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Estonia, Bornholm e Mar Baltico al centro di una militarizzazione accelerata che moltiplica i rischi di scontro diretto 

La politica di riarmo europea, salvo scongiurare una fantomatica imminente invasione russa, sta di fatto erodendo il principio della sicurezza indivisibile stabilito dalla carta per la Sicurezza Europea del 1999. Gli effetti di questa politica sono sempre più gravidi di conseguenze giorno dopo giorno.
Mentre la Commissione europea adottava il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia, due jet russi hanno sorvolato a bassa quota la piattaforma di esplorazione petrolifera e di gas Petrobaltic, situata nel Mar Baltico, violando la zona di sicurezza attorno all’impianto. A renderlo noto è stata la Polizia di Frontiera polacca, che ha confermato l’allerta immediata delle Forze Armate di Varsavia e delle autorità competenti. 
Parallelamente, un’altra grave violazione si sarebbe verificata nei cieli dell’Estonia. Secondo quanto riportato da Politico.eu, tre caccia MiG-31 russi hanno attraversato lo spazio aereo estone dirigendosi verso Tallinn. Gli aerei, intercettori pesanti capaci di trasportare i missili ipersonici Kinzhal, hanno sorvolato la zona per circa dodici minuti prima di essere respinti da F-35 italiani schierati nella regione. 
L’incursione ha spinto il governo estone a richiedere l’attivazione dell’articolo 4 della Nato, che prevede consultazioni tra gli alleati in caso di minaccia alla sicurezza di uno Stato membro. “L’incursione odierna rappresenta un’ulteriore escalation russa e una minaccia diretta alla sicurezza transatlantica”, ha dichiarato il primo ministro Kristen Michal.
Da Kiev è arrivato un sostegno immediato. Il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha, citato dal Guardian, ha condannato l’atto come un’intimidazione irresponsabile di Mosca: “Finché la Russia non riceverà una risposta davvero forte, diventerà solo più arrogante e aggressiva. È ora di porre fine al senso di impunità di Putin”.
L’Italia ha subito confermato il proprio impegno nell’operazione Sentinella dell’Est, per rafforzare il dispositivo di difesa Nato sul confine orientale. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervistato da Tg2 Post, ha chiarito che non saranno inviati nuovi caccia, ma verranno rafforzate le capacità di difesa da terra, attraverso “la batteria antiaerea Samp-T”.
Un’escalation che non fa che alimentare se stessa, senza che vi sia più un minimo barlume di saggezza diplomatica.
Ma c’è una direttrice atlantica che alimenta il clima di guerra funzionale al complesso militare industriale.  

La militarizzazione NATO nell'isola di Bornholm

L’incidente di oggi ha fatto passare sotto silenzio altre sinistre manovre che stanno avvenendo nel mar Baltico.
"Bornholm è rimasta un'isola di pace per molti anni e, anche durante la Guerra Fredda, non è stata un sito di preparativi militari, contribuendo alla stabilità della region... Tuttavia, oggi l'isola viene utilizzata dalla Danimarca per generare minacce alla sicurezza della Russia, compresa la regione di Kaliningrad", ha denunciato allarmato, l'ambasciatore russo a Copenaghen, Vladimir Barbin, in un'intervista rilasciata ad Izvestia


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A giugno il governo danese a approvato la riattivazione del Bornholms Regiment, nella caserma di Rønne, che diventerà il decimo reggimento dell’esercito danese. Composto da 500-900 soldati, rappresenta un significativo potenziamento rispetto al precedente battaglione di ricognizione, formato da circa 200 uomini.
Il reggimento ha ricevuto i primi due dei 15 nuovi veicoli corazzati Patria 6×6, trasportati direttamente dalla fabbrica finlandese all’isola il 1° settembre 2025. Questi mezzi, in grado di ospitare fino a 10 soldati completamente equipaggiati, segnano la prima implementazione di questa tecnologia nell’esercito danese.
La militarizzazione di Bornholm si inserisce in un più ampio programma di espansione delle forze armate danesi. Il governo di Copenhagen ha previsto un incremento di 5.000 unità di personale, portando il totale a 28.000 soldati e civili entro il 2033, e ha annunciato l’aumento del numero di coscritti annuali fino a 6.500 nello stesso periodo.
Ma non finisce qui: il governo danese ha deciso che il Paese avrà bisogno di armi d’attacco a lungo raggio per rafforzare la propria deterrenza e quella collettiva della NATO. Il ministro della Difesa Troels Lund Poulsen ha dichiarato che “le forze armate danesi decideranno ora come acquistare e integrare le armi di precisione a lungo raggio nelle proprie forze”. Una decisione che segue l’annuncio di un investimento di circa 58 miliardi di corone (9,2 miliardi di dollari) in otto sistemi di difesa aerea a medio e lungo raggio.
“Insieme alla difesa aerea terrestre, la Danimarca sta rafforzando la sua capacità non solo di contrastare le minacce aeree, ma anche di combattere più attivamente le minacce lontane dalla Danimarca”, ha precisato Lund Poulsen. Secondo il Ministero della Difesa, l’esperienza ucraina dimostra l’importanza di una difesa aerea a più livelli, in grado di neutralizzare preventivamente le minacce nemiche in territorio ostile, inclusi i lanciatori di missili.
“La capacità danese contribuirà all’ambizione dell’Europa di essere in grado di difendersi entro il 2030 al più tardi”, aggiunge il Ministro degli Esteri Lars Løkke Rasmussen.
Tra i possibili candidati ci sono il missile da crociera Tomahawk, destinato alle fregate danesi di classe Iver Huitfeldt, e le munizioni a lungo raggio compatibili con i caccia F-35, come il missile stand-off JASSM-ER. Inoltre, il produttore paneuropeo MBDA ha presentato alla fiera della difesa DSEI del Regno Unito una versione lanciata da terra del suo missile da crociera navale, chiamata Crossbow, con gittata superiore a 800 chilometri e progettata per entrare in produzione su larga scala nel secondo trimestre del 2026.

