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di Karim El Sadi
Dubbi e incongruenze sull’eliminazione del primo ricercato al mondo

Abu Bakr al Baghdadi è stato ucciso in un raid americano nel nord della Siria”. Sono passati ormai quattro giorni dall’annuncio storico trasmesso in diretta mondiale del presidente degli Stati Uniti Donald J. Trump della morte del leader dell’ISIS Abu Bakr al Baghdadi, ma giornali e televisioni non smettono di parlarne. E più se ne parla più ci si accorge che la versione ufficiale diffusa da Trump fa acqua da tutte le parti. L’uomo più ricercato al mondo “è morto dopo essere fuggito in un vicolo cieco, piangendo e urlando. Al Baghdadi si è fatto saltare in aria e ha ucciso tre dei suoi figli che erano con lui” ha spiegato Trump affermando di aver "visto in diretta" il blitz delle forze speciali. "E' stato come guardare un film" ha aggiunto con tono trionfante. Già, un film. Il racconto dell’inquilino della Casa Bianca infatti ha fornito una quantità di particolari dell’operazione tanto dettagliati quanto contraddittori e fantasiosi da lasciar pensare a una delle centinaia di pellicole sparatutto Hollywoodiane ambientate in Medio Oriente. Un “codardo” terrorista serrato in un tunnel senza uscita, otto elicotteri da guerra sopra di lui, cani che abbaiano nell'oscurità, tre bambini terrorizzati presi come ostaggi, il fondamentalista islamico che si fa saltare in aria col suo giubbotto esplosivo, il tunnel che poi crolla su se stesso e sui bambini. Già da questo quadro, descritto minuziosamente da niente di meno che il presidente degli Stati Uniti, risulta evidente che i punti critici sono diversi. Partendo dalla questione delle urla e dei pianti il New York Times scrive che le immagini alle quali hanno assistito Trump e i suoi collaboratori nella 'situation room' (la stessa in cui Barack Obama si trovava per assistere all'operazione contro Bin Laden) erano senza audio.

al baghdadi abu bakr morte

Non solo. Quelle immagini riprese dalle telecamere piazzate sugli elmetti delle teste di cuoio sono state registrate a notte fonda e sono state consegnate a Trump soltanto dopo la conferenza stampa. Come ha fatto dunque il presidente a fornire un racconto così preciso sulla vicenda? Mistero. Le incongruenze sono state evidenziate anche dagli stessi russi, ringraziati da Trump insieme a Turchia e curdi per il contributo nell’eliminazione di al Baghdadi (Mosca tuttavia ha negato ogni partecipazione al blitz), che sul territorio hanno veramente occhi e orecchie (l’aviazione russa è l’unica autorizzata dal presidente Bashar Al Assad a sorvolare la zona insieme a quella siriana). “Né sabato, né i giorni scorsi sulla zona di de-escalation di Idlib sono stati effettuati attacchi aerei degli Stati Uniti o della cosiddetta 'coalizione internazionale' da loro guidata" ha esordito il portavoce del ministro della Difesa russo Igor Konashenkov. "L'aumento del numero di partecipanti diretti e di Paesi che presumibilmente hanno preso parte a questa 'operazione', ciascuno con dettagli completamente contrastanti, solleva legittimi quesiti e dubbi sulla sua stessa realtà e successo”. Ad aggiungersi al lungo elenco di punti interrogativi c’è quello del giornalista di Asia Times Pepe Escobar riguardo alla vicenda della raccolta dei resti del terrorista per il riconoscimento tramite il test del DNA forense eseguito, secondo Escobar, in tempi record in quanto la base militare dove sarebbe stato fatto distava oltre un ora di distanza. Sospetti leciti. Anche il giornalista italiano esperto di medio oriente Alberto Negri su "Il Manifesto" ha riportato i suoi sospetti: “I testimoni siriani parlano di tre ore di raid e bombardamenti: non è stato un blitz ma una battaglia. Fatta da chi e come? Da un aereo Usa e da sei elicotteri che poi dovevano tornare in Iraq con 70 minuti di volo? Oppure in Turchia, che è a 5 minuti di volo ed è un Paese con basi Usa e Nato? Un racconto non credibile”. In questa pioggia di singolarità quel che è certa è l’uscita di scena del Califfo, si spera definitiva visto che era stato dato per ucciso almeno 4 volte (una nel 2014, due nel 2015 e un’ultima volta nel 2017). Ad ogni modo "morto un Papa se ne fa un altro" come dice il detto. Ed ecco che dal cilindro del mago illusionista americano spunta fuori un altro coniglietto. L’ennesimo terrorista, nato e addestrato in una delle base militari statunitensi piazzate qua e là in giro per il mondo. Il suo nome è Abdullah Qardash detto Hajji Abdallah “il distruttore”, un iracheno di origine turkmena ex ufficiale di Saddam Hussein, ancora più cattivo e violento del leader ucciso, stando alle testimonianze. Appare in poche immagini con il volto duro, accigliato, e lo sguardo penetrante. Qardash si è formato mentre si trovava nel carcere americano di Camp Bucca, l’altra struttura di detenzione sperduta in irak dopo quella di Abu Ghraib dove gli USA praticavano violentissime torture nei confronti dei detenuti. Cosa sia successo mentre si trovava al suo interno non è dato sapere. Sta di fatto che i più grandi terroristi nemici degli USA sono usciti proprio da celle americane, lo stesso leader dell’ISIS è passato dalle carceri con la bandiera a stelle e strisce, e caso vuole sia uscito proprio da quella di Camp Bucca dove si trovava insieme a Qardash. Quest’ultimo però non ha avuto nemmeno il tempo di raccogliere il testimone di al Baghdadi che secondo il Pentagono sarebbe stato già eliminato. L’ennesimo trucco di magia? Riapparirà tra qualche anno come ha fatto il Califfo prima di lui? Magari con più barba e a capo di un’altra organizzazione terroristica? Chi può dirlo, non sarebbe una novità. Nel frattempo però a sparire realmente in questo periodo di fibrillazione sul suolo siriano è il petrolio. Ci sono prove inconfutabili fornite dal ministero della Difesa russo che dimostrano come l’"Amministrazione Autonoma Orientale della Siria" creata dagli States, tramite la società Sadcab, continui a rubare il petrolio siriano che viene contrabbandato per diverse vie, d’accordo con i curdi, in direzione Turchia, Irak e Giordania. Affari d’oro le cui entrate finiscono sui conti delle compagnie dei contractors privati e su quelli dei servizi segreti americani.

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