da buongiornoslovacchia.sk
Dopo le ultime rivelazioni del servizio televisivo andato in onda sul TG1 Rai prima di Pasqua, il primo ministro Peter Pellegrini (Smer-SD) ha detto oggi di avere intenzione di chiedere al ministro dell’interno Denisa Sakova (Smer-SD) e al capo della polizia Milan Lučanský di verificare che tipo di azioni sono state intraprese dalla polizia slovacca quando ha ricevuto informazioni dall’Italia sulle attività dell’imprenditore italiano Antonino Vadalà, estradato lo scorso anno per narcotraffico per conto della ‘Ndrangheta. Il premier vuole sapere cosa hanno fatto gli organi di polizia, allora sotto gli ordini dell’ex presidente Tibor Gašpar poi rimosso dallo stesso Pellegrini, con le informazioni ricevute dalla DIA italiana già nel 2013 e come sono state trattate eventuali informazioni raccolte dall’intelligence slovacca "sull’esistenza di tali persone e gruppi nella parte orientale della Slovacchia". Secondo le informazioni diffuse dalla giornalista investigativa Maria Grazia Mazzola, le autorità slovacche presupponevano già nel 2013 che Vadalà avesse creato una ‘ndrina in Slovacchia.
Il deputato Alojz Baránik, responsabile per la giustizia del partito di opposizione Libertà e Solidarietà (SaS), accusa il governo di avere coperto i contatti di altissimo livello di Antonino Vadalà, che poteva contare sulla stretta relazione con Mária Troškova mentre l’ex pin-up era fianco a fianco con il primo ministro Robert Fico, e non solo sul lavoro. Gli inquirenti italiani hanno registrato tra i due centinaia di telefonate risalenti al periodo tra tra il 2014 e il 2018, ovvero mentre la ragazza ricopriva posizioni delicate al palazzo del governo, a contatto con dossier della massima segretezza. C’è il ragionevole sospetto, ha detto Baránik, che l’impunità di Vadalà, che si era vantato di avere comprato polizia, servizi segreti e dogane, "si è basata sul rapporto con Maria Troškova che era al fianco del primo ministro Fico, non solo in contesti di lavoro".
Tratto da: buongiornoslovacchia.sk
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