Dalla Trilaterale al coinvolgimento nel colpo di Stato Cileno contro Allende il potere di influenza del "Professor Henry"
Da decenni vero redattore delle agende politiche americane, specialmente all’estero. Consigliere scaltro e abilissimo diplomatico, Henry Kissinger è una di quelle figure intramontabili del panorama politico mondiale del ‘900. Ex Segretario di Stato e poi consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, il “Professor Henry” è sempre rimasto dietro le quinte, senza mai esporsi più del necessario. Sussurrava alle orecchie di entrambi i presidenti che accompagnava, Richard Nixon prima e Gerald Ford dopo, quelle che erano le direttive dello Stato profondo americano di cui Kissinger era uno dei più illustri rappresentanti. Nonostante i suoi 97 anni di età Kissinger è tutt’oggi una figura alla quale molti chiedono un consulto o un'opinione grazie al suo indiscutibile potere analitico. Kissinger parla, fornisce pareri, raccomandazioni. E’ un personaggio tuttora in grado di influenzare scenari diplomatici. Una figura politica come poche dalla carriera e dall’identità costellata da poche luci e tante, tantissime ombre. Vediamone alcune.
Torbido passato, in principio fu CFR
Per comprendere qual è il potere di influenza di Henry Kissinger nello scacchiere internazionale è necessario, anzitutto, conoscere il suo trascorso politico. Kissinger ha fatto parte, per lungo tempo, del Council on Foreign Relations, detto CFR, organizzazione statunitense che ha visto passare tra le sue fila direttori della CIA, Segretari di Stato, esponenti di vertice di multinazionali, banche, media, giornali, aziende farmaceutiche ed alimentari made in USA.
Fondata nel 1921 da Edward Mandell House, diplomatico americano che si rivelò fondamentale nella firma del Federal Reserve Act del 1913 e nella creazione della Società delle Nazioni, rappresenta sostanzialmente il braccio organizzativo della politica estera americana.
Sono moltissimi i membri del CFR che ora, come in passato, hanno ricoperto incarichi di spicco nell’amministrazione americana, nelle maggiori istituzioni, o che hanno avuto altri ruoli di grandissima rilevanza.
Tra questi ricordiamo Zbigniew Brzezinski, Consigliere per la Sicurezza nazionale durante la Presidenza Carter dal 1977 al 1981 e fondatore, proprio assieme ad Henry Kissinger e a David Rockefeller, della Commissione Trilaterale, una delle Lobby più importanti nel mondo industrial-finanziario; Madeleine Albright, Segretaria di Stato durante il secondo mandato presidenziale di Bill Clinton, la quale il 12 maggio 1996, durante la trasmissione '60 Seconds’ della CBS, alla domanda se la morte di 500.000 bambini provocata dalla guerra in Iraq fosse un prezzo troppo alto da pagare, rispose: “Penso sia una scelta molto difficile. Tuttavia, noi pensiamo che ne sia valsa la pena”; Colin Powell, 65esimo Segretario di Stato degli Stati Uniti sotto il Presidente George Bush; Robert McNamara, il quale coprì la carica di Segretario della Difesa dal 1961 al 1968, durante la Guerra del Vietnam, e che dal 1968 al 1981 fu Presidente della Banca Mondiale; Dick Cheney, uno dei fondatori del Project for the New American Century (PNAC), istituto di ricerca con sede a Washington; Joe Biden prossimo presidente eletto USA; John Foster Dulles, Segretario di Stato durante la presidenza Eisenhower, fratello di Allen Dulles, direttore della CIA dal 1953 al 1961. Allen Dulles fu uno dei principali esponenti dell’American Committee on United Europe, organizzazione statunitense fondata nel 1948 che aveva lo scopo di promuovere l’integrazione politica Europea. Insomma, un’organizzazione privata che si rivelò determinante nel processo di formazione dell’Unione Europea, tant’è che Altiero Spinelli, nel suo Diario Europeo, racconta degli incontri avvenuti a Washington proprio con Dulles e con William J. Donovan, padre della CIA e presunto fondatore di Gladio, l’organizzazione paramilitare che operò anche in Italia con un protocollo d’intesa tra servizi segreti italiani e statunitensi nel periodo della Guerra Fredda. Altro che Ventotene.
