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La notizia è stata diffusa dalle agenzie stampa internazionali.
La cattura di un capo mafioso della storica organizzazione criminale "Cosa Nostra" non passa inavvertita. Il suo nome, il suo rango e la sua storia, sono motivo di indiscusso interesse.
Lo chiamano "Tonton Settimo" ma si chiama Settimino Mineo, ha 80 anni ed è gioielliere. E mafioso. Non si tratta di un inoffensivo anziano dello stivale italiano. Dalla morte in prigione di Salvatore "Totò" Riina (a novembre del 2017), era il nuovo leader di Cosa Nostra.
Martedì 4 dicembre, in un’operazione di polizia denominata "Cupola 2.0” le autorità siciliane lo hanno arrestato e ammanettato. La stessa sorte è toccata ad altri 45 membri dello stesso gruppo mafioso. L’operazione è il risultato di quattro investigazioni, semplicemente perché "Tonton Settimo" era già nel mirino dei gruppi dei carabinieri specializzati nella cattura dei capi mafiosi nella mitica città di Palermo.
A proposito di questa cattura Luigi Di Maio, vice primo ministro e leader del Movimento 5 Stelle, ha detto pubblicamente: "È uno dei colpi più duri inflitti dallo lo Stato alla mafia".
Questo alto funzionario dello stato non si sbaglia né esagera all’esprimersi in questi termini. L'inoffensivo anziano era il capo della cupola mafiosa di Palermo. Praticamente il massimo dirigente delle famiglie mafiose della provincia. Il successore del capo Totò Riina.
Ma "Tonton Settimo" non è stato l'unico a cadere nelle mani della Legge. Tra gli arrestati ci sono altri tre capi di "mandamento", cioè le zone di influenza in cui l’organizzazione mafiosa divide il territorio per la gestione delle sue attività illegali. I tre capi, secondo informazioni provenienti da Palermo, sono stati identificati come Filippo Bisconti, Belmonte Mezzagno e Gregorio di Giovanni. Gli altri arrestati sono capifamiglia e "uomini di onore" di Cosa Nostra.
Il Procuratore capo della Direzione Antimafia di Palermo, Francesco Lo Voi, intervistato dalla stampa locale ha detto: “L’importante dell'operazione è l'avere potuto impedire la formazione del nuovo direttivo provinciale di Cosa Nostra (uno dei massimi organismi di controllo dell'organizzazione mafiosa)”.
Dalle informazioni diffuse dalle agenzia stampa in America Latina "La Cupola" o il "direttivo provinciale", non si riuniva da quando nel 1993 fu catturato Totò Riina, nonostante il potere dentro Cosa Nostra fosse in mano a Leoluca Bagarella e Bernardo Provenzano.
Bisogna ricordare che "La Cupola" nacque durante una riunione realizzata che si è tenuta al Grand Hotel et des Palmes di Palermo, nel 1957, alla quale presero parte i membri di famiglie della mafia statunitense e siciliana. Dopo una cruenta guerra interna tra mafiosi il controllo esclusivo andò ai "corleonesi".
Secondo quanto spiegato dal Procuratore Lo Voi, dopo la morte di Riina la mafia siciliana ha cercato di riorganizzare "La Cupola" all’interno della storica struttura con l'unico obiettivo di continuare con le proprie attività di vendita di droga, estorsione ed infiltrazioni.
Il Procuratore Lo Voi, spiegando i dettagli dell'operazione ha aggiunto ai giornalisti: “Grazie alle intercettazioni è stato possibile ricostruire una prima riunione della "direzione provinciale" tenutasi lo scorso 29 maggio alla presenza dei capi di altri "mandamenti" di Palermo, mentre gli altri membri aspettavano fuori. In quella riunione è stata individuata la persona di maggiore importanza del gruppo, che risultò essere Settimo Mineo, alias "Tonton Settimo", condannato più volte per associazione mafiosa ed era titolare di una gioielleria nel centro della città di Palermo”.
"È stato Mineo a parlare con gli altri capi esortandoli a ristabilire le regole di Cosa Nostra che si erano perse nel tempo e che non venivano più applicate a causa della disorganizzazione generale. Secondo le indagini, le regole furono nuovamente fissate, come la necessità di riunioni periodiche nel corso delle quali i rappresentanti dei "mandamenti" dovevano scegliere i capi delle loro famiglie. E altre per risolvere qualsiasi conflitto tra i membri, punire gli "uomini di onore" in caso di inadempimento o comportamento discutibile, allontanandoli temporaneamente o permanentemente dalle loro famiglie".

Chi è “Tonton Settimo”?
Settimino Mineo fu condannato per mafia a cinque anni di reclusione nel cosiddetto maxiprocesso contro Cosa Nostra dopo le indagini del giudice Giovanni Falcone e dopo fu arrestato nuovamente e scontò una condanna di11 anni. Durante gli interrogatori a cui lo sottopose Falcone - assassinato a maggio del 1992 a Capaci - Settimo Mineo scelse di non collaborare rispondendo quasi come un mantra: "Non so di che parla".
Nel contesto siciliano, riguardo la cattura di "Tonton Settimo" il Procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero de Raho ha detto che "nel tentativo di ricostituire una nuova "direzione provinciale" c’è stata l'esigenza (di Cosa Nostra), di realizzare strategie economiche e criminali agendo di nuovo insieme e senza divisioni e di ritornare alle vecchie regole dell'intimidazione come la testa di capra sul tavolo dell'imprenditore che a cui volevano estorcere denaro. Con il "nuovo padrino" Cosa Nostra portava il suo centro di gravità a Palermo a differenza di quando era in mano ai Corleonesi”.
"Settimo Mineo - secondo Cafiero de Raho - stava per prendere le redini dell'organizzazione per età e carisma, e per evitare qualunque conflitto con le nuove generazioni, in particolar modo con Matteo Messina Denaro, che oggi ha 56 anni (un amante delle donne e del lusso e latitante da oltre 20 anni) che dalla morte di Riina vuole diventare capo supremo della mafia siciliana".
Ricordiamo ai lettori che Salvatore "Totò" Riina nacque a Corleone, Sicilia nel 1930 e morì in prigione il 17 novembre 2017, il giorno dopo aver compiuto 87 anni.
Ricordiamo ai lettori che Matteo Messina Denaro è latitante e ha trascorso quasi la metà della sua vita in clandestinità. Nacque a Castelvetrano il 26 aprile 1962 ed oggi è considerato uno dei mafiosi più potenti d'Europa, e figura nella lista dei più ricercati dal FBI. È soprannominato "Diabolik”.
Ricordiamo ai lettori che la mafia italiana non è un mito, è una mano criminale potente, operativa e dinamica dei nostri giorni.
Giorni in cui neanche l'Antimafia è un mito, è altrettanto operativa e dinamica. Dentro e fuori dall'Italia.

Foto © Igor Petyx

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