Patti, detenzione negoziata, omertà militare e impunità. Le dichiarazioni dell'ex colonello in pensione Gilberto Vázquez
L’acuta crisi politica scoppiata oggi in Uruguay, dopo che sono stati resi pubblici i verbali delle dichiarazioni dei militari repressori della dittatura uruguaiana ai Tribunali d'Onore delle Forze Armate, è l'inevitabile conseguenza di un'immorale connessione che esisteva in tempi di democrazia, tra il potere politico e l'esercito. Così come l'imponente risposta delle Madri di Familiari Detenuti Desaparecidos in Uruguay, di altre organizzazioni per i Diritti Umani, dei Comitati studenteschi, dei lavoratori e dei cittadini, presenti venerdì 3 settembre nella Piazza Libertad al centro di Montevideo, capitale dell'Uruguay, dove il grido unanime era: ¡basta impunità! L'impunità di cui si sono resi complici – in modalità diverse - i cinque governanti post dittatura civile-militare: Julio María Sanguinetti (Partito Colorado), Luis Alberto Lacalle (Partido Nacional), Jorge Batlle (Partito Colorado), Tabaré Vázquez (Frente Amplio), e José "Pepe" Mujica (Frente Amplio).
L'occultamento (di fronte alla Giustizia) di informazioni molto preziose detenute dai repressori sulle violazioni dei diritti umani, che includono torture, omicidi e sparizioni forzate, nell’ambito del Piano Condor, con la partecipazione di soldati dell'Uruguay e dell'Argentina in entrambi i paesi, sta scuotendo le fondamenta del governo di Luis Lacalle Pou. Rivediamo alcuni punti: già nel 2019, durante il governo ‘frenteamplista’ di Tabaré Vázquez, si è verificata una situazione analoga quando vennero alla luce i verbali del colonello Gavazo, che ha ammesso di avere lanciato personalmente, nel 1973, nelle acque della laguna di Paso de los Toros, il cadavere del militante tupamaro Roberto Gomensoro Josman. Oggi, nel 2020, durante il governo di coalizione di destra, vengono alla luce i verbali con le confessioni al Tribunale d'Onore militare di un altro militare: il colonello Gilberto Vázquez che rivendica le sparizioni del "secondo volo" (approvate dai suoi superiori) e, quel che è peggio, ammettendo la propria partecipazione come repressore (torturando e uccidendo), e inoltre una serie di accordi con i suoi superiori riguardanti la sua prigionia (e niente meno che con il consenso del Presidente della Repubblica di turno: Tabaré Vázquez).
Facendo il punto sulla questione: era maggio giugno del 2006 quando il colonello Gilberto Vázquez, allora recluso (arresto amministrativo) in un'unità militare di Avenida Agraciada di Montevideo, pianificò il suo trasferimento all'ospedale militare da dove poi si diede alla fuga, rimanendo latitante per un paio di giorni dopo essersi messo delle extensioni ai capelli per fingere di essere una donna. Una volta arrestato, per avere commesso il disonore della fuga, è stato portato davanti al Tribunale d'Onore dove, alla presenza di tre militari di alto grado, parlò con fermezza su temi strettamente legati alla repressione, alle trattative riguardo la sua prigionia, avvenute tra i suoi superiori e il Presidente Vázquez. Gilberto Vázquez disse al Tribunale che la sua fuga, nel mese di giugno, era dovuta alla sua contrarietà a essere estradato in Argentina (per reati commessi nell’ambito del Piano Condor), insieme ai colonelli Jorge Silvera ed Ernesto Rama.
