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"Centinaia i civili accoltellati o colpiti a morte"

Più passano i giorni più in Etiopia è evidente lo scoppio di una nuova guerra. A conferma dei timori di un'escalation oggi anche il vicino Sudan ha annunciato la chiusura delle frontiere mentre il governo etiope ha esortato le forze dello Stato regionale dei Tigrè ad arrendersi. A confermare quest'ultima notizia è stata la Bbc, ricordando che il Parlamento ha votato per togliere l'immunità a decine di parlamentari tigrini. Secondo alcune fonti, i combattimenti tra soldati federali e regionali, iniziati mercoledì 4 novembre dopo l'offensiva decisa dal primo ministro etiope, Abiy Ahmed, hanno causato la morte di centinaia di persone, di entrambi gli schieramenti.
Un conflitto, quello tra il Governo di Addis Abeba e il partito di governo locale, Fronte di liberazione del popolo dei Tigrè (Tplf), che è divampato dopo mesi di tensioni tra potere centrale e locale, scatenando una crisi umanitaria con centinaia di migliaia di persone sfollate dalle violenze che si stanno dirigendo verso il Sudan.
Oggi Amnesty International ha denunciato un vero e proprio "massacro" di civili uccisi. "Amnesty International può confermare oggi... che presumibilmente centinaia di persone sono state accoltellate o colpite a morte nella città di Mai-Kadra, nel sud-ovest della regione dei Tigrè, nella notte del 9 novembre", dice il rapporto dell'associazione per la difesa dei diritti umani.
Ma anche l'Ufficio delle Nazioni unite per gli affari umanitari (Ocha) avvisa che diverse agenzie umanitarie in Etiopia non sono in grado di rifornire cibo, medicinali ed altre forniture d'emergenza nella Regione: "Le linee telefoniche sono interrotte e non è consentito il trasporto da e verso il Tigrè, causando una carenza di prodotti di base che colpisce i vulnerabili prima e più di tutti". L'agenzia ha espresso preoccupazione anche per la sicurezza di donne, bambini, anziani e disabili. Mentre l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) teme possa scoppiare una crisi di rifugiati qualora altri civili fossero costretti a scappare dai combattimenti, con il governo sudanese che ieri ha dichiarato di aver già accolto oltre 10.000 rifugiati dall'inizio degli scontri. In un'intervista ai media, la rappresentante dell'Unhcr in Etiopia, Anne Encontre, ha affermato che l'Onu sta negoziando con entrambe le parti nel conflitto per l'apertura di corridoi umanitari. Paradossalmente Abiy, premio Nobel per la pace, ha però finora resistito agli appelli delle Nazioni Unite, dell'Unione Africana e di altre organizzazioni per un cessate il fuoco immediato e l'avvio dei negoziati di pace.

Foto © Imagoeconomica

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