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11092001-nistdi Giulietto Chiesa - 2 giugno 2014
Periodicamente, come sapete, vi informo dei lavori del Consensus Panel (qui troverete tutti i materiali di documentazione cui faccio riferimento in questo post). Per dirvi, questa volta, che ci sono le prove che il Nist (National Institute for Standards and Technologies) ha mentito. E non una volta sola. Si tenga presente che il Nist è l’istituzione pubblica che, unica, ha avuto l’incarico dal governo americano di effettuare le analisi delle cause dei crolli che si sono susseguiti nel World Trade center l’11 settembre 2001. Ricordo qui la prima “stranezza”: il governo incarica un organo governativo tecnico di fare un’indagine in cui è implicato il governo stesso. E si limita a questo solo incarico, evitando accuratamente che altri enti, non direttamente dipendenti dal governo, ficchino il naso nelle questioni spinose.
Ma questo è un dettaglio.
Veniamo al dunque e il dunque, emerso recentemente, è questo. Le affermazioni del Nist, secondo cui non sarebbe stato possibile esaminare le caratteristiche strutturali dell’acciaio del WTC-7, in quanto non sarebbero stati trovati reperti dell’acciaio del WTC-7 , sono false.

Ricordo a chi non lo sapesse, che l’allora sindaco di New York, Rudolph Giuliani, d’accordo con le autorità nazionali, organizzò una spettacolarmente rapida ripulitura del gigantesco cumulo di macerie, facendo in modo che tutte le tracce dell’evento sparissero il più presto possibile, e dunque risultassero impossibili ulteriori investigazioni.
Ricordo anche, sempre a chi se lo fosse dimenticato, che nelle oltre 500 pagine del “9-11 Commission Report”, non c’è il minimo cenno all’elefantiaco “dettaglio” del crollo del WTC-7, la infausta terza torre, crollata senza essere stata colpita da nessun aereo, alle 17:20 circa dello stesso, tragico, giorno.

Dunque il NIST non è in grado di fare un’analisi metallografica dell’acciaio, perché – afferma (affermazione ripetuta numerose volte, in diversi papers) – che non si trovano più i reperti dell’acciaio, frettolosamente esportati in Cina per essere fusi lontano da occhi indiscreti.
Una tale analisi sarebbe stata cruciale per sostenere, o impugnare, la stessa tesi del NIST, secondo cui il WTC-7 sarebbe crollato per indebolimento delle strutture d’acciaio dell’edificio a causa di un furioso incendio.

Ma non entriamo qui nel merito della versione (una delle versioni) del NIST. Qui si tratta di vedere se il NIST ha detto la verità. Ebbene: ha mentito. Lo dimostrano ben sei prove.
La prima viene dal Worcester Polytechnik Institute, e risale allo stesso 2001 attraverso le pagine del Journal of Mineral, Metals and Material Society (JOM), dove si può leggere che tre ricercatori, J.R. Barnett, R.R. Biederman, and R.D. Sisson, Jr., effettuarono in quell’anno una “Initial Microstructural Analysis of A36 Steel WTC Building 7,” (JOM , 53(12), 2001, p. 18). Dunque il Nist non trovò l’acciaio. E la Commissione Ufficiale gli credette, ma I tre scienziati, invece, trovarono i reperti e perfino li analizzarono accuratamente.
La seconda prova viene da un’agenzia del governo, una delle più importanti agenzie della sicurezza nazionale degli Usa, la Fema, Federal Emergency Management Agency. La quale, nel 2002, ammette di conoscere l’analisi dei tre professori di cui sopra. Ma la Commissione Ufficiale, invece, non se ne accorge, sebbene sia stata istituita proprio per indagare sui quei fatti e stia, in quei mesi, lavorando.
La terza prova è confermata dal Prof. Jonathan Barret (che è autore dello studio della Fema appena citato), il quale la riporta in luce sei anni dopo, in un documentario della Bbc del 2008.
La quarta prova viene ancora da quel rapporto della Fema, dove si scopre – leggendolo con più attenzione che nel passato – che c’era un’appendice (appendice D) dove si parlava estesamente di pezzi di metallo fuso estratti dalle macerie del WTC-7, accompagnando l’analisi con una foto di un pezzo di colonna di quell’edificio con travi ancora agganciate a due piani.
La quinta prova emerge nel 2005, tre anni dopo la prima menzogna, quando un altro studio del Nist (la mano destra non si ricorda quello che ha scritto la mano sinistra) fa riferimento ad “acciaio proveniente del WTC-7.” Cioè il Nist del 2005 smentisce il Nist del 2002.
Infine nel 2012 emerge la sesta prova. Un documento, pubblicato in base al Freedom of Information Act (Foia) , permette di vedere diverse fotografie in cui John Gross sta esaminando frammenti di acciaio del WTC-7. Basterà notare che John Gross fu uno degli autori principali del rapporto del Nist che attribuì all’incendio le cause del collasso verticale, in caduta libera, del WTC-7.

Ora, in un paese normale, questo basterebbe per riaprire l’inchiesta, poiché le conclusioni del “9/11 Commission Report” si basarono sui dati di una relazione menzognera. Un’analisi metallografica dell’acciaio avrebbe dimostrato che nessun furioso incendio sarebbe stato in grado di “ammorbidire” la struttura portante di un grattacielo di 47 piani, al punto tale da farlo letteralmente afflosciare a terra in pochi secondi, verticalmente, dritto come un fuso. Ma non si troverà, negli Stati Uniti, un giudice inquirente disposto a incriminare il bugiardo John Gross.
Eppure c’è ancora gente che continua a credere che gli asini volano. E’ per questo che, da allora, passiamo di guerra in guerra.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

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