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Attacco russo da record nella capitale ucraina: più di 500 droni impiegati. Mosca spinge l’offensiva su Kharkiv 

Emerge sempre con maggiore chiarezza la nuova macchinazione americana, che maschera un volto apparentemente più pacifista e conciliante con Mosca, pur continuando tuttavia a speculare sulla prosecuzione del conflitto. 
Nella giornata di oggi il presidente statunitense, Donald Trump, ha avuto un colloquio telefonico con Volodymyr Zelensky in cui gli ha assicurato l'intenzione di rafforzare l'assistenza militare a Kiev, in particolare sul fronte della difesa aerea. 
Stando a una delle fonti, Trump avrebbe preso atto dell’intensificazione delle offensive russe, manifestando l’intenzione di esaminare personalmente la situazione relativa al blocco delle forniture militari deciso dal Pentagono nei giorni scorsi, inclusi munizioni e missili intercettori. Il presidente ucraino, dal canto suo, ha ribadito l’urgenza di ricevere assistenza per difendere le infrastrutture strategiche e la popolazione civile. In risposta, Trump si sarebbe detto disponibile a promuovere a breve un incontro tra le delegazioni di Stati Uniti e Ucraina per valutare nuove forniture militari. 
Un colloquio che avviene l’indomani di una telefonata tra il tycoon e Vladimir Putin, durante la quale il leader del Cremlino avrebbe riaffermato la determinazione della Russia a perseguire i propri obiettivi militari in Ucraina. Parlando con i giornalisti, Trump, in seguito, ha descritto il colloquio come infruttuoso, esprimendo apertamente la sua insoddisfazione: "Sono profondamente deluso. Putin non mostra alcuna intenzione di fermarsi. La conversazione non ha portato a risultati concreti", ha dichiarato il presidente americano. 

Attacco russo senza precedenti nella capitale ucraina

Nella notte tra il 3 e il 4 luglio Mosca ha lanciato un aereo russo da record che ha preso di mira obiettivi strategici nella città di Kiev e dintorni. Uno dei bersagli principali è stata la base aerea militare di Vasylkiv, centrata da una combinazione di missili balistici Iskander e droni kamikaze Geran-2. Anche l’aeroporto Zhuliany, nella capitale, ha subito danni rilevanti: secondo informazioni preliminari, nell’area era dislocato un sistema di difesa antiaerea Patriot. 
Le esplosioni hanno inoltre compromesso parte della rete ferroviaria di Kiev, ostacolando i collegamenti logistici nella regione. 
Sono stati impiegati oltre 550 droni in una sola notte, oltre a due missili ipersonici Kinzal.  


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Almeno 23 persone sono rimaste ferite e 14 sono state ricoverate in ospedale, secondo l'ultimo aggiornamento condiviso su Telegram dal sindaco della città, Vitali Klitschko. Per il portavoce dell'Aeronautica militare ucraina Yuriy Ignat, si è trattato del "più massiccio attacco con droni lanciato dalla Russia dall'inizio dell'invasione nel febbraio 2022.  
Venerdì sera altri raid sono proseguiti e il ministero della Difesa russo ha reso noto che le truppe russe hanno lanciato un altro massiccio attacco contro le strutture del complesso militare-industriale diretto contro imprese industriali impegnate nello sviluppo e nella produzione di veicoli aerei senza pilota; droni FPV e altri sistemi robotici mobili, varie attrezzature militari; infrastrutture aeroportuali militari e raffinerie di petrolio. 


