del Tribunale di Giustizia di acquisire, a fini processuali, 88 elementi di prova che dimostrano il coinvolgimento di David Castillo nell’omicidio di Berta Cáceres.
Dopo 11 sospensioni richieste dalla sua difesa, è stato annunciato che la sentenza sarà emessa tra il 6 e il 30 di aprile. Il Tribunale ha inoltre ammesso Daniele Atala (Responsabile Finanziario dello Sviluppo Energetico S. A. - DESA e accusato di essere uno dei mandanti dell'omicidio) come testimone qualificato nel processo contro David Castillo; tuttavia rifiutano di sentire Jacob Atala, José Eduardo Atala e Pedro Atala: "Questi sono testimoni attendibili, devono essere ammessi nel processo" ha dichiarato il COPINH in un comunicato.
Inoltre ha denunciato che il Tribunale ha respinto i rapporti della CIDH in cui Berta denunciava le minacce e gli attacchi brutali subiti da parte di impiegati della DESA, tra cui David Castillo.
"Berta Càceres è stata assassinata perché era una donna che sfidava il maschilismo con cui agiscono gli uomini di potere per imporre i loro progetti di morte", hanno aggiunto.
Hanno inoltre fatto presente che il Tribunale ha respinto la perizia con la prospettiva di genere proposta dall'accusa privata (famiglia di Berta), che mirava a dimostrare la condizione di Berta, quale donna e leader, come un aggravante del reato.
In questo lungo e penoso percorso della giustizia honduregna, ci sono state una miriade di irregolarità che evidenziano come le istituzioni dello stato si cullino in una debole democrazia. Dalla segretezza (si sono tenute udienze senza metterne al corrente i familiari di Berta ed impedendo l'accesso ai filmati e alle informazioni presentate in queste udienze) alle false o deboli accuse agli imputati, fino al furto dei fascicoli della causa e all'impedimento della pubblicazione, con conseguente impossibilità per la società in generale di conoscere tutti gli intoppi del processo amministrativo e giudiziario. In tutto questo cammino non è mancata la persecuzione nei confronti di alcuni membri del COPINH (in particolar modo delle figlie e del figlio di Berta) e dei leaders del movimento sociale affine alla lotta.
Al di là del fatto che la giustizia un giorno possa dare ragione alla famiglia del popolo Lenca o meno, il messaggio di Berta Càceres ha trasceso il tempo e le frontiere. Lei dava fastidio perché stava seminando una rivoluzione culturale e globale, come un processo che riesce a farsi strada, prevedendo la lotta in tutti i suoi aspetti possibili. Un cambiamento culturale che includeva la cosmovisione del popolo Lenca adattato ai nostri tempi. Per questo il suo assassinio non va solo contro la sua persona, ma anche contro un modello culturale. Berta confidava nei giovani e nell’arte:
"Abbiamo bisogno di canalizzare la ribellione dei giovani. Questo è storico. Morazàn fece appello ai giovani, il Che fece appello ai giovani. Nelle nostre organizzazioni non possiamo neutralizzare la forza di questa ribellione, di protesta, di creatività. Esiste un profondo senso di insurrezione che si esprime attraverso i graffiti ed altre espressioni artistiche e culturali. Noi, come movimento, dobbiamo far sì che questo si propaghi e ciò ha un potere incredibile. Un graffito realizzato dai giovani dice più di mille discorsi ad un popolo a cui costa leggere, che non ha una cultura del dibattimento, di analisi.
Berta scommetteva sulle donne e denunciava l'ipocrisia di alcune organizzazioni progressiste: "Nella storia dell'umanità si è cercato sempre di sminuire e rendere invisibili le donne, anche da parte delle organizzazioni progressiste. Ma qui siamo all'avanguardia della difesa dell'Honduras, per difendere i diritti delle donne, delle comunità del nostro popolo, che è praticamente la stessa battaglia per la giustizia e l'uguaglianza".
Berta scommetteva sul mondo: "Un fattore molto importante della nostra resistenza è la solidarietà internazionale. Ai movimenti sociali rivolgiamo il nostro appello alla solidarietà con il nostro popolo. Vogliamo ricordare che questa azione non è solo per l'Honduras, bensì per tutti i popoli del mondo. Adesso dobbiamo fare una lotta tenace, molto forte, per contrastare questa ricomposizione violenta, invasiva, minacciosa che gli Stati Uniti stanno sviluppando nel nostro continente e in tutto il mondo".
Comprendere che queste idee non sono morte con Berta è capire tutto, è riempirci di forza e di speranza per tutto quello che verrà, significa vedere in ogni azione, in ogni sguardo dei fratelli latinoamericani, che affrontano tutto di petto giorno dopo giorno, l'orizzonte che aneliamo. Perché se il presente è di lotta, il futuro, con assoluta certezza, è nostro. Mai ciò fu espresso meglio che in una vecchia poesia di Josè Maria Castiñeira de Dios.
"Tutta la mia vita è un fiume, che gira intorno alla Terra, con questa bandiera di guerra, che solo al Popolo affido. Il mio popolo, questo segno mio, quest'amore senza più ragioni! Imprigionata tra le sue barriere, e poiché sono libera e forte TORNERÒ DALLA MORTE. TORNERÒ E SARÒ MILIONI".
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