Ha dichiarato inoltre che durante una riunione, a mezzogiorno del 24 maggio, alla quale parteciparono altri militari detenuti e gerarchi castrensi, nell'Unità militare dell’Avenida Agraciada, il Comandante in Capo dell'Esercito Carlos Díaz gli comunicò che era giunto ad un accordo in un incontro con il presidente Vázquez per scontare la sua condanna in Uruguay, per evitare di consegnarlo agli argentini. L'incontro con il Presidente non è stato altro che un freddo negoziato tra il leader della sinistra Tabaré Vázquez e i repressori del Piano Condor, nella persona del comandante in Capo dell'Esercito al momento: Carlos Díaz. Ma la riunione è stata in realtà una cena alla quale hanno partecipato, oltre al Presidente e il comandante Díaz, i comandanti della Marina e dell'Aeronautica Militare, il Capo della Casa Militare e, se ciò non bastasse, il segretario della Presidenza dott.Gonzalo Fernández. Si deduce quindi, considerando i partecipanti, che l'incontro era di carattere ufficiale, ma non è stato reso pubblico. Se oggi il verbale con le confessioni di Gilberto Vázquez non fosse venuto alla luce, la cittadinanza sarebbe mai venuta a conoscenza di questa sorta di negoziazioni e di accordi tra i militari e gli uomini del governo frenteamplista? Pensodi no. Assolutamente.
La casta militare repressiva - terrorista di Stato - stava negoziando, alle spalle della Giustizia Penale, con il potere politico - con Tabaré Vázquez, emblema del progressismo uruguaiano, della sinistra uruguaiana - la detenzione dei militari responsabili di crimini orrendi della dittatura? Sì. Assolutamente. Una trattativa per oltraggiare la Giustizia argentina che li perseguiva per aver commesso altri gravi crimini? Sì. Assolutamente. Una trattativa in cui si è convenuto che Gilberto Vázquez si addossasse la colpa della morte di Adalberto Soba, dato che la Giudice Aida Vera Barreto gli aveva chiesto se accettava volontariamente l'estradizione in Argentina? Sì. Assolutamente.
Per crudele ironia, mentre si portavano a termine le negoziazioni tra i militari e il Presidente Vázquez – durante una cena, ripetiamo - e alcuni giorni dopo Gilberto Vázquez e i suoi colleghi venivano informati di tali accordi, a Montevideo si svolgeva, come ogni 20 maggio, la Marcia del Silenzio, completamente all'oscuro di tutti quei compromessi. Crudele ironia che dovrebbe far vergognare l'ex presidente Vázquez.
Nel 2020, dopo che il Ministero di Difesa ha diffuso le confessioni di Gilberto Vázquez, colonello dell’Intelligence condannato per 28 omicidi, la posizione del governo di Luis Lacalle vuole persuadere, o meglio, convincere che si è trattato di un gesto di trasparenza. Ma dall’altro lato ci sono dubbi su questa trasparenza e il fatto viene interpretato piuttosto come un'operazione di chiara natura politica, come abbiamo già scritto in un precedente articolo.
Al di là del fatto che forse entrambe le cose sono alla base del fatto in sé, la verità è che le Madri, i Familiari e la società uruguaiana hanno dovuto prendere atto che dietro il tema dei diritti umani, desaparecidos e conti in sospeso con la Giustizia da parte dei militari, c’è uno scenario ben definito, al quale si aggiunge (forse non per caso), la questione della destituzione dall’incarico di Manini Ríos, una questione piuttosto scottante nell'agenda legislativa, poichè, a seconda dell’esito, potrebbe avere tutta una serie di ripercussioni: favorire alcuni e danneggiare altri. Se restasse al suo incarico, rimarrebbe intatta la coalizione di governo (e sicuramente l'omertà della casta militare ne uscirebbe rafforzata), e gli altri si vedrebbero colpiti ma manterrebbero intatta la lotta per la verità, con la consapevolezza che bisogna tirare fuori ancora molti panni sporchi.