Nasce la Trilaterale
Ma Henry Kissinger è stato anche uno dei tre fondatori della Commissione Trilaterale, istituita il 23 giugno 1973 insieme a David Rockefeller e Zbigniew Brzezinski. Si tratta di un'organizzazione semi-ufficiale che riunisce altissime personalità della finanza e della politica, docenti universitari, esponenti sindacali e giornalisti provenienti da Stati Uniti, Europa e Giappone e infatti lo scopo apparente è quello di incrementare la cooperazione tra questi paesi e il continente europeo. In realtà, però, la Commissione Trilaterale nasce per una conduzione discreta e silenziosa dell'economia e della politica occidentali nel mondo. Documento cardine della Trilaterale, divenuto poi un vero e proprio libro, è “La crisi della democrazia”, scritto da Samuel Huntington, Michel Crozier e Joji Watanuki, pubblicato in Italia con la prefazione del dirigente FIAT Gianni Agnelli. Il libro parla di come gli “eccessi di democrazia” dei Paesi socialisti siano alla base dei malfunzionamenti dei sistemi occidentali odierni; questi signori ci fanno sapere che “la democrazia non è sempre applicabile”; che “i più saggi o i più anziani possono rivendicare l’autorità per sé”, se questo è necessario; che, affinché la “democrazia” (la loro democrazia, ndr) funzioni a dovere, è necessario un certo “livello di apatia da parte di individui e gruppi”.
Alla luce di ciò pare dunque che la Commissione Trilaterale sia tutt’altro che democratica quanto più sembra un’organizzazione a dir poco elitaria, a scapito dei popoli con una concezione anti-democratica ed anti-costituzionale. Della Commissione Trilaterale hanno fatto parte Mario Monti; Federica Guidi, Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Renzi; Romano Prodi; Marta Dassù, Sottosegretario al ministero degli Affari Esteri nel Governo Monti e Viceministro agli Esteri nel governo Letta, assieme alla Bonino; Pierfrancesco Guarguaglini, ex Presidente di Finmeccanica, oggi Leonardo, arrestato nel 2014 nell’ambito dell’inchiesta della DDA di Napoli per fondi neri, associazione a delinquere e corruzione. Luigi Di Maio, in data 22 aprile 2016, ha partecipato ad un pranzo presso l’ISPI (Istituto per gli studi di politica internazionale), assieme ai membri italiani della Trilaterale: Carlo Secchi, Presidente italiano della Trilaterale, Paolo Magri, direttore della Trilaterale in Italia, Mario Monti e vertici di aziende che finanziano la Commissione. Presidente Europeo della Commissione Trilaterale è stato, appunto, Mario Monti, anche Premier italiano dal Novembre 2011 ad Aprile 2013. Lo stesso Monti che, durante il suo mandato, ha fatto approvare Norme e Trattati nefasti quali il Fiscal Compact, il MES, il Six Pack, ed altri; lo stesso Monti che ha inchiodato il Paese all’Austerity, introducendo il Pareggio di Bilancio in Costituzione all’articolo 81; lo stesso Monti che, durante un’intervista del maggio 2012 rilasciata alla CNN, ha dichiarato come il suo Governo stesse “distruggendo la domanda interna attraverso il consolidamento fiscale”, ovvero come stessero impoverendo il popolo italiano; lo stesso Mario Monti che ha sostenuto che l’Europa ha bisogno “di gravi crisi per fare passi avanti”.
