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di AMDuemila
“Non è solo il Coronavirus che uccide, anche la fame. Per questo motivo rischiamo carestie bibliche” che raddoppierebbero il numero di persone senza cibo. E’ questo l’allarme che ha lanciato l’Onu (Organizzazione delle Nazioni Unite) chiedendo anche all’intera comunità internazionale di "agire in fretta per evitare una catastrofe umanitaria". Per le Nazioni Unite gli oltre 2 milioni e 600.000 contagi ed i 180.000 morti sono l’effetto causato dalla pandemia, ma non è l’unico. Qualora l’emergenza sanitaria, dovesse prolungarsi, potrebbero esserci delle conseguenze più devianti a livello economico globale, soprattutto riguardo i Paesi più poveri. Secondo il quarto rapporto annuale del Pam, il Programma alimentare mondiale, in una stima, ha evidenziato come le persone che soffrono la fame potrebbero diventare oltre 250 milioni entro la fine di quest'anno, rispetto agli attuali 135 milioni. E quindi, i Paesi più a rischio sono 10, in quanto questi già da anni sono attraversati da conflitti, crisi economiche e cambiamenti climatici: Yemen, Repubblica democratica del Congo, Afghanistan, Venezuela, Etiopia, Sud Sudan, Sudan, Siria, Nigeria e Haiti. Prima ancora del Coronavirus, già in alcune zone dell’Africa e dell’Asia meridionale la penuria di cibo era arrivata a livelli endemici per la siccità e di invasioni di locuste mai così violente in decenni. Secondo il capo del Pam, David Beasley, non bisogna perdere più tempo e attivarsi. "Agire con saggezza e in fretta”, perché bisogna scongiurare uno scenario di "più carestie di proporzioni bibliche entro pochi mesi”, è stato il suo appello durante una riunione del Consiglio di Sicurezza in videoconferenza.
Inoltre, anche i Paesi industrializzati in questo momento devono far fronte alle proprie crisi interne, ma secondo Beasley le risorse per allontanare lo spettro della fame ci sono: "Con la nostra esperienza e le nostre partnership, possiamo riunire i team e i programmi necessari per garantire che la pandemia di Covid-19 non diventi una catastrofe umana e alimentare", ha sottolineato il capo dell'organismo Onu basato a Roma, che di recente ha vinto la sua battaglia personale con il virus, da cui era stato contagiato il mese scorso.
Il Coronavirus ha messo in dura difficoltà anche quei Paesi che sono in via di sviluppo. Infatti, secondo la Banca Mondiale, le rimesse dall'estero dovrebbero precipitare a livello globale di circa il 20% quest'anno (da 554 miliardi di dollari del 2019 a 445 miliardi) poiché i regimi di lockdown vigenti in quasi tutte le economie avanzate hanno provocato perdite di posti di lavoro che impediscono agli stranieri di inviare denaro alle loro famiglie a casa. In alcuni Paesi le rimesse dall'estero ammontano a un quarto o anche a un terzo del Pil, come il Sud Sudan, Haiti, Nepal e Montenegro. Secondo il responsabile del rapporto della Banca Mondiale, Dilip Ratha, quello del 2020 "sarà il peggior calo di rimesse mai registrato".

Foto © Imagoeconomica

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