di Antonio Mazzeo
Una storia infinita quella del terminale terrestre del MUOS, il nuovo sistema di telecomunicazioni satellitari della Marina militare USA, in via d’installazione a Niscemi (Caltanissetta), all’interno della riserva naturale orientata “Sughereta”, sito d’importanza comunitaria SIC. Una storia, purtroppo, caratterizzata da incredibili soprusi ai danni della popolazione prossima agli impianti militari, camaleontismi di politici e governatori regionali, illeciti e omissioni di amministratori e funzionari pubblici, gravi violazioni delle normative urbanistiche ambientali, disapplicazione delle leggi antimafia per impedire l’infiltrazione criminale nelle opere pubbliche. L’ultimo capitolo di questa storia infinita risale allo scorso 3 settembre quando il CGA – Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana ha depositato la sentenza non definitiva con la quale ha accolto parzialmente i motivi d’appello del Ministero della Difesa contro la sentenza emessa dal TAR di Palermo il 23 febbraio 2015 che aveva invece stigmatizzato la pericolosità delle emissioni prodotte dagli impianti del MUOS di Niscemi per la salute umana e il traffico aereo di mezza Sicilia, riconoscendo le ragioni di Legambiente, dei Comitati No MUOS e del Comune di Niscemi. In estrema sintesi, il CGA, pur riconoscendo l’invalidità della cosiddetta “revoca delle revoche” del governo Crocetta (l’atto amministrativo del 24 luglio 2013 con cui la giunta regionale aveva revocato lo stop alla costruzione del megaimpianto militare da lei stessa ordinato il 29 marzo 2013), ha annullato il precedente provvedimento di blocco dei lavori all’interno della riserva naturale di Niscemi, sulla scorta della considerazione che il governo regionale non avesse compiuto una sufficiente istruttoria sull’effettiva carenza degli studi sugli effetti del MUOS sulla salute umana e sull’ambiente, tale da giustificare gli atti di annullamento.
Dopo il duplice colpo di spugna relativo ai provvedimenti di revoca e di “revoca della revoca” della giunta Crocetta, per il CGA restano da esaminare le questioni riguardanti i vizi delle autorizzazioni originarie della Regione del giugno 2011, emesse sulla base di un parere favorevole di due docenti della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Palermo, nominati dall’allora governatore Raffaele Lombardo. Nonostante i due “esperti” abbiano poi ammesso di fronte all’Assemblea regionale siciliana di essersi avvalsi esclusivamente di uno studio sull’impatto elettromagnetico del MUOS prodotto dalla Marina militare USA, il CGA ha ritenuto “non esauriente” la verificazione eseguita in primo grado dal professore Marcello D’Amore dell’Università “La Sapienza” di Roma, esperto super partes su nomina del Tribunale amministrativo si Palermo, che aveva dimostrato l’erroneità e l’inattendibilità del parere scientifico dei due docenti palermitani posto a base delle autorizzazioni della Regione, accertando di contro le gravi problematicità delle emissioni MUOS per la salute umana, l’ambiente e il traffico aereo civile e militare negli scali di Catania-Fontanarossa, Sigonella e Comiso. Di conseguenza, con la sentenza del 3 settembre 2015, il CGA ha disposto un ulteriore approfondimento scientifico mediante un collegio ad hoc di cinque verificatori, la cui nomina è stata demandata per due di essi al Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e al Presidente del Consiglio universitario nazionale (CUN), mentre per i restanti tre direttamente ai ministri della Salute, dell’Ambiente e – per i profili attinenti alla navigazione aerea – delle Infrastrutture e dei trasporti. Nello specifico, il collegio dei cinque verificatori dovrà valutare l’effettiva consistenza e gli effetti, anche sulla salute umana, delle emissioni elettromagnetiche generate dal MUOS, se tali emissioni siano conformi, o no, alle normative in materia di tutela ambientale delle aree SIC e di prevenzione antisismica e, infine, se esse possano mettere in pericolo la sicurezza del traffico aereo civile. Il Consiglio deciderà a maggioranza con il voto favorevole di almeno due terzi dei componenti.
“La sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa può essere definita come un’ulteriore picconata ai più sacrosanti principi costituzionali e un gravissimo attacco al diritto alla salute di migliaia di siciliani”, è stato il commento a caldo degli esponenti dei Comitati siciliani No MUOS. “Non appare in alcun modo condivisibile la considerazione del CGA per cui l’annullamento delle autorizzazioni, fatto dalla Regione Siciliana nel marzo 2013, non sia legittima. Quell’atto fu conseguente alla lunga lista di carenze istruttorie relative all’iter delle autorizzazioni, emerse durante due sedute delle Commissioni regionali Ambiente e territorio e Sanità e accertate anche dalla Procura della Repubblica di Caltagirone, che ha posto sotto sequestro i cantieri MUOS. Ma ciò che stupisce di più è la decisione di predisporre una nuova verificazione da parte di un collegio di cui tre membri su cinque sono ministri della Repubblica e che tra l’altro dovrà rispondere a quesiti che nulla hanno a vedere con la materia del contendere in sede amministrativa. L’unico ricorso rimasto in piedi è quello iniziato dal Comune di Niscemi nel 2011 ed ha ad oggetto l’irregolarità delle autorizzazioni ai lavori concesse allora dalla Giunta regionale e pertanto non può essere oggetto del contendere l’eventuale nocività del MUOS”.
