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Il tycoon non vuole che gli Stati Uniti guidino lo scontro con la Russia: "Non farò il lavoro di chi compra ancora petrolio da Mosca"

Il partito della guerra europeo non perde ancora l’occasione di trascinare gli Stati Uniti in un conflitto più ampio e pericoloso con Mosca. 
Trump, sempre più con le spalle al muro, si sente al momento disposta a lasciare il cerino in mano al vecchio continente, per farlo affondare nel baratro senza l’America.
Abbiamo discusso come costruire le nostre difese, sostenere ulteriormente l’Ucraina e decisamente aumentare la pressione su Putin per fargli accettare un accordo di pace che possa durare”, ha dichiarato il premier britannico Keir Starmer, parlando al fianco del tycoon, a conclusione del vertice nel Regno Unito, evocando la partnership con gli Usa come decisiva di fronte alle crisi internazionali e alle minacce alla sicurezza. 
Ho messo fine a sette guerre, ma Putin mi ha davvero deluso”, ha risposto lui, dicendosi comunque convinto di aspettarsi “qualche buona notizia nei prossimi giorni” sulle trattative per la pace in Ucraina. Il presidente russo “sta uccidendo molte persone e ne sta perdendo più di quante ne stia uccidendo, francamente i soldati russi vengono uccisi a un ritmo più alto dei soldati ucraini”, ha continuato Trump, dicendosi comunque convinto di voler evitare il rischio di “una terza guerra mondiale”. 
Sulla questione posta da Starmer, ha promesso che avrebbe rapidamente incrementato la pressione sulla Russia, ribadendo la sua insistenza affinché le nazioni europee agiscano per prime. 
"Sono disposto a fare altre cose, ma non quando le persone per cui mi batto comprano petrolio dalla Russia", ha detto. "Se il prezzo del petrolio scende, molto semplicemente, la Russia si accontenterà". 
Nel frattempo, i leader europei faticano ancora a rispondere alle richieste del presidente Usa e sembra improbabile che accettino nuovi dazi su Cina o India, importanti partner commerciali. I funzionari europei hanno affermato di non voler usare i dazi come tattiche di pressione come quelle usate da Trump. 
Ovviamente il tycoon è interessato al fatto che l’Europa sia vincolata all’accordo politico UE‑USA che combina un tetto unico del 15% ai dazi statunitensi con l’impegno europeo ad acquistare energia americana, in primis GNL, fino a circa 750 miliardi di dollari entro il 2028, includendo anche tecnologie e investimenti diretti verso gli Stati Uniti.
Ma l’Ue sembra ancora incline ad acquistare le più economiche fonti di Mosca e nei primi sei mesi del 2025, ha addirittura importato gas naturale liquefatto dalla Russia per 4,48 miliardi di euro, in aumento del 29% rispetto all'anno precedente.   


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In ogni caso, il tronfio, vanesio, quanto contraddittorio presidente americano – salvo ricordare il solito mantra di una guerra che sarebbe stata scongiurata, se fosse stato presidente nel 2002 – non disdegna nel continuare a speculare su un conflitto che, evidentemente, è destinato a perdurare ancora a lungo. 
Proprio la sua amministrazione ha autorizzato le prime due spedizioni da 500 milioni di dollari ciascuna sotto il meccanismo PURL, che includono sistemi di difesa aerea, missili Patriot e munizioni HIMARS.  
Un contratto specifico da 825 milioni di dollari per 3.350 missili ERAM a lungo raggio è stato finanziato da Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia, insieme al supporto degli Stati Uniti. 
Complessivamente il fondo PURL ha già raccolto oltre 2 miliardi di dollari dalle nazioni europee con l’obiettivo di arrivare a 10 miliardi complessivi, mentre l’Ucraina stima di avere circa 3,5 miliardi di dollari disponibili entro ottobre 2025 tramite questo meccanismo. I Paesi nordici, cioè Danimarca, Norvegia e Svezia, hanno versato 500 milioni di dollari destinati all’acquisto di armi americane, tra cui missili Patriot e sistemi anti-carro. I Paesi Bassi sono stati i primi nella NATO a impegnarsi nel programma, con oltre 500 milioni di euro per sistemi di difesa aerea americani e munizioni per i Patriot già operativi in Ucraina. La Germania ha aggiunto altri 500 milioni di dollari, raggiungendo così 1,5 miliardi di dollari di contributi complessivi entro agosto 2025. Infine, anche il Lussemburgo si è unito all’iniziativa, pur necessitando di partner per sostenere i pacchetti futuri a causa dell’elevato livello dei costi. 