I piani di guerra contro Kaliningrad

Una militarizzazione preoccupante, soprattutto alla luce dei progetti dichiaratamente offensivi che l’Alleanza sta ponendo in essere contro Mosca.
Bornholms si trova lungo le rotte navali che collegano Germania, Polonia e Scandinavia, ed è molto vicina a Kaliningrad, l’exclave russa fortificata.
Il generale americano Christopher Donahue, comandante delle forze terrestri statunitensi in Europa e Africa, alla conferenza inaugurale LandEuro tenutasi a Wiesbaden, Germania, il 17 luglio, ha presentato il piano denominato "Eastern Flank Deterrence Line" (Linea di Deterrenza del Fianco Orientale).
Si tratta di una strategia che si concentra inizialmente sui Paesi baltici per "cercare di capire come fare in modo che l'industria e le nazioni conoscano esattamente quali siano i requisiti" della nuova linea di deterrenza. Ma i dettagli sono inquietanti. 


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Christopher Donahue


"Se guardate a Kaliningrad... è largo circa 47 miglia, circondato dalla NATO su tutti i lati”, afferma Donahue, delineando un piano per neutralizzare la regione "in un lasso di tempo senza precedenti e più velocemente di quanto siamo mai stati in grado di fare".
A questo proposito – continua il generale – "il dominio terrestre non sta diventando meno importante, anzi, sta diventando più importante. Ora è possibile eliminare le bolle A2AD (anti-accesso e interdizione aerea) da terra. Ora è possibile controllare il mare da terra. Tutte queste cose che stiamo osservando accadere in Ucraina".
Un esempio di bolla A2AD è proprio per l’appunto, Kaliningrad, costellata da divisioni missilistiche Iskander, capaci di colpire obiettivi fino a 500 chilometri di distanza, e protetta da una fitta difesa aerea che include i sistemi S-300, S-350 e S-400.
L’enclave – ha osservato Donahue – è larga circa 47 miglia ed è circondata dalla NATO su tutti i lati e l'esercito e i suoi alleati ora hanno la capacità di "distruggerla da terra in un lasso di tempo senza precedenti e più velocemente di quanto siamo mai stati in grado di fare".
"Lo abbiamo già pianificato e lo abbiamo già sviluppato. Il problema di massa e quantità di moto che la Russia ci pone... abbiamo sviluppato la capacità di assicurarci di poterlo fermare", ha aggiunto il generale, sottolineando che l'alleanza ha già acquisito il Maven Smart System di Palantir, una piattaforma di intelligenza artificiale che raccoglie enormi quantità di dati e analizza rapidamente le informazioni per assistere i comandanti nelle decisioni.
La strategia prevede lo sviluppo di "un lanciatore comune a lungo raggio che sia capace sia offensivamente che difensivamente" e "un sistema comune di controllo del fuoco che qualsiasi nazione possa utilizzare". Il comandante delle forze terrestri ha poi enfatizzato sarà “un sistema unico, opzionalmente presidiato, con cui potremo prendere munizioni da qualsiasi paese e sparare attraverso di esse”. 
Uno scenario chirurgico da guerra mondiale attentamente pianificato che ha subito destato non poca preoccupazione al Cremlino. Leonid Slutsky, presidente della Commissione Affari Esteri della Duma di Stato russa, ha subito rilasciato una dichiarazione ufficiale all'agenzia TASS: "Un attacco alla regione di Kaliningrad significherà un attacco alla Russia, con tutte le corrispondenti misure di rappresaglia previste, tra le altre cose, dalla sua dottrina nucleare. Il generale americano dovrebbe tenerne conto prima di fare tali dichiarazioni".
Slutsky ha descritto la retorica sull'attacco a Kaliningrad come "un piano per scatenare la Terza Guerra Mondiale con il successivo confronto globale senza vincitori" e ha aggiunto che "oggi la NATO rappresenta una minaccia per la sicurezza e la stabilità globali".

Foto di copertina © Imagoeconomica 

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