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di AMDuemila - Video-intervista
"Il timore mio - me ne assumo totalmente la responsabilità - è che il cancro sia diventato, in questi decenni, un affare insieme alle guerre" e "La chemioterapia non è la soluzione del Cancro". Sono queste le dichiarazioni di Ermanno Leo, medico e chirurgo italiano, specializzato in chirurgia oncologica nel 1982, che dal 1998 dirige la struttura di chirurgia colo-rettale presso l'Istituto tumori di Milano nonché professore a contratto presso la Scuola di Specializzazione in Chirurgia generale dell'Università di Roma La Sapienza, intervenuto nel maggio 2017 in un incontro pubblico dal titolo "Ricerca farmaceutica: business o speranza", moderato dal giornalista Gianluigi Nuzzi.
Leo è una delle eccellenze italiane elogiato in tutto il mondo per aver sviluppato 25 anni fa una innovativa tecnica chirurgica nel trattamento del cancro al colon-retto.
Infatti in assenza di essa i pazienti sono costretti a portare i segni di una mutilazione irreversibile, il famigerato sacchettino sull’addome. Grazie alla collaborazione con colleghi francesi, l’equipe del Dr. Ermanno Leo ha realizzato un programma innovativo che trova oggi consenso scientifico ad ogni livello grazie alla tecnica operatoria di tipo conservativo che mantiene l’integrità dell’organo.
Nel suo intervento spiega come le multinazionali del farmaco di fatto bloccano la ricerca e ci costringono a combattere con i vecchi strumenti, tra i quali, appunto, la chemioterapia.
Ecco alcuni estratti del suo intervento alla conferenza: “Io sono qui quasi per fare un mea culpa come oncologo, ma se dovessimo paragonare e confrontare ciò che ho sentito oggi che di encomiabile tecnologico è avvenuto nell’oncologia sono profondamente deluso e rendo omaggio a chi non ce l’ha fatta e a chi in questo momento non ce la sta facendo. A me interessa un dato, poi tutti sappiamo che i giochi statistici si possono manipolare e fare: in Italia ci sono ogni anno quasi 180.000 morti di cancro, se questo è il segno di un successo io vado ai giardini pubblici. Il timore mio, e me ne assumo totalmente la responsabilità, è che il cancro in questi decenni sia diventato un affare insieme alle guerre.
Il tumore al colon-retto, di cui mi occupo e di cui si conoscono tutti i precursori, è l’unico che potrebbe scomparire dalla faccia della terra, se ne ammalano ogni anno 50.000 persone con 25.000 morti l’anno. Se si facesse una colonscopia a tutti gli italiani sopra i 45-50 anni non ci sarebbe più la malattia perché si andrebbero ad asportare le forme ancora benigne e evitare la trasformazione in maligna così da non ricorrere al potere delle multinazionali.
Io lo dico senza vergogna, ma queste persone ormai gestiscono il problema farmaco fregandosene che i morti non sono assolutamente diminuiti e anzi, perché il problema è che tutti sanno che la soluzione del cancro non sarà legata alla chemioterapia. Bisognerà cambiare completamente registro”.

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