Colpo di Stato in Cile del 1973 © Wikipedia
La mente del “Condor”
Henry Kissinger, tra le altre cose, si rese responsabile assieme a Richard Nixon, anche quest’ultimo facente parte del CFR, dell’organizzazione del Colpo di Stato in Cile dell’11 settembre 1973. In particolare Kissinger fu la mente del cosiddetto “Piano Condor”, come si scoprì grazie agli “Archivi dell’orrore” disvelati in Paraguay nel 1992 dalla dottoressa Gladys Mellinger e dall’avvocato Martìn Almada, entrambi sopravvissuti alle torture del regime di Alfred Stroessner. Il Piano Condor fu un’operazione strategica di destabilizzazione ordita e pensata da Kissinger e manovrata dalla Cia. Si trattava di una cospirazione assassina tra i servizi segreti di Argentina, Uruguay, Cile, Paraguay, Brasile e Bolivia atta a eliminare radicalmente socialisti, marxisti, dissidenti politici, attivisti e studenti tramite le sparizioni, la tortura, gli omicidi. L’obiettivo era strozzare sul nascere il sentimento comunista presente in America Latina che avrebbe pesantemente compromesso gli interessi strategici, politici e soprattutto economici dell’imperialismo americano. Per fare questo vennero messi al potere uomini reazionari, gerarchi militari che istituirono nei paesi del Cono Sud dell’America latina feroci dittature.
Il Cile fu uno dei paesi, se non il Paese, più colpito dall’operazione Condor. Nel 1970 dopo la vittoria alle elezioni di Salvador Allende con il partito socialista Unidad Popular in America i vertici del governo Nixon si riunirono per decidere il da farsi in Cile che con Allende al potere avrebbe preso subito la strada del comunismo e quindi la fine delle loro ambizioni di carattere economico. Ma, soprattutto, il Cile di Allende sarebbe potuto essere d’esempio per altre nazioni del continente e del mondo. Un modello democratico fatale per gli Stati Uniti. Era di primaria importanza per Washington rovesciare Salvador Allende ma un colpo di Stato nel 1970 in Cile non sarebbe stato facile realizzarlo. “Le forze armate cilene non hanno lo stomaco per affrontare la violenza che ne potrebbe conseguire”, scrisse l’8 settembre 1970 Edward Korry, ambasciatore americano a Santiago del Cile. Si pensò dunque di lavorare ai fianchi il nuovo governo, che di lì a poco avrebbe dovuto ricevere la fiducia al Senato, attuando una destabilizzazione economica. Per il piano gli Stati Uniti investirono “10 milioni di dollari o di più se necessario”, si legge sempre nella comunicazione di Korry, come stabilito dal presidente Richard Nixon e Henry Kissinger in persona. Bisognava “far prendere sopravvento all’economia”. Il piano consisteva nel sabotare i tentativi del governo tendenti alla rinegoziazione del debito cileno. Porre il veto alla concessione di prestiti da parte di quella che all’epoca era chiamata come “Banca Mondiale” come conseguenza delle politiche del governo Allende, scoraggiare gli investimenti di paesi terzi, oltre agli Stati Uniti naturalmente, sia privati che pubblici, disincentivare turismo e viaggi in Cile. E poi una sfilza di sanzioni se Allende avesse stretto alleanze commerciali con Cuba o Unione Sovietica, nemici giurati di Washington. Allo stesso tempo la Cia aveva creato una “forza esecutiva” (in pratica un gruppo militare) che aveva compiti di sabotaggio e di eliminazione sistematica di soggetti politici e istituzionali cileni con l’intento di far fuori l’opzione democratica nel Paese. Il primo di questi personaggi assassinati fu il generale René Schneider, comandante in capo delle forze armate cilene e intransigente difensore della Costituzione, morto dopo un agguato avvenuto il 22 ottobre 1970, due giorni prima che il Congresso confermasse Allende presidente. Gli Stati Uniti cercarono di provocare al Cile di Allende una morte lenta intaccando il respiro economico del Paese e isolando il presidente Allende grazie alla complicità di mezzi di stampa collusi e all’eliminazione fisica e politica di personaggi a lui vicino.
