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Merce sensibile lasciata in porto
da
ilfattoquotidiano.it
Il cargo che, da quanto trapelato, sarebbe carico di armamenti destinati a Riyad, è attraccato intorno alle 6 al terminal Gmt, nonostante il tentativo del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di impedire l'approdo bloccando l’ingresso degli ormeggiatori con lo striscione "Stop ai traffici di armi, guerra alla guerra". Le casse contenenti i generatori della Teknel che hanno scatenato le proteste non saranno caricati sulla nave, come deciso durante l'incontro tra sindacati e prefetto.

È stato trovato un primo accordo tra sindacati e Prefettura sulle operazioni di carico a bordo della Bahri Yambu, il cargo battente bandiera saudita che, da quanto trapelato, sarebbe carico di armamenti destinati a Riyad pronti all’utilizzo nella guerra in Yemen e attraccato intorno alle 6 al terminal Gmt del porto di Genova, nonostante il tentativo del Collettivo Autonomo Lavoratori Portuali di impedire l’approdo bloccando l’ingresso degli ormeggiatori del porto con lo striscione “Stop ai traffici di armi, guerra alla guerra”. Alla fine dell’incontro tra i rappresentanti della Filt-Cgil in rappresentanza dei portuali e del Prefetto Fiamma Spena, si è giunti a un accordo: il generatore elettrico della Teknel, oggetto delle proteste dei “camalli”, non sarà caricato nella stiva della nave, ma portato in un’area protetta del porto per essere ispezionato, mentre le operazioni di carico potranno ripartire in giornata.

Nella prima mattinata, a ponte Etiopia, come annunciato ieri dai portuali della Filt, sono partiti il presidio e lo sciopero, con la richiesta di poter ispezionare il carico per essere sicuri che la nave non trasporti effettivamente materiale bellico: “Vogliamo segnalare all’opinione pubblica nazionale e non solo che, come hanno già fatto altri portuali in Europa, non diventeremo complici di quello che sta succedendo in Yemen”, hanno scritto in un comunicato i segretari Filt, Enrico Ascheri ed Enrico Poggi.

La Bahri Yambu è entrata in porto alle 5 di stamani scortata da due motovedette della capitaneria di porto di Genova e ha terminato le operazioni di attracco alle 6,10. La partenza della nave cargo con destinazione Jeddah era prevista dopo le 22 di stasera, ma la tabella di marcia potrebbe subire dei ritardi, visto la trattativa tra i sindacati e i terminalisti sul tipo di materiali che devono essere imbarcati e tra questi un particolare tipo di generatore, proprio quello della Teknel, che potrebbe essere usato per scopi bellici. Una delle possibilità vagliate sarebbe quella di trasferire via terra al porto di La Spezia il materiale considerato borderline, consentendo invece il carico delle merci di tipo civile, ma una parte dei lavoratori della Culmv sta chiedendo al sindacato di proseguire comunque lo sciopero per affermare il principio che il porto di Genova resta chiuso alle navi cariche di armi.

A parlare con il prefetto Spena è stata una delegazione del sindacato composta dal segretario della camera del lavoro, Igor Magni, e dal segretario della Filt, Enrico Poggi. Intanto, dal presidio fanno sapere che “oggi siamo qui come lavoratori con il sindacato che ha bloccato tutte le operazioni sulla Bahri Yambu – ha detto Luigi Cianci, delegato Filt Cgil della Compagnia unica -, finché non si fa chiarezza sul fatto che a Genova armi non si caricano. Per l’agenzia marittima che ha in consegna il carico si tratta di un carico civile, ma siccome la Teknel ha un contratto con la Nato per noi questa è una zona grigia tra civile e militare“.

La Guardia Costiera ligure fa sapere che non è la prima volta che la nave attracca ed effettua operazioni di carico e scarico nel porto di Genova, ma che forse fino ad oggi non si era al corrente di ciò che trasportasse: “Questa nave scala regolarmente il porto di Genova da circa 4-5 anni. Credo che la protesta sia legata a quanto successo in Francia. Probabilmente la consapevolezza di quali sono le merci trasportate è arrivata fino a noi e c’è stata questa sensibilità sull’accosto”, ha detto il comandante della Guardia costiera ligure, ammiraglio Nicola Carlone, parlando a margine del convegno sulla Via della Seta nella sede dell’Autorità portuale.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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