Edward Snowden: “Spero siano voci vere”
Donald Trump sarebbe intenzionato a concedere la grazia a Julian Assange, giornalista e attivista australiano cofondatore dell'organizzazione WikiLeaks. Ne è convinto il pastore evangelico Mark Burns, predicatore televisivo considerato vicino all'attuale inquilino della Casa Bianca, che su Twitter scrive: "Il presidente Trump concederà la grazia". Il tweet di Burns è stato rilanciato da Edward Snowden, altro esponente di spicco di WikiLeaks, che ha commentato l'indiscrezione augurandosi che sia vera. "Il caso contro Assange - scrive Snowden che solo qualche giorno fa aveva avanzato questa richiesta a Trump - si basa su una ideologia legale che criminalizzerebbe il lavoro di ogni giornalista, sia in patria che all'estero". Fonti vicine a Wikileaks, citate sempre su Twitter dal giornalista Ben Quinn - reporter del quotidiano britannico "The Guardian" - hanno precisato di non avere al momento riscontri ufficiali sull'intenzione di graziare Assange da parte di Trump. Assange è attualmente detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, vicino Londra, dopo l'arresto nell'ambasciata dell'Ecuador nel 2019. Assange aveva trovato rifugio presso la sede diplomatica ecuadoriana a Londra nel 2012 dove è rimasto isolato per 7 anni. L'idea di un possibile provvedimento di grazia da parte del Tycoon nei confronti del fondatore di Wikileaks, che è in attesa della sentenza prevista per il prossimo 4 gennaio riguardo la richiesta di estradizione negli Usa, non è nuova. Durante il processo a Londra infatti venne fuori che Trump avrebbe offerto ad Assange la grazia se questi avesse confermato che la Russia non aveva avuto alcun ruolo nella pubblicazione da parte di Wikileaks delle mail rubate ai democratici durante la campagna elettorale del 2016. I legali di Assange hanno precisato che l'offerta sarebbe stata fatta nell'agosto del 2017 dall'allora deputato repubblicano Dana Rohrabacher e da una persona vicina a Trump, Charles Johnson, durante un incontro che ebbero con il fondatore di Wikileaks nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra.
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