Il cancelliere tedesco Merz: i mezzi diplomatici sono esauriti, stiamo creando l’esercito convenzionale più forte d’Europa
Il circo dei pacifisti guerrafondai non sembra conoscere limiti nel mettere in scena nuove evoluzioni pirotecniche.
Questa volta lo spettacolo si svolge direttamente a Castel Gandolfo, dove Papa Leone, ha ricevuto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, alla vigilia di una conferenza internazionale a Roma sulla ricostruzione del suo paese.Un’occasione in cui, secondo una nota della Sala Stampa, Sua Santità "ha riaffermato" la disponibilità ad accogliere in Vaticano i rappresentanti di Russia e Ucraina per i negoziati" di pace, mentre al termine del colloquio con il pontefice, Zelensky si è detto "grato" per l'incontro e ha rivelato su X di avere invitato Prevost in Ucraina.
Un’eventualità, quella di ospitare Vladimir Putin in persona nel cuore di Roma, a cui nemmeno Papa Leone XIV sembra credere al 100%.
A questo proposito il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva già definito l'ipotesi "irrealistica" durante una conferenza a Mosca sulle "Terre storiche della Russia meridionale".
"Non è elegante che Paesi ortodossi discutano in una sede cattolica delle questioni relative all'eliminazione delle cause fondamentali del conflitto", ha dichiarato Lavrov, aggiungendo che tra queste "cause fondamentali" vi è quello che ha definito "il percorso di distruzione della Chiesa ortodossa ucraina" da parte delle autorità di Kiev.
Un riferimento chiaro alla legge ucraina del 2024, che ha vietato la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca, accusata di essere "complice dei sanguinosi crimini contro l'umanità degli invasori russi". Secondo alcuni dati, la Chiesa ortodossa legata al Patriarcato di Mosca disponeva ancora di circa 9.000 parrocchie in Ucraina.
Papa Francesco stesso aveva criticato questa decisione, facendo appello affinché "si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana. Le Chiese non si toccano!".
Zelensky ha saputo sfruttare bene l’occasione per dipingersi come unico difensore della pace nei confronti di una Russia irremovibile dai suoi desideri di conquista.
"Al momento, solo Mosca continua a respingere questa proposta, così come ha respinto tutte le altre iniziative di pace. Continueremo a rafforzare la solidarietà globale affinché la diplomazia possa continuare ad avere successo. Ho ringraziato in modo particolare il Papa per il suo sostegno ai bambini ucraini, in particolare a quelli rimpatriati dalla prigionia russa. I bambini ucraini hanno ora l'opportunità di riabilitarsi e riposare in Italia, e tale ospitalità e sincerità sono estremamente importanti", ha affermato il leader ucraino.
Spingere Mosca alla pace con la forza
In seguito, il leader ucraino ha avuto un "dialogo approfondito" con l’inviato speciale del presidente degli Stati Uniti per l'Ucraina, Keith Kellogg, esprimendogli gratitudine per la partecipazione alla Conferenza sulla ricostruzione del Paese, che si apre domani a Roma.
"Abbiamo discusso dell'acquisto di armi statunitensi, della produzione congiunta di sistemi di difesa e della loro localizzazione in Ucraina", ha dichiarato Zelensky in un messaggio pubblicato su X (ex Twitter). 
Keith Kellogg
Il colloquio ha toccato anche la questione delle sanzioni: "Comprendiamo l’urgenza di imporre restrizioni più severe sul settore energetico russo, incluse sanzioni secondarie nei confronti degli acquirenti di petrolio russo", ha spiegato il presidente ucraino, auspicando progressi sul disegno di legge presentato dai senatori americani Lindsey Graham e Richard Blumenthal. "Un simile provvedimento potrebbe spingere la Russia a riflettere seriamente sulla possibilità della pace", ha aggiunto.
Intanto Donald Trump, abbandonando ormai definitivamente le sue velleità di mediatore, ha ordinato l’invio immediato di dieci intercettori missilistici Patriot in Ucraina.
Lo riferisce il sito d’informazione Axios, spiegando che la decisione è arrivata al termine di intense consultazioni tra la Casa Bianca, il Pentagono e diversi leader internazionali, a partire dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky.
