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Abu Mazen ha detto che “le consultazioni si terranno durante l’anno” nel tentativo di sanare le divisioni che però permangono

In Palestina si dicono scettici sull’utilità e la trasparenza delle elezioni parlamentari e presidenziali che dovrebbero tenersi in West Bank, Gaza e Gerusalemme il 31 luglio. A pesare sullo scetticismo sono le lotte politiche intestine e i rischi di corruzione. Non solo. Il condizionale è d’obbligo perché ai palestinesi è stato di fatto impedito di votare da ben 15 anni, vale a dire dalle elezioni del 2006 quando nella Striscia di Gaza vinse per la prima volta il movimento islamista Hamas (bollato di terrorismo dalla maggior parte delle nazioni) e il partito Fatah, al potere da decenni in tutti i distretti dei Territori, non accettò il risultato. L’anno successivo Fatah tentò invano una guerra lampo per riprendersi la Striscia, ma fallì consegnandola definitivamente a Hamas. Da allora, nonostante alcuni tentativi mediati soprattutto dall’Egitto e dalla Turchia, la frattura tra Fatah e Hamas si è ricomposta con fatica in occasione dell’ultima invasione militare israeliana nella Striscia. L’anziano e malato presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas (in foto), venerdì scorso ha affermato che “le consultazioni si terranno durante l’anno” nel tentativo di sanare le divisioni di vecchia data con Hamas che ha accolto favorevolmente la decisione. In realtà l’annuncio del ritorno alle urne è letto dagli analisti come un gesto di Fatah e dell’Olp teso a compiacere il presidente degli Stati Uniti Joe Biden con il quale i palestinesi vogliono ripristinare i rapporti dopo quello, inesistente a tutti gli effetti, con Donald Trump. Ma un sondaggio di dicembre del Palestinian Center for Policy and Survey Research ha rilevato che il 52% dei palestinesi pensa che le elezioni tenute nelle condizioni attuali non sarebbero eque e libere. Il 76% dei palestinesi intervistati inoltre pensa che se vincerà Hamas, Fatah non accetterà il responso delle urne mentre il 58% è convinto che non lo farà Hamas qualora vincesse Fatah.
“Abbiamo fatto un passo importante, ma abbiamo ancora molta strada da fare”, ha detto il politologo Hani al-Masri, da Ramallah. “Restano grandi ostacoli e se non vengono superati questi, l’intera operazione è destinata a fallire”. Non è ancora chiaro quale procedura verrà messa in atto per garantire elezioni libere, se parteciperanno osservatori internazionali e se Abbas, a 85 anni, si ricandiderà.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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