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Il tycoon: “conversazione produttiva”. Sui Tomahawk cambia idea: "Ne abbiamo bisogno anche noi". Kiev si prepara al confronto diretto nella Casa Bianca

Un ennesimo colpo di scena ha preso piede sul fronte europeo nel mezzo delle più contrastanti dichiarazioni di queste settimane, sul confine sottile tra lo scontro per la guerra totale e la riconciliazione. 
Degna rappresentazione di questo siparietto fin troppo schizoide l’abbiamo avuta negli ultimi 2 giorni. 
Mentre il Segretario alla Difesa americano Pete Hegseth durante l'incontro dei ministri della difesa NATO dichiarava "il tempo di parlare di pace è finito. È giunto il momento di usare la forza", oggi il presidente Donald Trump ha avviato una conversazione telefonica con Vladimir Putin, subito salutata dal tycoon come “molto produttiva” e nella quale sono stati fatti "grandi progressi". 
Un dialogo che, secondo la portavoce della Casa Bianca Carolyn Levitt, è durata più di due ore, a cui farà seguito, come annunciato dalla Casa Bianca, un incontro ad alto livello la prossima settimana. 
"Al termine della chiamata, abbiamo concordato che la prossima settimana si terrà un incontro dei nostri consiglieri di alto livello… Il presidente Putin e io ci incontreremo poi in un luogo concordato, Budapest, Ungheria", ha scritto Trump sulla sua pagina sul social network Truth, aggiungendo che gran parte della sua conversazione con il leader russo è stata dedicata alle “prospettive del commercio tra Russia e Stati Uniti una volta finita la guerra in Ucraina".
A questo proposito, ha annunciato che il Segretario di Stato USA, Marco Rubio, sta già negoziando un incontro imminente con il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov: "Si incontreranno abbastanza presto, stabiliranno tempo e luogo a breve, forse hanno già parlato."
Infine ha promesso che discuterà della sua telefonata durante l'incontro con Volodymyr Zelensky di oggi.
"Domani (lo incontrerò - ndr) nello Studio Ovale, dove discuteremo della mia conversazione con il Presidente Putin e di molte altre questioni. Credo che la telefonata di oggi sia stata un grande passo avanti", ha concluso, decretando possibili colpi di scena ormai inattesi.
Nelle ultime settimane infatti, Trump si è mosso in modo sempre più aggressivo verso il sostegno a Kiev, esaltando le sue possibilità di vincere la guerra, esprimendo frustrazione nei confronti di Putin e promuovendo l'idea di fornire missili americani Tomahawk che potrebbero migliorare notevolmente le capacità di attacco ucraine.
Proprio su questo tema verterà in modo particolare l’incontro di domani e non è casuale che la lunga conversazione sia partita su iniziativa russa, come reso noto dall’assistente presidenziale russo Yuri Ushakov. Secondo il rappresentante del Cremlino, Putin avrebbe cercato di trasmettere all’omologo americano che tali armi non cambierebbero gli equilibri sul campo, ma rischierebbero di peggiorare i rapporti tra Mosca e Washington e di allontanare una possibile soluzione diplomatica. 


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Ebbene, il presidente americano, commentando ai giornalisti presenti alla Casa Bianca la possibile consegna dei missili a lungo raggio, ha dichiarato che gli Stati Uniti stessi ne hanno bisogno, nonostante ne possiedano un numero elevato.
"Anche noi negli Stati Uniti abbiamo bisogno dei missili Tomahawk. Ne abbiamo in abbondanza, ma ne abbiamo bisogno. Non possiamo esaurire le risorse del nostro Paese", ha riferito, lasciando intendere una chiara rinuncia all’iniziativa. E sulle sanzioni? "Non sono contrario. Dico solo che forse non è il momento giusto", ha aggiunto.
Tradotto: forse la guerra nucleare è rimandata a data da destinarsi.
La loro possibile consegna potrebbe infatti essere la miccia finale di un’escalation incontrollabile. Il 13 ottobre, il vicepresidente del consiglio di sicurezza russo Dmitrij Medvedev, avvertiva che la fornitura di missili Tomahawk all'Ucraina "potrebbe finire male per tutti, soprattutto per Trump stesso". Queste armi, è bene ricordare, consentono di trasportare testate sia di tipo atomico che convenzionale.
"Come dovrebbe rispondere la Russia? Esattamente così!" (Tochno tak!), un riferimento implicito ma inequivocabile a una possibile risposta nucleare di Mosca.
Questi missili da crociera subsonici a lungo raggio capaci di colpire con precisione bersagli fino a 2.500 chilometri di distanza, a seconda della variante. Questo significa che, se forniti all'Ucraina, potrebbero raggiungere Mosca e praticamente qualsiasi obiettivo strategico nel territorio russo europeo. Secondo l'Institute for the Study of War, esistono almeno 1.945 installazioni militari russe alla portata della variante da 2.500 km e 1.655 alla portata di quella da 1.600 km.  


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Volodymyr Zelensky

La virata verso la pace che non piace a Zelensky e agli europei

Il tycoon in preda ad euforico entusiasmo non si è dato freni, affermando di considerare possibile addirittura un incontro tra il leader russo ed il leader ucraino.
Ma nel frattempo in Europa, dove proprio oggi viene presentata la Roadmap sulla difesa dalla Commissione europea e dall’Alta Rappresentante Kaja Kallas – che prevede investimenti da 6.800 miliardi di euro nella difesa – la parola pace suscita già il panico più completo. 
“Il tono conciliatorio di Trump in seguito all'appello alla Russia sembra aver lasciato in dubbio la possibilità di un sostegno (a lungo raggio, ndr) nel breve termine e ha fatto sorgere in Europa timori di una capitolazione degli Stati Uniti a Mosca”, scrive a questo proposito la Reuters
Anche Zelensky appare incredulo  e, spavaldo, sembra non credere minimamente ad un nuovo cambio di posizione del presidente Trump. 
"Oggi incontreremo i rappresentanti delle aziende produttrici di armi potenti che possono sicuramente rafforzare la nostra difesa. In particolare, parleremo di ulteriori forniture di sistemi di difesa aerea. Sempre oggi, incontreremo i rappresentanti delle aziende energetiche americane. Ora che la Russia sta terrorizzando il nostro settore energetico e sta effettuando attacchi quotidiani, stiamo lavorando per la stabilità dell'Ucraina", ha scritto su Telegram, ricordando che domani è previsto un incontro con l’omologo statunitense. 
"Ci aspettiamo che lo slancio di contenimento del terrore e della guerra che ha funzionato in Medio Oriente contribuirà a porre fine alla guerra della Russia contro l'Ucraina. Putin non è certo più audace di Hamas o di qualsiasi altro terrorista. Il linguaggio della forza e della giustizia funzionerà sicuramente con la Russia. Possiamo già vedere che Mosca si affretterà a riprendere il dialogo non appena verrà a conoscenza della questione dei Tomahawk ", ha aggiunto il leader ucraino. 
Ma nel teatro dell’assurdo sembra bastata una telefonata per far nuovamente virare a 180° l’approccio aggressivo dell’amministrazione USA verso Mosca.
Ora sorge solo una domanda. Cosa dirà il tycoon a Zelensky questa sera: gli trasmetterà la necessità di raggiungere un compromesso con Mosca o cambierà nuovamente idea, lasciando che la guerra persista col sangue degli europei? Solo il tempo saprà dircelo. 

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