Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Manlio Dinucci, giornalista, collaboratore del Manifesto, ex direttore esecutivo per l’Italia della International Physicians for the Prevention of Nuclear War, associazione vincitrice del Nobel per la pace nel 1985, è stato intervistato dall’emittente Radio Saiuz il 16 ottobre, nella trasmissione “Qui pianeta terra”.
Tema della puntata il livello di tensione esistente tra i due blocchi (Stati Uniti e Russia), come sta evolvendo in questo tempo di pandemia?
“L’istinto di sopravvivenza nei confronti di una minaccia è salutare, per il virus si adoperano mascherine e distanziamento sociale... Non è scattato l’istinto di sopravvivenza di fronte ad una minaccia di guerra nucleare che sta avanzando. È un qualcosa che viene rimosso e nascosto dalle grandi reti mediatiche, quelle attraverso cui viviamo il mondo” ha affermato il giornalista aprendo l’intervista.

Una silente marcia verso la guerra che viene totalmente occultata alle masse:
“Siamo di fronte ad una corsa agli armamenti... Tutte le maggiori potenze stanno dedicando risorse umane e materiali alla ricerca di armi sempre più sofisticate... Le armi nucleari quantitativamente si sono ridotte rispetto al periodo della guerra fredda, ma qualitativamente sono armi di nuova generazione (compresi i caccia F35) e questa induce un’accelerazione della corsa agli armamenti... Tutto questo sfugge all’opinione pubblica perché fondamentalmente non c’è informazione”.

L’Italia al centro della strategia bellica statunitense
Per quanto riguarda l’Italia, stiamo assistendo ad un ammodernamento delle basi militari americane, concomitante con l’arrivo di nuovi sistemi d’arma, anche nucleari. Ha aggiunto Dinucci in merito:
“Nell’aeroporto di Ghedi si sta creando una base top secret destinata agli F-35... Non è un segreto, la ditta appaltatrice è una società di Bari... Si stanno costruendo 2 linee di volo con 15 hangar... Si sta dotando Ghedi della capacità di ospitare 30 caccia F-35. La Lockheed Martin afferma che questo aereo in versione stealth, è in grado di trasportare due bombe nucleari nella stiva interna... Da Ghedi potrà dunque partire un attacco nucleare con 60 bombe nucleari”.
Ma qual è l’obbiettivo di questo dispiegamento di forze così imponente?
“Il primo obbiettivo è la Russia, in questo momento Ghedi comincia a diventare un bersaglio di missili nucleari Russi.”
Il grado di minaccia offensiva delle basi statunitensi sarà effettivamente amplificato notevolmente con l’arrivo, (violando il trattato di non proliferazione) delle bombe nucleari di ultima generazione:
“Le nuove bombe B61-12 non vengono più sganciate dall’aereo, ma a distanza dall’obbiettivo. La bomba è direzionata da un sistema satellitare. Hanno la capacità di penetrare nel sotto-suolo e al momento del lancio può essere impostata la potenza di detonazione... Queste armi sono sempre sotto stretto controllo del Pentagono, che le darebbe all’alleato solo nel momento in cui ci fosse l’ordine di usarlo. In questo modo l’Italia viola il trattato di non proliferazione (TNP) in maniera duplice, in quanto ospita armi nucleari mentre il trattato lo proibisce e in secondo luogo si prepara tramite la sua aeronautica all’uso di armi nucleari”.

missile b61 12 concept 820

L’Italia, come membro della Nato, ha ceduto ogni sua sovranità alle scelte strategiche Americane:
“L’Italia ospita comandi di primaria importanza in un’alleanza che dal '49 ad oggi si regge su un principio molto chiaro: deve essere sotto comando statunitense.
In poche parole la massima autorità militare della Nato, il comandante supremo alleato in Europa viene nominato sempre dagli Stati Uniti d’America.”
L’importanza strategica dell’Italia nelle nuove operazioni di guerra è testimoniata dalla base di Camp Derby: “a detta del comando Usa, il più grande arsenale statunitense al di fuori della madre patria”. Vi è poi il Muos di Niscemi, “una delle 4 stazioni mondiali che collega tutte le forze alleate in qualsiasi parte del mondo”.
Ma la Russia è veramente un nemico minaccioso che ha avviato una condotta offensiva nei confronti dell’Europa?

La crisi Ucraina, l’inizio delle ostilità verso la Russia
“La Russia si è ripresa da tentativi di disgregazione interna, e ha via via intensificato i rapporti economici con l’Unione Europea, attraverso la vendita del gas e importando prodotti da parte italiana ed Europea”.

