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Trump parla di negoziati, ma sul campo l’Ucraina arretra e i missili americani cambiano la partita verso l’escalation

La corsa all’arma vittoriosa in grado di far degenerare il conflitto in un disastro ancora peggiore continua senza sosta.
“In futuro, l'Ucraina potrebbe ricevere armi "terribili e potenti" che gli Stati Uniti possiedono e che non sono ancora state utilizzate in Ucraina”, ha tuonato oggi l'ambasciatore statunitense presso la NATO, Matthew Whitaker, durante la Conferenza di Riga.
Secondo Whitaker, gli Stati Uniti dispongono di armi capaci di infliggere “gravi danni, ovunque e in qualsiasi momento”. A suo avviso, una parte di queste armi potrebbe essere fornita all’Ucraina: “Una parte potrebbe potenzialmente essere trasferita a Kiev per essere impiegata, e questo potrebbe modificare gli equilibri”.
Whitaker ha inoltre osservato che il momento attuale è quello in cui il presidente russo Vladimir Putin “non ha ancora deciso che sia arrivato il tempo di negoziare”, sottolineando che il leader del Cremlino “non può permettersi di mostrare debolezza, anche se in realtà è molto più debole di quanto appaia”.
Ma la realtà del fronte racconta una storia ben diversa. Kiev è sempre più in crisi e la rete, dopo i raid degli ultimi giorni, è prossima al collasso.
Mosca, in particolare, si è concentrata con sistematicità contro le infrastrutture ferroviarie, specialmente nei nodi logistici delle regioni di Chernihiv e Sumy, con attacchi che mirano a interrompere la circolazione regolare dei treni, utilizzando droni kamikaze (“Shahed”, Geran) e missili contro stazioni, locomotive e linee elettriche che alimentano i convogli.
L'attacco notturno a Nizhyn (Chernihiv) ha causato blackout in città, danni alle linee ferroviarie, incendi a depositi e la completa interruzione del traffico ferroviario tra Nizhyn e Kiev. Secondo il capo della compagnia ferroviaria “Ukrzaliznytsia”, le comunicazioni ferroviarie con le zone di prima linea sono state “completamente spezzate” anche in Sumy. Alcuni convogli in viaggio verso città come Sumi, Konotop e Shostka sono stati deviati verso trasporto su gomma tramite autobus, crea enormi difficoltà per la logistica delle forze ucraine e la popolazione civile.
Oltre alle ferrovie, sono state colpite ripetutamente centrali e sottostazioni elettriche (es. DTEK, “Южкабель” di Kharkiv), minando la capacità di alimentare sia il trasporto ferroviario che strutture militari e civili.
Sul terreno, inoltre, i russi sono penetrati ad Alekseevka, aprendosi una breccia nella regione di Dnepropetrovsk, occupandosi, secondo i report, degli hangar e stabilendo nuove posizioni consolidate. 

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Ormai è chiaro che i propositi di una pace che risolvano le cause profonde della guerra sono stati completamente abbandonati dall’amministrazione Trump che ora, in un delirio di onnipotenza narcisista, si dice convinto che il leader del Cremlino potrà sedersi al tavolo da una posizione di debolezza.
Durante una conferenza stampa con il presidente finlandese Alexander Stubbs, il tycoon americano ha annunciato che lui e la NATO stanno "aumentando la pressione" per un accordo di pace per l'Ucraina.
"Questa è una guerra terribile. È peggiore di qualsiasi conflitto dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Basta guardare le persone che vengono uccise. Sono Russia e Ucraina. Penso che troveremo un accordo, lo faremo. Ci sono molte ragioni per cui lo fanno. E penso che si siederanno presto al tavolo delle trattative", ha detto il presidente, precisando che ora gli Usa vendono molte armi alla NATO.
"E vanno, penso, principalmente in Ucraina. Dipende da loro. Ma comprano armi dagli USA. Stiamo facendo un accordo. Le migliori armi del mondo", ha aggiunto, non escludendo nuove sanzioni contro la Russia.
In precedenza il tycoon aveva confermato l'ipotesi del trasferimento di missili da crociera Tomahawk a Kiev, pur cercando di ottenere garanzie sulle modalità d'uso e sugli obiettivi che verranno colpiti. Praticamente la spada di Damocle finale del processo negoziale tra Stati Uniti e Russia, culminata nell’incontro di Anchorage, in Alaska.
Al Forum economico di Valdai, Vladimir Putin ha sottolineato che l’eventuale consegna rappresenterebbe una seria escalation e rischierebbe la “distruzione delle relazioni bilaterali, almeno delle tendenze positive emergenti in tali relazioni.”
Il vicepresidente della Commissione Affari Internazionali del Consiglio della Federazione russa, Vladimir Dzhabarov, ha avvisato che un simile dispiegamento causerebbe “una risposta inequivocabile e decisa," e che “non sarà solo l’Ucraina a soffrirne.” Dal Cremlino, Dmitry Peskov ha rimarcato l’ambiguità delle posizioni americane, sottolineando che “dobbiamo aspettare dichiarazioni più chiare” e che spesso, “prima avviene la fornitura di armi, poi vengono fatte dichiarazioni.”
Ma secondo le fonti russe, c’è un’alta probabilità che alcuni Tomahawk siano già stati trasferiti in Ucraina o siano in viaggio attraverso partner europei. Proprio in questi giorni, la Marina degli Stati Uniti ha ricevuto l’approvazione dal Dipartimento di Stato per acquistare 837 Tomahawk di modifica navale entro il 2028, di cui 200 pezzi, per un valore di circa 2,19 miliardi di dollari, saranno inviati nei Paesi Bassi. Risulta insolito che un piccolo stato europeo come i Paesi Bassi abbia improvvisamente bisogno di centinaia di missili a lungo raggio—un fatto che lascia supporre possibili consegne già avviate da altre nazioni europee. 

