di Karim El Sadi - Video
A Gaza uccisi due palestinesi, i loro cadaveri sono stati caricati e portati via da bulldozer israeliani
Una scena da brividi che fa piangere di rabbia estrema. Quella rabbia, che si cela negli abissi dell'anima. La dignità di un essere umano profanata e trattata come quella di una bestia, se non peggio. Di un oggetto inanimato. Succede in Palestina, di nuovo. Ieri sera a Khan Younis (Gaza) un gruppo di palestinesi si è recato nei pressi della barriera di sicurezza che separa la Striscia di Gaza con Israele per manifestare contro l'assedio dell'area. Due di questi sono stati deliberatamente uccisi a distanza da cecchini israeliani nascosti al di là del filo spinato. Questa mattina alcuni dei loro compagni sono venuti a recuperare i corpi per poterli restituire ai famigliari ma, al loro arrivo, l'esercito israeliano ha aperto il fuoco per allontanarli. Il sadismo di Israele però non ha limiti ed ecco che da una collinetta escono due bulldozer blindati dell'esercito. I ragazzi sanno cosa vogliono quei mezzi: prendersi i martiri. Quindi si apprestano a trascinare via come possono gli amici deceduti mentre dall'altra parte continuano i colpi di avvertimento dei tiratori scelti. Sono momenti concitati. Quattro palestinesi rimangono feriti dai proiettili, uno rischia di perdere una gamba. I bulldozer avanzano scortati da un carro armato e i ragazzi non possono fare altro che abbandonare i loro fratelli deceduti. Se ne vanno voltandosi con le lacrime agli occhi sbracciando disperati. Nel frattempo le telecamere riprendono tutta la scena. Il soldato a bordo del bulldozer carica uno dei cadaveri con la pala meccanica ma non ci riesce. Ci prova più e più volte maciullando ad ogni tentativo il corpo del giovane che ormai somiglia più a un pezzo di copertone. Sembra di assistere a una scena di Animal Planet: il predatore che si divora con due bocconi la piccola preda. Dopo alcuni minuti l'operatore del bulldozer riesce a trovare un modo per portarsi via il cadavere senza farlo cadere grazie a un lembo di felpa finito accidentalmente tra i denti della pala meccanica. Gli amici non riescono a credere ai loro occhi e nemmeno i giornalisti accorsi sul posto. La scena diventa virale sui social nei paesi arabi. Ma in Occidente nessuno vedrà nulla. E' la "Banalità del male" di cui parlava Hannah Arendt: l'uomo che compie azioni orribili, ma senza cattive intenzioni, solo per “incoscienza”, per un distacco dalla realtà malvagia dei suoi atti. Ma qui la cosa è differente. Sì, perché i sionisti sono perfettamente coscienti e convinti di quello che fanno e la loro convinzione non viene da una guida militare o politica che impartisce ordini. Viene da una guida spirituale, quella del loro "Dio". E come tale è insuperabile. Anche il crimine più efferato trova una sua ragione d'esistenza se volto ad assecondare quel principio diabolico dietro al quale i sionisti si trincerano ogni qual volta messi all'angolo dalla razionalità e dall'evidenza dei fatti. "Questa terra ci è stata promessa dal Signore", affermano. Pertanto chi, come i palestinesi, contesta anche solo con la propria esistenza questa affermazione, viene considerato un ostacolo da rimuovere. E il cadavere profanato del povero ragazzo è solo l'esempio lampante di tutto ciò.
(23 febbraio 2020)