Nel 2014 precipita la situazione con la crisi Ucraina. Ma ha subito davvero un’invasione dell’ex Unione Sovietica?
Oggi sappiamo che la realtà è ben diversa: ricordiamo le dichiarazioni dell’ex assistente del segretario di Stato Victoria Nuland al National Press Club di Washington, nel dicembre 2013, quando affermava che gli Stati Uniti avevano investito 5 miliardi di dollari «al fine di dare all’Ucraina il futuro che merita». Ricordiamo le dichiarazioni dei cecchini Georgiani che intervistati dalla BBC e dall’agenzia di stampa Interfax dichiararono di essere stati reclutati da un membro del governo Usa per sparare sui manifestanti e sui poliziotti al solo scopo di innescare una rivoluzione violenta che avrebbe deposto Yanukovich e provocato la Russia. Ha affermato Dinucci nel merito:
“Oggi sappiamo che nel paese è avvenuto un colpo di stato. Tiratori scelti portati dalla Georgia erano stati posizionati sul tetto e hanno sparato sui manifestanti e sui poliziotti. Immediatamente gruppi neonazisti hanno fatto stragi delle popolazioni russe nel Donbass, la Crimea indice un referendum e chiede di entrare in Russia, con notevole stato di autonomia... Chi ha mosso la prima pedina conosceva le successive mosse, la Russia da aggredito diventa aggressore staccando un pezzo dell’Ucraina. Immediatamente arrivano i nostri di oltre-atlantico, schieramenti di truppe, miliardi di dollari destinati alla difesa dell’Europa... Mentre noi eravamo in lockdown sono arrivati bombardieri strategici statunitensi sorvolando l’Europa fino ai limiti dello spazio aereo Russo...”.
Risulta inevitabile in questo scenario constatare che “ci sono missili puntati contro di noi, non da parte di chi ci vuole attaccare ma da parte di chi viene provocato”.

ucraina divisioni linguistiche ed etniche

In definitiva oggi assistiamo in forma acuta ad “un confronto teso tra le potenze che fin ora hanno governato il mondo, il cosiddetto occidente e un fronte Euroasiatico composto da Russia e Cina. Addirittura “I nostri caccia Typhoon sono ai confini con la Russia”.

L’economia di guerra ai tempi del virus
Nel proseguo dell’intervista viene fatta menzione di quanto siano ingenti le spese militari per la guerra in un periodo di forte depressione economica dovuta alle misure restrittive contro la diffusione del Covid-19:
“La spesa militare italiana ammonta a più di 70 milioni di euro al giorno. A queste cifre vanno aggiunte altre cifre iscritte nei bilanci del ministero dello sviluppo economico. Negli ultimi 4 bilanci dal 2017 al 2034 hanno stanziato 35 miliardi di euro per sistemi militari avanzatissimi aggiuntivi a quelli che già vengono stanziati per la difesa. Nel Recovery fund c’è una parte che va dai 17 fino a 30 miliardi di euro che sono destinati a programmi militari... Gli F-35, il cui costo complessivo è di 14 miliardi di euro, per un’ora di esercitazione costano 43.000 dollari. Per un’ora di volo si potrebbero creare due posti di lavoro!”.

Viene da chiedersi se le misure di distanziamento sociale ora non portino ad una maggior divisione e frammentazione dell’opinione pubblica distratta e impaurita dal virus ed incapace di vedere una minaccia più grande all’orizzonte.
“Qualunque sia l’origine del virus, le misure che si stanno prendendo ci rendono impotenti ancora di più rispetto a tutto questo... Mentre si decide il futuro del pianeta terra... Tutto quello di cui parliamo ora nel mondo televisivo non esiste, appaiono solo i vari nemici... Per sostenere i piani di guerra bisogna convincere l’opinione pubblica dell’esistenza di una minaccia”.

Il caso Julian Assange
Una menzione finale di Dinucci è stata fatta nei confronti del giornalista Julian Assange, oggi simbolo del giornalismo libero, contro i crimini del potere, e oggi sempre più soggetto a repressione.
“Un giornalista che ha osato tirar fuori la verità, Julian Assange, in questo momento è a Londra sotto processo per essere estradato negli Stati Uniti d’America, perché ha portato alla luce le prove di crimini di guerra nascosti: gli elicotteri che in Iraq fanno strage della popolazione Civile, la scena di un giornalista della Reuters che viene ferito gravemente, un altro suo cameramen viene ucciso. Al pilota viene anche dato l’ordine di attaccare l’auto che trasportava i feriti dove c’era anche un bambino. Oppure il carteggio Clinton-Sarkozy, che si scambiano delle mail in cui si dice tranquillamente che bisogna far presto a rovesciare Gheddafi perché sta usando le riserve auree libiche per creare una moneta unica Africana che danneggerebbe sia il Franco francese africano che il dollaro... Il giornalista Julian Assange, oggi in processo a Londra in condizioni inimmaginabili di vera e propria tortura riconosciuta dalle Nazioni Unite, rischia di essere estradato negli Stati Uniti dove lo attendono 175 anni di reclusione... Se passano cose di questo tipo nel 21esimo secolo vuol dire che in futuro non potremo nemmeno tenere queste trasmissioni per fare informazione”.

Foto © Imagoeconomica

TAGS:

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos