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La Regione siciliana sotto accusa

Oltre 250 milioni di euro provenienti dai fondi europei destinati a ridurre le disuguaglianze tra le aree più sviluppate e quelle in difficoltà saranno ora utilizzati per "promuovere la mobilità militare nell’Unione, nonché rafforzare la preparazione civile". La decisione è contenuta nelle 437 pagine della riprogrammazione del programma Fesr, approvata dalla giunta regionale lo scorso 3 ottobre. Nel documento, la parola "militare" compare ben 34 volte. A dare la notizia sono state Miriam Di Peri e Noemi La Barbera su Repubblica.
Il testo ripercorre anche le tappe che hanno portato a questa modifica, citando una nota del 30 settembre in cui si menziona un "confronto informale con la Commissione europea" che avrebbe aperto la strada ai cambiamenti. Tra gli obiettivi indicati figurano "infrastrutture a servizio di importanti presidi strategici di rilevanza nazionale, europea ed extra europea, come sistemi di comunicazione satellitari, basi militari sul territorio siciliano". Gli interventi dovrebbero anche "favorire la capacità di risposta alle crisi all’interno dell’Unione europea". Una previsione che, si legge nel documento, nasce dai colloqui con i ministeri della Difesa e delle Infrastrutture, "a conferma degli interventi da finanziare ai corridoi europei principali di mobilità militare e ai relativi progetti prioritari “hotspots”".
La decisione ha scatenato la reazione della Cgil. "Ancora una volta il governo regionale fa il lacchè dell’esecutivo nazionale, pronto ad esaudire qualunque sua richiesta senza neanche un’osservazione critica e a danno della Sicilia e dei siciliani", denuncia il segretario Alfio Mannino, che parla di uno "sfregio all’ondata pacifista che ha invaso le strade del Paese". Il sindacato annuncia una mobilitazione contro la riprogrammazione, sottolineando che "le priorità per la Sicilia sono altre che quelle militari: l’acqua che manca, le strade e autostrade in cattive condizioni, il trasporto ferroviario inadeguato, le aree interne abbandonate, i tetti delle scuole che cadono in testa agli alunni. Così, stornando risorse, possono solo crescere le disuguaglianze". 
Queste risorse, concepite per ridurre il divario economico e sociale tra le regioni europee, dovrebbero infatti servire a garantire pari opportunità: permettere, ad esempio, che uno studente di Catania possa accedere agli stessi servizi di uno di Copenhagen o che un paziente di Trapani riceva le stesse cure di uno di Parigi. Invece, al momento, i fondi sembrano destinati a infrastrutture con una possibile valenza logistica in caso di conflitto. 
Le opposizioni condividono l’allarme lanciato dal sindacato. Il segretario del Pd, Anthony Barbagallo, ricorda che "la Sicilia è da sempre terra di pace, nessuno provi a fare accordi sottobanco per trasformarla in una portaerei di guerra". Anche il coordinatore del Movimento 5 Stelle, Nuccio Di Paola, sottolinea la contraddizione con la mobilitazione popolare di pochi giorni fa per il cessate il fuoco in Palestina: "Se ne fregano di tutte le manifestazioni, ma noi ci opporremo, perché sono fuori dalla realtà dei bisogni dei siciliani, sono supini a quello che dice la premier Meloni". Dura anche la posizione della deputata dem Valentina Chinnici, secondo cui "è uno sberleffo alle battaglie di Pio La Torre, che vogliono rinnegare. Trasformando la Sicilia da hub di pace a hub di guerra". 
In serata arriva la replica di Palazzo d’Orleans: "Nessuna somma è stata stanziata per finalità di riarmo, ma per un rafforzamento della priorità trasporti". La presidenza della Regione precisa che la riprogrammazione riguarda 176 milioni di euro destinati all’"intervento ferroviario di interramento della linea e prolungamento della pista dell’aeroporto di Catania Fontanarossa, un’opera già prevista nella pianificazione nazionale e regionale, del valore complessivo di 567,6 milioni di euro". Lo scontro politico rimane aperto, così come i dubbi sull’effettivo impiego dei fondi europei. 

Fonte: palermo.repubblica.it

Foto © Imagoeconomica 

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