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La città di Lagos, capitale della Nigeria fino al 1991, è praticamente paralizzata dalle proteste che da dieci giorni stanno andando avanti a causa degli abusi della polizia.
Nonostante la scorsa settimana sia stato decretato dal presidente nigeriano Muhammadu Buhari lo scioglimento delle Sars (Special anti-robbery Squad, le forze di polizia che dal 1992 sono state create per il contrasto alle rapine), la popolazione continua a scendere in piazza e, secondo quanto riferisce la Afp, l'aeroporto sarebbe stato bloccato da centinaia di dimostranti che stanno marciando di fronte al terminal delle partenze internazionali.
La richiesta va decisamente oltre la chiusura dei controversi reparti di polizia, ma mira ad un maggior rispetto dei diritti umani, partendo dalla richiesta di porre in stato di accusa gli agenti che hanno commesso abusi e violenze.
Dopo lo scioglimento i vertici delle Sars, infatti, non saranno perseguiti, ma solo ricollocati in altri reparti.
Sul punto è intervenuto Auwal Musa Rafsanjani del Civil society legislative advocacy centre: “Sciogliere le Sars senza comminare sanzioni contro coloro che hanno reso possibili questi atti, significa che appena trasferiti a un’altra unità potrebbero replicare le stesse violenze”.
In un rapporto di Amnesty International è stato accertato che negli anni che vanno dal maggio 2017 al gennaio 2020 sono avvenuti almeno 82 casi di estorsione da parte di componenti delle Sars.
Azioni che si aggiungono alle torture, comprese, finta esecuzione, percosse, pugni e calci, bruciature di sigarette, waterboarding, quasi asfissia con sacchetti di plastica, e violenza sessuale subite dai detenuti in custodia degli agenti speciali.
Dallo scorso 8 ottobre sono scattate le manifestazioni di protesta ad Abuja, la Capitale, e così via nell'intero Paese. Proteste che non hanno dei leader e sono state organizzate da persone comuni.
La risposta istituzionale, ancora una volta, è stata quella della violenza con repressioni contro i manifestanti.
Non sono mancati gli arresti e ad alcuni di essi, secondo i racconti diffusi su social network e giornali, è stato impedito di rivolgersi a un avvocato. Perché fossero rilasciati sono dovuti intervenire i governatori degli stati - la Nigeria è uno stato federale - e il presidente del Senato. Sempre secondo Amnesty International, almeno dieci persone sono state uccise e centinaia sarebbero state ferite. Altre fonti riferiscono che negli scontri sarebbero stati coinvolti anche contro-manifestanti filogovernativi, che hanno aggredito chi protestava contro la polizia.

Foto © Imagoeconomica

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