Passo dopo passo questi fatti rivelano realtà che erano davanti ai nostri occhi, ma non volevamo vederle. È “ragionevole” la cecità dei ranghi militari o dei civili favoreggiatori dei militari, ma non è ammissibile dagli ambienti di una sinistra che, considerando i fatti, oserei dire che ha le mani macchiate di sangue, sia per l’omertà, che era ed è ancora tanta, (che rivela l’implicita complicità con il terrorismo di Stato). Governanti bianchi e ‘colorados’ si sono inginocchiati per garantire l'impunità. I governanti ‘frenteamplistas’ (del Frente Amplio) sono stati meno sfacciati, forse ambigui, ma anche loro hanno favorito l'impunità, perché è mancata la volontà di afferrare il toro dalle corna, cioè affrontare la casta militare.
A proposito, mi viene in mente l'episodio in cui il presidente Tabaré Vázquez ordinò al comandante dell'Esercito Angelo Bertolotti di localizzare i resti di alcuni desaparecidos, ma che "non voleva nomi", ma semplicemente voltare pagina velocemente. Mi viene in mente anche la ferrea posizione militarista dell'ormai deceduto, ex Ministro della Difesa, Eleuterio Fernández Huidobro che nascose informazioni; e non posso neanche dimenticare l’improvviso allontanamento del Giudice Mariana Mota , durante il governo di José Mujica, che segnò un punto a favore dell'impunità; non posso dimenticare neppure l'ex presidente Mujica, che a livello internazionale è visto come un emblema della difesa dei Diritti Umani, tra altre "virtù", che salutando e abbracciando il generale Miguel Dalmao, appena processato, ha rivolto un chiaro messaggi ai giudici. Potremmo ricordare molte altre cose.
Riassumendo. Ignacio Errandonea, di Madri e Familiari, venerdì 3 settembre, durante la manifestazione in Piazza Libertad, ha detto ai giornalisti: "I tribunali d'onore hanno dimostrato che i militari hanno le informazioni. È ora che il potere politico costringa i militari a dire la verità e chiudere una volta per tutte questo episodio che dura orma da troppo tempo. È da oltre 40 anni che cerchiamo i nostri parenti e le Forze Armate continuano ad occultare le informazioni”.
Riassumendo. Jorge Zabalza, in riferimento ai verbali, ha detto: "Mujica e Huidobro hanno molta responsabilità per quanto è successo con i verbali. Mujica e Huidobro hanno favorito l'impunità negli ultimi anni. Poi gli esplodono in faccia cose come quelle di Gilberto Vázquez”.
Riassumendo. In un recente editoriale del settimanale Brecha il giornalista Samuel Blixen, ha detto espressamente: "Dopo 35 anni dall'istaurazione della democrazia, i risultati della lotta contro l'impunità sono estremamente scarsi, specialmente se teniamo in conto che abbiamo avanzato nella conoscenza di come sono andate le cose, ma non su chi le ha commesse". "Le strutture istituzionali hanno contribuito poco e piuttosto ostacolato: Il Parlamento con la sua Ley de Caducidad (Legge di Prescrizione), i Ministri della Difesa che hanno occultato informazioni, e perfino il Potere Giudiziario, dove l’impegno di alcuni giudici si scontrava contro le decisioni della Corte Suprema di Giustizia. L'eccezione alla regola è la gestione della Procura specializzata in reati di Lesa Umanità". C'è un concetto per riassumere questa situazione di omertà, il patto del silenzio militare che funzionava e funziona ancora oggi, perché non c'è volontà politica per smantellarlo”.
Riassumendo. Non era azzardato. Né uno sproposito. O affermazioni senza fondamento, quando Antimafia Dos Mil insieme al Movimento giovanile Our Voice, partecipava ogni 20 maggio alla Marcia del Silenzio insieme ad altre mobilitazioni con un'imponente striscione: "I responsabili dell'impunità. Tacciono la verità" (che ha suscitato critiche e disappunto, fino quando un giorno ci è stato rubato da un camioncino) puntando il dito contro i responsabili dell'impunità: Sanguinetti, Batlle, Lacalle, Vázquez e Mujica.
Di fronte agli eventi attuali, qualcuno ha ancora dei dubbi?
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