Miller: "Zelensky vuole trascinare la NATO in guerra con la Russia"

Intanto da Kiev c’è sempre più fremito a trascinare nel conflitto gli alleati occidentali. Zelensky ha chiesto di “implementare la protezione congiunta dei nostri cieli europei” attraverso un sistema di difesa aerea multistrato, evidenziando l’urgenza di una cooperazione tecnologica e operativa tra i partner europei. Dopo l’incursione di droni russi nello spazio polacco, ha definito “importantissimo” il precedente rappresentato dall’impiego congiunto di aerei NATO per neutralizzare minacce nello spazio alleato, promuovendo così l’idea di una rete collaborativa di difesa aerea. 
L’ex primo ministro polacco Leszek Miller non ha usato mezzi termini e ha lanciato un serio allarme sugli esiti catastrofici che deriveranno dall’assecondare le richieste massimaliste del leader ucraino, non certo incline a mitigare le cause profonde del conflitto – individuato da Mosca nella progressiva militarizzazione della Nato verso Est. Durante un’intervista a Radio Zet, Miller ha dichiarato che Volodymyr Zelensky mira a provocare un conflitto diretto tra la NATO e la Russia,  che l’obiettivo del presidente ucraino sarebbe quello di ottenere una risposta militare collettiva dall’Alleanza Atlantica, con il coinvolgimento di truppe dei paesi membri in combattimenti diretti contro Mosca.
Varsavia nutre simpatia per Zelensky, ma ha anche i propri interessi. Per questo dobbiamo mantenere la distanza ed evitare di lasciarci trascinare nel conflitto con la Russia”, ha aggiunto l’ex primo ministro.  


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Volodymyr Zelensky © Imagoeconomica 


Le sue parole arrivano pochi giorni dopo le dichiarazioni di Zelensky a Sky News, in cui il leader ucraino aveva affermato che la Polonia non sarebbe in grado di proteggere la propria popolazione in caso di un attacco su larga scala. L’intervista è stata rilasciata in seguito all’incidente con i droni che ha coinvolto il territorio polacco. 

Il false-flag dei droni

Il 10 settembre il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato che 19 droni “pericolosi” erano stati abbattuti dopo aver attraversato il confine, attribuendo la responsabilità a Mosca, senza tuttavia fornire prove concrete. Il rappresentante russo a Varsavia, Andrei Ordash, convocato dal Ministero degli Esteri, non ha ricevuto documentazione a sostegno di tale accusa. 
Secondo il Ministero della Difesa russo, l’autonomia dei droni “Gerber” non supera i 700 km, rendendo improbabile la rotta Russia–Ucraina–Bielorussia–Polonia di oltre 300 km indicata dai media occidentali. Kiev, invece, sostiene che i droni potessero essere dotati di serbatoi supplementari, ipotesi ripresa da diversi organi di stampa. Tuttavia, la portavoce della Procura distrettuale di Lublino, Jolanta Dębiec, ha confermato che solo in un caso era stato trovato un serbatoio aggiuntivo, senza certezze sulle sue dimensioni. 
Un episodio che sembra più l’ennesimo tentativo di trascinare la NATO verso uno scontro diretto. A questo proposito, l’ex presidente polacco Andrzej Duda ha ricordato l’esplosione di Przewodów del 15 novembre 2022, quando un missile della difesa aerea ucraina uccise due cittadini polacchi. In quell’occasione, Zelensky avrebbe chiesto a Varsavia di attribuire la responsabilità a Mosca. “L’ho interpretato come un tentativo di coinvolgerci nella guerra”, ha dichiarato Duda, sottolineando che Kiev cerca da sempre di spingere gli alleati a un coinvolgimento militare diretto. 

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