di Marta Serafini - Video
Il conflitto iniziato tra il 25 e il 26 marzo del 2015 ha messo in ginocchio le infrastrutture civili. La denuncia delle Ong. Ancora combattimenti a Houdeida
Diciannove mila raid aerei che hanno devastato scuole, ospedali e importanti infrastrutture. Tredici al giorno, più di uno ogni 2 ore. Oltre un milione e mezzo di bambini costretti a fuggire dalle loro case e dai loro villaggi e che in molti casi, più di 1 al giorno, sono stati colpiti dai bombardamenti proprio mentre tentavano di ripararsi in un luogo sicuro. E ancora 10 milioni di minori senza accesso a cure mediche adeguate, tantissimi rischiano di morire di fame e 1 ragazza su 3 e 1 ragazzo su 4 non hanno la possibilità di andare a scuola.
Entra nel suo quinto anno di guerra lo Yemen, dopo che il 26 marzo che la coalizione a guida saudita iniziava i bombardamenti sulla aree controllate dai ribelli Houthi, sostenuti da Teheran. Secondo le Nazioni Unite, la guerra ha causato la peggiore crisi umanitaria nel mondo, con oltre 10 mila morti. Un bilancio acuito - denunciano le ong - dalle carenze di infrastrutture sanitarie e dal blocco del porto di Houdeida, punto di arrivo di medicinali e aiuti umanitari. Dei 16.749 attacchi aerei compiuti negli ultimi tre anni - denuncia Medici Senza Frontiere - un’incursione su tre ha colpito siti non militari: infrastrutture pubbliche, mercati, case e veicoli civili. Le parti in conflitto non hanno risparmiato nemmeno gli ospedali: si stima che metà delle strutture sanitarie sia attualmente inutilizzabile e quelle ancora funzionanti soffrono della carenza di personale, attrezzature e risorse. A peggiorare il quadro poi c’è il colera, che ha colpito finora oltre un milione di persone, in un’epidemia senza precedenti.
Pagano il prezzo più alto i minori, come sottolinea Save the Children - perché le bombe vendute dai governi stranieri alla Coalizione a guida saudita, ogni mese uccidono o feriscono gravemente 37 minori in un Paese sconvolto da un conflitto cruento e senza fine, dove 10 milioni di minori non hanno accesso a cure mediche adeguate, tantissimi rischiano di morire di fame e 1 ragazza su 3 e 1 ragazzo su 4 non hanno la possibilità di andare a scuola. D’altro canto - come denuncia Human Rights Watch - anche i ribelli Houthi si sono distinti per gravi violazioni dei diritti umani e di recente - secondo quanto comunicato da fonti governative yemenite, citate dall’emittente emiratina "Al Arbiya" - hanno aperto, sotto la supervisione di Hezbollah, quattro campi di addestramento per i minori.
Da una parte le vittime, dall’altra il tavolo diplomatico. Il 13 dicembre, il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres, dopo i colloqui di pace in Svezia, ha annunciato una serie di accordi per giungere a una soluzione del conflitto, a partire dal porto di Houdeida. Tuttavia i combattimenti non si sono del tutto fermati. E - come sintetizza Eleonora Ardemagni, ricercatrice associata di Ispi - "il conflitto ha generato nuove tensioni a livello regionale e ha visto inserirsi nella partita tra Teheran e Riad anche gli Emirati che in Yemen aspirano all’ indebolimento della Fratellanza Musulmana (qui rappresentata dal partito Islah, che raccoglie però anche salafiti), contrasto ad al-Qaeda nella Penisola Arabica (Aqap) e creazione di un’area di influenza geostrategica nel sud dello Yemen". Come dire che, se si di pace si inizia timidamente a parlare, è chiaro come la strada da fare sia ancora moltissima.
Tratto da: corriere.it