"Dobbiamo inviare più armi all’Ucraina, armi difensive: devono potersi proteggere", ha dichiarato lunedì sera a Washington durante un incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
Secondo Axios, la svolta sarebbe maturata in seguito a una telefonata “molto positiva” tra Trump e Zelensky avvenuta venerdì 4 luglio. Molto probabile che ad essere più convincente è stato il deep state guerrafondaio dietro quella telefonata.
Kiev e il memorandum in assetto di guerra che blocca la pace
I commenti a margine del leader ucraino, a seguito dell’incontro con Papa Leone XIV, rappresentano un abile rimbalzo di responsabilità a Mosca per la fine delle ostilità. Nessuna menzione all’altra sede negoziale di Istanbul che non sembra abbia visto Kiev tanto disponibile al compromesso per una guerra già persa.
Il memorandum massimalista presentato da Kiev chiedeva il cessate fuoco non vincolato alla sospensione delle forniture militari, il non riconoscimento dei territori annessi dalla Russia e, soprattutto, nessun obbligo di neutralità per l’Ucraina. 
Curioso come sia stato lo stesso Zelensky ad aver affermato in più occasioni che il Paese non dispone delle forze militari sufficienti per riprendere il controllo di Crimea e Donbass.
“Di fatto questi territori sono ora controllati dai russi. Non abbiamo la forza per riconquistarli. Possiamo contare solo sulla pressione diplomatica della comunità internazionale per costringere Putin a sedersi al tavolo delle trattative”, dichiarò In un’intervista a al quotidiano Le Parisien.
Questo senza contare che la questione del possibile ingresso del Paese nella Nato è stato il principale fattore che ha spinto Putin ad entrare in guerra, come ammesso dallo stesso ex segretario generale dell’Alleanza Jens Stoltenberg. È stato alla commissione affari esteri del parlamento europeo che l’ex numero uno dell’Organizzazione del trattato dell’Atlantico del Nord, ha riconosciuto come il rifiuto di Washington a trattare su una fine dell’espansione ha determinato la genesi della catastrofe ancora in corso.
Kiev, nei fatti, persegue un memorandum diretto alla prosecuzione di un conflitto che, a detta dello stesso capo dei servizi segreti ucraini, Kyrylo Budanov, potrà portare a “processi molto pericolosi per l’esistenza stessa del Paese”.
Ma se l’Ucraina continua ad accettare questa dottrina senza compromessi è perché c’è un partito della guerra in Europa che la sostiene.
A questo proposito, Zelensky ha incontrato oggi al Colle, il nostro presidente Sergio Mattarella che, confermando la "vicinanza più intensa e concreta" dell'Italia all'Ucraina garantisce: "La nostra posizione è, e rimane, assolutamente ferma", con il "pieno sostegno del nostro Paese all'indipendenza, sovranità e integrità territoriale" di Kiev.
Tradotto: l’Italia sosterrà e continuerà a sostenere le posizioni suicidarie di Kiev e la guerra sarà portata avanti fino all’ultimo ucraino e poi, forse, fino all’ultimo europeo. 
Volodymyr Zelensky con Sergio Mattarella
Berlino annuncia la creazione dell’esercito più forte d’Europa
Dalla Germania non si lascia più spazio a fraintendimenti. “Il bilancio federale riflette ora il nostro aumento della spesa per la difesa e stiamo facendo tutto il possibile per trasformare le Forze armate federali nel più forte esercito convenzionale dell'Unione europea,", ha dichiarato il cancelliere tedesco, Friedrich Merz, intervenendo alla cerimonia per i 70 di adesione della Germania nella Nato, a Berlino.
Guardando a Mosca, Merz ha annunciato in modo inequivocabile che "i mezzi diplomatici sono esauriti" riferendosi al conflitto russo-ucraino. Il cancelliere ha spiegato che "quando un regime criminale usa la forza militare per mettere apertamente in discussione il diritto all'esistenza di un intero Paese e si propone di distruggere la libertà politica dell'intero continente europeo, il governo federale che io guido farà tutto quello che è in suo potere per impedirlo". Berlino, che ha già siglato un accordo con Kiev da 5 miliardi di euro per la produzione di missili a lungo raggio, dalla gittata fino a 2500 km, sicuramente offre a Zelensky altri motivi per sperare ancora nella tanto ambita quanto impossibile integrità territoriale e nell’escalation incontrollata che gli faccia giocare il tutto per tutto, mettendo sul banco da gioco la vita sulla terra così come la conosciamo.
Foto © Imagoeconomica
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