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Picco di cyber-attacchi contro il Regno Unito nell'ultimo anno censito, secondo un rapporto di un'agenzia d'intelligence britannica che rilancia l'allarme della minaccia attribuita a Stati 'ostili', come Cina o Russia, oltre che alle gang criminali di hacker. Il rapporto, reso pubblico oggi dall'Ncsc (Centro nazionale per la cyber-sicurezza), evoca attacchi "di portata significativa" per la sicurezza nazionale, per l'economia del Paese o anche per le attività di governo e per le istituzioni democratiche, cresciuti del 50% nei 12 mesi compresi fra l'agosto 2024 e l'agosto 2025 rispetto all'anno precedente. Attacchi considerati d'impatto grave nel 4% dei casi. Fra gli episodi recenti più seri, l'Ncsc cita le incursioni informatiche che in estate hanno colpito gli archivi di varie catene della grande distribuzione quali Marks & Spencer o Co-op, indicando la necessità di una prevenzione più robusta a tutela dei dati personali dei clienti; o ancora quello che il mese scorso ha paralizzato la produzione di due stabilimenti del gruppo automobilistico Jaguar Land Rover. Attacchi ricondotti dagli investigatori a bande criminali dedite all'estorsione, in queste vicende specifiche, ma a cui, secondo il rapporto, si aggiungono le attività crescenti di "destabilizzazione" imputate direttamente o indirettamente a Paesi come "Cina, Russia, Iran, Corea del Nord" e altri. Pechino viene in particolare additata come "attore altamente sofisticato" su questo fronte, nei riguardi sia dell'isola sia di altri Paesi del mondo e alleati occidentali: sullo sfondo delle polemiche che montano per la mancata cooperazione rinfacciata allo stesso governo di Keir Starmer nell'indagine - collassata subito prima del processo - contro due ricercatori britannici, incluso un ex assistente parlamentare, sospettati d'interferenze filo-cinesi a Westminster. 

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