I No MUOS lamentano altresì che il CGA non abbia fatto alcun accenno alle misurazioni delle emissioni elettromagnetiche già esistenti nell’area di Niscemi, ben al di sopra dei parametri di legge e senza che sia ancora entrato in funzione il MUOS, effettuate dall’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpa Sicilia), dal Politecnico di Torino e dall’equipe scientifica che ha collaborato con i No MUOS, costituita dai maggiori esperti in campo nazionale ed internazionale sui pericoli dell’elettromagnetismo. “Nella sentenza del CGA è stata omessa la valutazione di prove fondamentali, mentre si travisano palesemente alcuni dati di fatto”, affermano gli avvocati Sebastiano Papandrea e Paola Ottaviano, legali del Coordinamento dei Comitati No MUOS. “Viene travisato ad esempio che l’area di sedime del MUOS ricada dal 2009 interamente in zona A della riserva naturale Sughereta e non da data successiva alle autorizzazioni. Il CGA si è spinto perfino nell’affermare, testualmente, che non è stata offerta dimostrazione della asserita idoneità dell’impianto a coordinare gli apparati militari statunitensi dislocati in altre parti del globo e per guidarne a distanza sistemi d’arma, quando proprio la funzione del MUOS (acronimo di Mobile User Objective System) è quello di mettere in rete tutti gli utenti mobili delle forze armate USA”. I due legali sono fortemente critici anche sulla decisione del CGA di affidare direttamente ai ministri la nomina di tre verificatori. “L’art. 19 del Codice del Processo Amministrativo prevede che la verificazione è affidata a un organismo pubblico, estraneo alle parti del giudizio, munito di specifiche competenze tecniche”, spiegano Paola Ottaviano e Sebastiano Papandrea. “Ovviamente, i ministri di un governo non possono essere considerati né estranei al giudizio né muniti di competenze tecniche. La sentenza sembra voler spazzare via così le corrette valutazioni di diritto effettuate dal TAR Palermo, rimettendo in mano alla politica nazionale ogni decisione”.
Per tutto questo Legambiente, l’Associazione No MUOS Sicilia, i comuni di Modica, Vittoria e Gela e alcuni cittadini niscemesi hanno chiesto la modifica dei provvedimenti istruttori resi dal CGA e in particolare la “revoca integrale” delle disposizioni riguardanti la nuova verificazione. “Il CGA avrebbe già nel fascicolo tutte le valutazioni tecniche necessarie per decidere l’appello”, scrivono i legali dei No MUOS. “La nuova verificazione, anche per il proprio oggetto e per i quesiti posti al collegio dei verificatori, sembra voler fare una sanatoria postuma delle autorizzazioni illegittime, non consentita dalla legge ed estranea al tema ed alla natura del giudizio amministrativo”. Un esposto è stato presentato invece alla Procura della Repubblica di Palermo dall’avvocato Goffredo D’Antona, legale dell’Associazione antimafie “Rita Atria”. “Il CGA ha disposto di addossare tutte le spese della nuova perizia del Comitato dei cinque esperti al Comune di Niscemi, parte in causa risultata vincitrice al primo grado di giudizio, responsabilità pesante vista la difficile situazione economica che affrontano gli enti locali in tutta la Sicilia”, annota l’associazione antimafie. “E’ un atto di profonda ingiustizia che il MUOS possa divenire legittimo, e forse legale, o che una sentenza di un Tar possa essere modificata, sol perché un Comune non può anticipare le spese di una verificazione amministrativa dai costi ingentissimi”.
Nell’esposto, vengono altresì sollevati dubbi e perplessità sulla stessa composizione del collegio di giustizia amministrativa, in particolare nei confronti del presidente Marco Lipari e del consigliere estensore, Gabriele Carlotti, i quali ricoprirebbero “importanti e prestigiosi incarichi governativi”. “Il dottore Lipari, oltre a essere membro del CGA, è stato capo dell’ufficio legislativo del ministero degli Affari esteri guidato da Franco Frattini e capo di gabinetto del ministero dei Beni culturali fino al 2013”, scrive l’avvocato D’Antona. “Gabriele Carlotti, invece, è ancora componente di un gruppo di studio al ministero dell’Ambiente, nonché consigliere giuridico dell’autorità nazionale dell’energia e del gas”.
La prosecuzione del giudizio sul MUOS di Niscemi presso il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana è stata fissata intanto per il prossimo 16 dicembre.
Articolo pubblicato in Libertà e Giustizia il 16 ottobre 2015
Tratto da: antoniomazzeoblog.blogspot.it
Il MUOS di Niscemi: una storia infinita
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