Tra questi troviamo Carlos Prats, uomo di fiducia di Allende che prese il posto del capo militare Schneider, quest’ultimo assassinato nel fallito tentativo di evitare l’investitura di Allende. Il generale Prats promosse la così detta Dottrina Schneider basata sulla difesa del principio di subordinazione dei militari al potere civile e sulla necessità della loro collaborazione con il governo. Anche il suo nome finì nella Black List della Cia. Contro Prats, nominato dal presidente socialista in persona prima ministro degli interni nel ’72 e ministro della Difesa nel ’73, venne eseguito un attentato, poi fallito, nel giugno del ’73. Nei mesi successivi poi fu vittima di un vero e proprio linciaggio mediatico a seguito del quale - questo era l’obiettivo della campagna mediatica che gli si scatenò contro - venne sostituito da Augusto Pinochet. Prats mise in guardia il presidente su quanto stava avvenendo all’interno dell’esercito e sulle cospirazioni presenti al suo interno. Affranto Prats il 23 agosto 1973 scrisse: “La mia carriera è finita. Senza voler sopravvalutare il mio ruolo, ritengo che la mia uscita di scena rappresenti l’anticamera del colpo di Stato e del grande tradimento”. Non si sbagliò. L’11 settembre 1973 Augusto Pinochet tradì Allende, mise sotto assedio la capitale Santiago del Cile, fece arrestare tutti i componenti del governo e i membri del partito Unidad Popular e bombardò “La Moneda”, il palazzo presidenziale.
Assassinio Allende
Salvador Allende venne assassinato dagli uomini del generale, e non si suicidò come ancora oggi molti ritengono. Finì il sogno di un nuovo Cile e la speranza di milioni di cileni che finalmente con Allende avevano avuto il primo presidente marxista democraticamente eletto della loro storia. Dal golpe seguirono, con Pinochet al potere, 17 anni di spietato regime militare fatto di sparizioni, torture, omicidi, esecuzioni, totalitarismo e violenza di ogni genere. Tutto questo con accertate responsabilità dell’amministrazione Nixon e di Henry Kissinger. Lo scrittore statunitense Gore Vidal a proposito del coinvolgimento americano nel colpo di Stato in Cile nel 1999 affermò: “Se Pinochet sarà processato canterà. E se ciò accadrà mi auguro che Henry Kissinger sia detenuto e processato per quello che ha fatto in Cile e in Cambogia (considerato uno dei paesi più bombardati nella storia, ndr). Considero Henry Kissinger il più grande criminale di guerra in circolazione in questo momento nel pianeta”. Ma la parola di Vidal, purtroppo, non ha molto valore nel mondo di oggi. Henry Kissinger ricevette il Nobel per la Pace per le trattative che hanno portato alla fine della guerra in Vietnam che gli Stati Uniti stessi hanno fagocitato nell’operazione “Phenix”, madre dell’operazione “Condor”. Il Nobel per la Pace gli venne conferito insieme all’attivista vietnamita Le Duc Tho nel 1973, lo stesso anno in cui in Cile si istaurò il regime Pinochet voluto dallo stesso Kissinger. Tutt’ora Kissinger è ampiamente tenuto in considerazione dai governi, viene invitato nei più importanti congressi mondiali e rilascia interviste a quotidiani nazionali. L’ultima delle quali a Repubblica qualche settimana fa in cui chiedeva all’Europa e agli Stati Uniti di unire le forze contro la Cina di Xi Jin Ping.
Fonti:
- “Operazione Condor”, di Stella Calloni (Zambon editore)
- “La Matrix Europea”, di Francesco Amodeo (Matrix Edizioni)
- “La Crisi della Democrazia”, di Huntington, Crozier e Watanuki
- www.trilateral.org
- “Diario europeo (1948-1969)”, di Altiero Spinelli
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