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di Andrés Volpe
Gli assassini di Berta Cáceres potrebbero restare in libertà

Sembra che stia diventando una consuetudine nella nostra amata America Latina, quasi una regola, che i soliti, i carnefici, credano di avere più diritti delle loro vittime. La libertà è un diritto dettato e garantito solo dai valori e dalla giustizia, ma in questo caso la giustizia è un po’ più debole del solito. In questi giorni il paese è costretto a rimanere in casa e gli assassini escono per fare i loro interessi o almeno è questo il loro intento.
Dall'inizio della pandemia la giustizia è stata travolta da richieste di modifiche delle condizioni del regime carcerario dei detenuti che, a causa del loro status di assassini, sono ben lontani dall'ottenere gli arresti domiciliari. A causa della natura instabile della giustizia e della politica, in quanto garante di questi casi, in questo momento la nostra debole democrazia corre serio pericolo.
Questo è il caso dell'Honduras che, dal colpo di stato contro Emanuel Celaya nell'anno 2009, non ha smesso di limitare i diritti dei suoi cittadini. Questo scenario che ha permesso al Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell'Honduras, COPINH, di rafforzare la propria lotta e di espandere il fronte della battaglia. Berta Cáceres aveva chiaro che la guerra bisognava vincerla soprattutto nelle aule, nel ritorno al sapere ancestrale e nel rispetto della diversità, motivo per cui convocava i diversi gruppi, includendo la possibilità di reintegrare i giovani emarginati delle associazioni criminali conosciute come "Maras" in una riforma dalle fondamenta nel suo paese; andava perfino oltre i confini facendo appello ad una lotta a livello continentale. Ragione per cui divenne importante, diventando in un nemico pericoloso che doveva essere messo a tacere.

sergio rodríguez orellana douglas bustillo atala zablah david castillo

Oggi il COPINH denuncia la possibilità che due degli assassini condannati per la morte di Berta Cáceres escano di prigione a causa dell'emergenza sanitaria.
Sergio Rodríguez Orellana e Douglas Bustillo, lavoratori della famiglia Atala Zablah, condannati a 30 anni di prigione per l'omicidio, potrebbero venire messi in libertà per presunte ragioni di salute nel mezzo della crisi per il Covid-19. E su questa linea, più benefici o persino la scarcerazione per David Castillo, uno dei mandanti del crimine. Di tutto questo i principali responsabili sono lo Stato dell'Honduras e l'Istituto Penitenziario Nazionale gestito dall'esercito. È necessario che le autorità preposte presiedute dal direttore del comitato di controllo del Sistema Penitenziario Nazionale, colonello José González Maradiaga, chiariscano urgentemente questa situazione.
Berta Zúñiga Cáceres, attuale leader del COPINH, figlia di Berta Cáceres, ha colto l’occasione per denunciare che le comunità originarie situate nella zona sud-occidentale dell'Honduras, quasi al confine con El Salvador, sono senza rifornimenti e trascurate a causa della situazione pandemica, sia a livello sanitario “storicamente saccheggiato", che dagli interventi del governo di Juan Orlando Hernández che definisce il regime dittatoriale nel perpetuare tale carenza. Per questo motivo Berta Zuñiga ha rimarcato l'importanza di tutelare l'acqua e di vivere di quello che produce la terra, il che garantisce di non dipendere dai fattori produttivi dell'indice dei prezzi al consumo.
Di fronte a questa situazione il popolo honduregno cerca di fare la sua parte per ottenere le risorse di base e per mitigare per proprio conto gli effetti della pandemia. A seguito di ciò, Berta ha denunciato che il governo ha minacciato la repressione e il mantenimento nello stato attuale dette comunità.

caceres berta 610

Berta Zúñiga Cáceres



Inoltre, rispetto all’alleggerimento del regime carcerario ha dichiarato: "Questo è un percorso di impunità che ci provoca profonda indignazione e sappiamo che dietro ci sono molti atti di corruzione che coinvolgono le persone che ne beneficiano e che esercitano una certa influenza; sappiamo che sono 3000 le persone private di libertà che stanno per uscire e non vogliamo che i corrotti beneficino di questa misura."
Berta Zuñiga ha anche aggiunto che la giustizia sta usando questa situazione per agire secondo i propri interessi, venendo meno anche al rispetto delle condizioni già stabilite.
Stiamo anche denunciando duramente la corruzione che sta vivendo tutto il nostro paese. L'incapacità e la disorganizzazione ci riempiono sempre di sdegno, questo è il momento in cui lanciare di nuovo questa denuncia e prepararci durante la quarantena, così quando finirà ci potremmo mobilitare contro questo regime dittatoriale che ha militarizzato il nostro paese, e contro il traffico di droga che non si ferma e non si fermerà".
Berta Zúñiga ha concluso il suo appello ai comitati di tutta l'America esortando a non demoralizzarsi e a mantenere la lotta della propria organizzazione, nonostante le circostanze.

Immagine di copertina: www.entornointeligente.com

Foto 2
: www.copinh.org

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