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di AMDuemila
Il presidente della Camera intervistato da Al Jazeera: "Uno stato che non cerca verità non può dirsi democratico"

"La procura di Roma ha iscritto sul registro degli indagati 5 persone appartenenti alla National Security ma l'Egitto non ha mai risposto alle rogatorie dei magistrati italiani. Questo non è possibile. Non è possibile che sulla vicenda di un bravissimo ragazzo come Giulio Regeni, sequestrato, torturato e ucciso, l'Egitto non collabori e non sia nemmeno iniziato un processo per appurare la verità". Sono parole di fuoco quelle pronunciate dal presidente della Camera Roberto Fico nel corso di un'intervista alla televisione qatariota Al Jazeera sul caso Regeni.
"Non posso pensare che dopo un caso così grave e spietato in Egitto non sia nemmeno cominciato un processo. - ha continuato Fico - E' una cosa che non mi riesco a spiegare. Se non dobbiamo pensare male, vogliamo il processo, una sentenza e che si arrivi alla verità. L'Egitto lo deve all'Italia e l'Italia lo deve alla memoria di Giulio e alla sua famiglia. Uno Stato che non ricerca la verità, non si può dire sia uno Stato democratico fino in fondo".
Alla richiesta di Al Jazeera di precisare meglio l'implicazione dei 5 agenti della National Security egiziana indagati dai magistrati di Roma, Fico ha poi aggiunto dicendo che "fanno parte dei vari Servizi egiziani. I nomi sono pubblici e al di là dei nomi che sono stati iscritti nel registro degli indagati, io credo non ci siano più motivazioni per cui non ci siano risposte alle rogatorie internazionali. Questo è un fatto - ha affermato - noi chiediamo risposte. Noi ci aspettiamo una collaborazione seria, giusta, leale e onesta. Questo è quello che pretendiamo, nulla di più, nulla di meno". "Quando io sono andato in Egitto - ha poi aggiunto il presidente della Camera nell'intervista trasmessa ieri sera da Al Jazeera - ho parlato esclusivamente di Giulio Regeni, non ho voluto affrontare nessun altro punto, perché io credo che se non risolviamo questo punto i rapporti sono e saranno molto complicati. Nel corso della mia visita avevo avuto assicurazioni dal presidente Al Sisi sulla ricerca della verità e avevo avuto assicurazioni sulle tempistiche che non sono mai arrivate. Promesse che non sono state mantenute e quindi ho dovuto, con grande rammarico, sospendere ogni tipo di rapporto diplomatico tra la Camera dei deputati e il Parlamento egiziano". "E' ormai più di un anno che i rapporti sono sospesi perché aspettiamo delle risposte, come la magistratura le aspetta sulle rogatorie che sono state presentate. La responsabilità che vedo è che non è stato iniziato nessun processo. Parliamo di un fatto terribile, di un sequestro, di una tortura comprovata e dell'uccisione di Giulio Regeni, allora vuol dire che c'è qualcosa che non funziona, che non torna". "Le procure - ha insistito il presidente della Camera - devono collaborare e la cooperazione deve arrivare, a un certo punto, dopo tanti anni, con i fatti. La procura di Roma ha chiesto dei fatti ben specifici e a questi fatti occorre dare una risposta. Credo che l'Italia stia facendo l'impossibile, con un partner economico, commerciale e culturale come è l'Egitto per l'Italia". "E' chiaro - ha detto ancora - che quando succede un fatto del genere, i rapporti sono tesi e anche la cooperazione economico-culturale non può essere quella di prima. I governi italiani che si sono succeduti lo hanno fatto ma occorre fare di più, sempre di più. Non credo che possa esserci una ragion di Stato che impedisca di guardare ciò che è successo. Le istituzioni stanno lavorando ma devono farlo in modo più forte alla ricerca della verità e lo Stato egiziano ci deve aiutare a ricercare questa verità. Vanno messe in campo tutte le iniziative affinché si giunga a una sentenza, al processo e a una risposta alle rogatorie internazionali".
"Gli egiziani, poco tempo fa, ci avevano detto che avevano bisogno di un procuratore generale alla procura di Roma, perché ai tempi c'era un facente funzioni. Ora - ha ricordato Fico - il Csm lo ha nominato nella persona del dottor Prestipino. Il procuratore c'è e non ci sono più scuse per non andare avanti", ha ribadito. "Voglio ricordare che su questa vicenda si sono espressi i Parlamenti di diversi Paesi europei ma, soprattutto, si è espresso il Parlamento europeo con una risoluzione che chiede verità. Come rappresentante dello Stato italiano io voglio avere la forza di poter guardare negli occhi i genitori di Giulio Regeni e potergli dire che stiamo facendo tutto il possibile per la ricerca della verità". "La famiglia di Silvia Romano ha potuto riabbracciare la figlia, con la famiglia di Giulio questo non è stato possibile. Allora dobbiamo almeno avere la possibilità di restituire la verità, che non ridarà la vita a Giulio, ma può dare dignità e forza allo Stato italiano e giustizia alla famiglia", ha concluso.

Foto © Imagoeconomica

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