 

L’Ue vota per togliere le restrizioni agli attacchi a lungo raggio

L’Europa, nel frattempo, non perde tempo per soffiare sul fuoco dell’escalation. Il 9 ottobre, in una nuova risoluzione dedicata alle violazioni dello spazio aereo e alle infrastrutture critiche nell’UE, il Parlamento europeo ha nuovamente invitato gli Stati membri a rimuovere le restrizioni che oggi limitano l’uso delle armi occidentali da parte di Kiev contro obiettivi militari situati in territorio russo. Il testo collega la questione anche alle misure di risposta dell’UE, compresa la prontezza ad abbattere droni o aeromobili che violino i confini europei.
In pratica, però, ogni Stato membro conserva la facoltà di imporre limiti specifici all’impiego dei propri sistemi d’arma, stabilendo vincoli su raggio d’azione, aree di operatività e profili di missione.

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Altri elementi della linea dell’Eurocamera includono l’invito ad accelerare le consegne di munizioni, difese aeree e missili — con un richiamo esplicito ai sistemi TAURUS — e a mantenere l’obiettivo di un milione di colpi forniti all’Ucraina. Il Parlamento sollecita inoltre un impegno annuo minimo pari allo 0,25% del PIL degli Stati membri per il supporto militare a Kiev.
La risoluzione propone anche un inasprimento delle sanzioni nei confronti della Russia e dei suoi sostenitori, come Belarus, Iran e Corea del Nord, richiamando l’attenzione su alcune entità cinesi coinvolte in forniture a duplice uso. Bruxelles ribadisce inoltre la necessità di utilizzare i beni russi congelati per sostenere l’Ucraina, sia per le esigenze militari sia per le contromisure anti-drone.
Infine, il testo riafferma la prontezza dell’Unione Europea ad abbattere droni e velivoli che violino illegalmente lo spazio aereo degli Stati membri, un punto sottolineato alla luce dei recenti incidenti avvenuti nei cieli europei. 

 

Zelensky ora punta tutto sui raid in profondità

Ovviamente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si mostra galvanizzato ed in piena sintonia con i propositi occidentali.  Nel suo videomessaggio serale, ha annunciato che le armi a lungo raggio dell’Ucraina stanno compiendo “progressi significativi” e che è giunto il momento di “aumentarne sensibilmente l’impiego” sul campo.
Il capo di Stato ha spiegato di aver avuto una discussione approfondita con il comando militare riguardo all’utilizzo di missili e droni, alla produzione nazionale, alla fornitura delle armi all’esercito e all’addestramento degli equipaggi. “La qualità delle armi a lungo raggio ucraine sta migliorando notevolmente e si sta lavorando costantemente in questa direzione”, ha affermato Zelensky, aggiungendo che “sono state fornite numerose opportunità specifiche per la produzione, ma sono necessari finanziamenti e supporto”.
Supporto che ovviamente sarà garantito dall’Unione Europea Kiev che, per la prima volta, ha dato l’autorizzazione ad utilizzare i fondi UE per il finanziamento diretto delle forze armate ucraine. Si parla di un aumento della spesa per la difesa di 325 miliardi di grivnie (8,1 miliardi di dollari), di cui, 211 miliardi di grivnie (5,2 miliardi di dollari) saranno destinati alle Forze Armate ucraine e 99 miliardi (2,5 miliardi) alla produzione e acquisto di armi.
Infine il delirio. “Il nostro Paese non conduce una guerra per la guerra, come fa la Russia. L’Ucraina desidera la pace”, ha concluso, con un riferimento anche al Medio Oriente: “E anche Hamas si sta dimostrando disponibile a negoziare, ma non Putin. Per ora”.
Difficile pensare come i Tomahawk o qualunque nuova “terribile” arma a lungo raggio in mano a Kiev possa garantire una rapida fine della guerra, anziché un’escalation ancora più violenta. Ma nelle folle menti occidentali qualunque mossa azzardata nella scacchiera della guerra totale è ormai diventata lecita e possibile. 

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