I nuovi impegni europei per sostenere l’industria bellica USA

La sospensione degli aiuti militari statunitensi, più che un disimpegno, sembra una leva utile a scaricare il costo della guerra su Kiev e sugli alleati europei, costringendoli a rimpiazzare le forniture gratuite con ordini pagati di tasca propria, in gran parte al comparto bellico USA. 
Tre funzionari statunitensi, parlando a NBC News, confermano che le spedizioni di armi destinate all'Ucraina non hanno minacciato le scorte militari, come affermato precedentemente da alcune fonti del Pentagono. 
"Dal punto di vista delle scorte, non siamo in una situazione peggiore di quella in cui eravamo tre anni e mezzo dopo l'inizio del conflitto in Ucraina", ha detto alla pubblicazione Smith, membro di spicco della Commissione per i servizi armati della Camera, precisando che il suo staff aveva "visto i numeri" e che non c'erano prove di carenze tali da giustificare il blocco degli aiuti all'Ucraina. 
Ed ecco che la corsa al miglior offerente ha già avuto inizio. Poche ore dopo la sospensione delle forniture gratuite da parte degli Stati Uniti, secondo quanto rivelato da Politico, fonti ufficiali ucraine hanno confermato che Kiev sta lavorando a un nuovo modello di approvvigionamento, che prevede l’acquisto di armi statunitensi anche tramite fondi europei o propri, eventualmente con la mediazione degli alleati UE. 
“Siamo pronti, insieme ai nostri partner europei, ad acquistare armi statunitensi, dato che alcune capacità essenziali non sono prodotte da nessun altro nel mondo democratico”, ha spiegato un funzionario ucraino. 
Già poche ore dopo l’annuncio dello stop alle forniture, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha discusso giovedì telefonicamente con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump l'offerta del suo paese di acquistare i sistemi di difesa aerea Patriot per l'Ucraina, secondo quanto riportato da un portavoce del governo.
Persino il nostro ministro della difesa Guido Crosetto, pur ribadendo l’impegno verso il “buy European”, ha aperto alla possibilità di co-acquisto di 10 PAC-3 “se l’Ue riconoscerà la spesa come mission-critical”. 
D’altra parte, lo stesso riarmo europeo da 800 miliardi di euro presenta ben poche basi produttive nel continente.  


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Nonostante il meccanismo SAFE (Security Action for Europe) preveda prestiti UE fino a 150 miliardi di euro con almeno 65% di contenuto «buy European», nella pratica i Paesi membri continuano a rivolgersi agli Stati Uniti perché le loro forze armate sono già pienamente interoperabili con gli standard NATO statunitensi, mentre le licenze statunitensi ITAR impongono vincoli che obbligano ad approvvigionarsi oltre oceano per componenti critiche.
Basti pensare che molti sistemi, come l’F-35, il Patriot o l’HIMARS, sono infatti co-prodotti in Europa sotto licenza americana — ad esempio, gli F-35 assemblati a Cameri o i missili prodotti in joint venture tra Rheinmetall e Lockheed Martin. Di conseguenza, anche quando la produzione avviene formalmente nell’Unione Europea, una parte significativa della spesa continua a confluire verso Washington. 

Mosca spinge l’offensiva su Kharkiv

Nel frattempo Kiev continua a cedere posizioni nel nord-est. Le forze armate russe hanno aperto un nuovo fronte offensivo nella regione di Kharkiv, puntando sul villaggio strategico di Velykyi Burluk. Secondo un rapporto pubblicato da Readovka il 4 luglio, l’operazione è partita dal distretto di Valuysky, nella regione russa di Belgorod, e si inserisce in una più ampia manovra volta a destabilizzare la linea difensiva ucraina a nord di Kupyansk. 
L’avanzata russa ha già portato alla conquista del villaggio di Milove, come confermato anche dal gruppo di analisti ucraini DeepState. Le truppe di Mosca, inoltre avrebbero preso il controllo anche di diverse fasce forestali a ovest e a sud dell’insediamento, creando un corridoio tattico che potrebbe preludere a un’offensiva verso Bologivka e Odradne, lungo la riva occidentale del fiume Oskil. 
La nuova direttrice d’attacco russa sembra mirare con precisione a uno dei pochi settori dove le forze armate ucraine non hanno ancora potuto costituire un raggruppamento militare stabile. Mentre in altri fronti – da Zaporizhia al Donbass, da Kupyansk a Sumy – Kiev ha già assegnato unità e stabilito linee di responsabilità, la zona di Velykyi Burluk richiede la creazione di nuove forze operative da zero. Tuttavia, la capacità dell’Ucraina di reagire rapidamente è compromessa da un fronte sempre più sovraccarico. 
A complicare ulteriormente la situazione per il comando ucraino è la pressione simultanea su più assi. L’operazione a Volchansk, più a nord, sembra avere il duplice scopo di distrarre e disorganizzare le riserve ucraine e di rendere difficile una risposta tempestiva all’avanzata su Velykyi Burluk. 
Nonostante la carenza di truppe, l’Ucraina può contare su una rete di fortificazioni campali ben sviluppata nella zona minacciata. Realizzate a partire dalla primavera del 2023, queste difese comprendono sia linee continue che posizioni fortificate per unità a livello di plotone e compagnia. Tuttavia, come sottolineato da Readovka, anche le migliori difese ingegneristiche sono inefficaci senza personale sufficiente a presidiarle. 

Foto © Imagoeconomica

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